Mario Ciro Ciavarella Aurelio
San Marco in Lamis, lunedì 8 giugno 2020 - Quando scrissi alcune puntate della storia delle radio locali del nostro paese, non sapevo che tra i tanti speaker che si sono succeduti ai microfoni di Radio Sammarco ci fosse stato anche Giggino Pignatelli (il calciatore). Il quale mi sorprese quando mi parlò di un programma radiofonico che ripercorse per quasi venti puntate la “Storia della Canzone Napoletana”, come parte tecnica si avvalse di un giovane Gianni Martino (ex bar Aurora) al mixer. Trasmissione trasmessa nell’autunno del 1977.
Il reperto, i “manoscritti” curati da Pignatelli, sono ancora conservati come se fossero stati scritti pochi giorni fa, tanti fascicoli quante sono state le puntate radiofoniche, e sono stati scritti a penna (come potete vedere nelle foto), nemmeno dattiloscritte, come si poteva fare all’epoca.
Su quelle pagine c’è ancora l’inchiostro che permise di mettere nero su bianco la storia della canzone partenopea. All’epoca non c’era internet, anche i libri di proprietà non erano alla portata di tutti, voglio dire: per preparare un programma del genere, nei minimi dettagli, ci volle tempo e soprattutto passione.
Non pensiate che Pignatelli fosse solo il più forte calciatore sammarchese di tutti i tempi, ma anche un buon letterato, in possesso di un’ottima e interessante biblioteca personale, da ricordare anche che Giggino ha messo a disposizione nella Biblioteca del Convento di San Matteo alcune pubblicazioni anche di un certo valore artistico.
Dicevamo, quando ho visto la calligrafia del lavoro fatto su quei fascicoli, sono rimasto meravigliato: le prime radio locali trasmettevano esclusivamente dei programmi improvvisati, lo dico in senso buono. I ragazzi che prestavano le loro voci e la loro intraprendenza ai microfoni radiofonici, volevano soprattutto trasmettere gioia e spensieratezza, scegliendo i dischi sul momento.
Invece il programma curato da Pignatelli è frutto di un lavoro molto preciso e senza dubbio c’è voluto del tempo per prepararlo e impaginarlo come se fosse un programma televisivo, con una scaletta dettagliata. Trasmettere per radio quasi cinquant’anni fa la storia della musica napoletana, era come trattare quasi la storia della musica classica, con le dovute distinzioni, ma il senso è quello. Immaginate uno speaker che parla da una radio locale di un cantante storico e di un autore di canzoni che non tramonteranno mai, di quanto fosse stato l’impatto emotivo che potesse provocare soprattutto al presentatore. Basti pensare che le puntate radiofoniche vennero registrate su musicassetta da Ettore Ciavarella, se riusciamo a rintracciarle possiamo benissimo riversarle su file e metterle in rete, sarebbe una bellissima sorpresa per tutti.
Un programma del genere venne curato sempre per Radio Sammarco nei primissimi anni di vita della radio, dai fratelli Palatella, Nicola e Gaetano, intitolato “Con tanta nostalgia!” trasmesso la domenica alle ore 10. I fratelli Palatella presentarono un programma, anche questo interessante, come uno spaccato esclusivamente musicale, sul tempo passato, facendo leva sulle emozioni delle note di canzoni italianissime. Bravi anche loro!
Invece il programma di Giggino oltre a far ricordare quello che si cantava tantissimi anni fa, volle mettere l’accento soprattutto sul contesto storico e sociale di quel periodo in cui vennero incise le canzoni, riuscendo a ricamare una trama interessante che coinvolgesse non solo la canzone, ma che i fattori storici che fecero sì che nascesse proprio quella canzone. Gli eventi storici spesso fanno scaturire situazioni che coinvolgono l’arte, come la musica.
Chissà quante volte gli “anzianotti” come me hanno letto il nome come autore di canzoni di un certo “E. A. Mario”. Per saperlo, tanti anni fa, bisognava studiare, informarsi ricercare come fece Pignatelli. Così sapemmo che dietro questo “strano” nome c’era un certo Giovanni Ermete Gaeta (1884-1961), un autore e compositore napoletano che scrisse tra l’altro “La Canzone del Piave”. Gaeta insieme a Salvatore Di Giacomo, Ernesto Murolo e Libero Bovio, è da annoverare tra i massimi esponenti della canzone napoletana della prima metà del Novecento.
Come il foggiano Evemero Nardella (1878-1950) cantante e compositore di canzoni napoletane, come “Chiove”, “Suspiranne” e tantissime altre, anche questo autore è stato più volte menzionato nel programma da Pignatelli per farci meglio apprezzare la bravura e la passione di tanti autori del Sud che hanno fatto grande tutta la musica italiana.
Leggendo la scaletta delle tante puntate del programma di Pignatelli, giustamente si nota che le origini della canzone napoletana affondano le radici nel melodramma di Rossini, Bellini, Donizetti, parliamo di fine ‘800. Quindi l’escursus storico affrontato dall’autore radiofonico, è storicamente giusto. Per poi arrivare al Sud dove i cantanti e gli autori del luogo fecero propri quei temi, ispirati soprattutto all’amore contrastato tra due amanti. Gettando così le basi per la nascita della canzone classica napoletana.
Quella per intenderci di Salvatore di Giacome, Libero Bovio, Ferdinando Russo, Ernesto Murolo, Raffaele Sacco, Luigi Denza, Mario Costa, Salvatore Gambardella, Eduardo Di Capua, Vincenzo Russo e tantissimi altri. E sembra che il palcoscenico ideale per presentare le loro opere fosse alla Festa di Piedigrotta, di cui la prima edizione si tenne addirittura nel 1839. Pensate che bella storia ha alle spalle la canzone italiana!!
E aver saputo che esistono ancora dei reperti di scalette radiofoniche di oltre quarant’anni fa, si rabbrividisce, e sembra di essere al centro di un’orchestra che suona canzoni napoletane che tutto il mondo ci invidia. Grazie a Giggino Pignatelli per aver custodito dei fogli quasi ingialliti dal tempo, ma dove le note e i pentagrammi sono rimasti impressi senza un minimo di alone.
Mario Ciro Ciavarella Aurelio