Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, venerdì 212 giugno 2020 -  Sono stati i tempi supplementari più belli di sempre!! Mezz’ora di calcio e spettacolo con pericolosi picchi di elettrocardiogrammi che hanno rischiato di fare andare in tilt molti cuori. Quelli dei tifosi e dei   cardiopatici. Anche una spalla rischiò molto in quei minuti finali della “Partita del Secolo”: Italia-Germania. Finita 4 a 3 per noi. Era il 17 giugno di 49 anni fa.

Un eroico Franz Beckenbauer (nella foto, da dietro) giocò con una vistosa fasciatura al braccio (attaccato al petto), che non ha pregiudicato una delle più belle prestazioni di sempre del Kaiser Franz. Nemmeno una lussazione alla spalla è riuscita a fermare il libero più forte di tutti i tempi.

I supplementari si aprirono con l’Italia ancora sotto shock dopo il   pareggio (1-1) della Germania. Ottenuto dal difensore Schnellinger  mentre stava dirigendosi verso gli spogliatoi, essendo il novantatreesimo  minuto dell’incontro. Praticamente si aspettava il fischio finale dell’arbitro.

Quel pareggio per caso, dette vita alla partita più bella del mondo. Resa tale anche dalla prestazione di Beckenbauer, che non volle uscire dal campo per tenere alto il livello di gioco della squadra tedesca, ma anche perché la Germania aveva già effettuato i due cambi a disposizione.

Non è facile giocare e correre su un campo di calcio, non avendo una   spalla e un braccio abili in tal senso: c’è poco equilibrio e anche la corsa è   limitata. Il Kaiser non volle uscire. Anche se ci fosse stata la possibilità di un terzo cambio, la presenza fisica di Franz non poteva avere un “effetto fotocopia” con nessun altro.

Beckenbauer era un libero, quindi un difensore. È più facile attaccare in partite del genere, dove conta vincere, che difendersi. “L’Imperatore” si difese fino a pochi secondi dal gol di Rivera, quello che dette la vittoria all’Italia. A quel punto il capitano teutonico si accasciò: la spalla, il braccio, e tutto ciò che regge fisicamente e moralmente un uomo, crollò.

Al gol di Gianni Rivera al centoundicesimo minuto di una partita infinita, Beckenbauer capì che il sogno era finito. È stato l’ultimo uomo ad   arrendersi, tra i calciatori della Germania. Quando Rivera spiazzò il portiere Sepp Maier, i cuori e le membra dei giocatori tedeschi, avevano dentro di esse la fine di una storia.

Fine che arrivò nell’anima di Beckenbauer per ultima. Come quando non si vede più in lontananza la bandiera del proprio fortino da raggiungere. E quella bandiera Backenbauer la stava quasi per toccare con la mano “buona”: quella non infortunata.

Ma poi il miraggio finì. E la bandiera della Germania svanì negli occhi del capitano della squadra tedesca. In quegli occhi rimase solo il colore del prato dello stadio “Azteca” di Città del Messico. Dove oltre 100.000 spettatori assistettero ad una gara tra 23 calciatori.

Quello in più era Franz Beckenbauer. Giocò per due, anche se non vinse.

(Di oggi, cinquant’anni fa, avvenne questo incontro tra Italia e Germania) 

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio