Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, lunedì 8 giugno 2020 -  Sapete qual è il programma a colori più visto della storia della televisione italiana? Veramente non era un programma vero e proprio, ma un’immagine. Fissa. Ma che aveva anche un rumore di fondo, che faceva: “huuuu…” Sempre così, tutti i giorni almeno dalle ore 8 fino alle ore 12. Per anni.

Il tempo che questa immagine e quel suono neutro venissero finalmente sostituiti da qualsiasi cosa in movimento. Quell’immagine era il monoscopio a colori della Rai (nella foto) che sostituì quello in bianco e nero che non tutti guardavano per molto tempo. Anzi, appena si accendeva il televisore e si vedeva quel monoscopio in bianco e nero,  subito si capiva che non c’era ancora nessuna trasmissione in onda. E quindi si spegneva la tv.

Ma il monoscopio a colori difficilmente veniva spento, se non dopo tantissimi minuti. Dopo che moltissimi spettatori, quasi ingenui, lo guardavano stupefatti vedendo tanti colori che fino a pochi giorni prima nessuno riusciva a distinguere sul monoscopio in bianco e nero.

Il nuovo monoscopio era visto come un’apparizione soprannaturale,  soprattutto nei televisori esposti nelle vetrine di alcuni negozi di elettrodomestici. Era lì “il santuario” dove rivolgersi per vedere la “meravigliosa creatura” appena nata. Parliamo del 1976, anno in cui la Rai iniziava a sperimentare ad ampia scala sul nuovo modo di intrattenere gli italiani: a colori.

Ricordo che nel mio paese un negozio che espose uno dei primi televisori a colori, si trovava in via Roma “da mengaredd”. E noi, bambini di allora, appena usciti da scuola andavamo ad “incantarci” su quel monoscopio colorato. Era quasi assurdo per l’epoca riuscire a vedere dei colori in un televisore. E difficilmente si staccavano gli occhi: quell’immagine fissa colorata, era già un programma televisivo vero e proprio.

Penso che capivamo l’importanza di quella novità: il bianco e nero sostituito dai colori, ed eravamo sicuri che prima o poi sarebbero arrivate altre immagini a colori, oltre al monoscopio. Si doveva solo pazientare, ma prima o poi avremmo visto cantanti e attori “colorati”.

E così avvenne. E allora, perché questa bella storia che spiega come nacque la tv a colori in Italia l’ho messa in questa rubrica che parla delle “nefandezze” del genere umano, intitolata “La specie imprevista”? Perché la tv a colori in Italia poteva arrivare molto prima, addirittura in Francia già trasmettevano a colori nel 1961, e in Germania nel 1963, come negli altri Paesi europei che già avevano questa tecnologia che in Italia qualcuno non volle. 

E chi non volle questo salto “evolutivo” per noi italiani? La politica (e ti pareva?) Il colore incontrò un avversario nel senatore repubblicano Ugo La Malfa: aveva il timore di una possibile spinta verso il consumismo e l'inflazione. E si perse tempo. 

Il momento buono per la tv a colori italiana sembrava essere il 1970. Ma anche in quell’anno si ebbe paura che i tantissimi (per modo di dire) italiani potessero acquistare milioni di televisori così da far aumentare l’inflazione (ancora??)

La spinta che dette la spallata decisiva per far sì che la tv a colori diventasse realtà, furono le Olimpiadi di Montreal del 1976. Solo lo sport, o il modo di vederlo, poteva far decidere a chi di dovere, di prendere la decisione definitiva. Le maglie degli atleti si potevano distinguere meglio se venissero viste a colori, acquistando un nuovo appeal. In pratica lo sport si seguiva meglio vedendo finalmente colorate le maglie dei nostri campioni del cuore.  

Immaginate un incontro di calcio tra Inter e Milan visto in bianco e nero. Si distinguevano i giocatori delle due squadre non dalle maglie, ma dai calzoncini: una squadra li indossava bianchi e l’altra neri. E poco si gustava del gioco espresso, se dovevamo prima distinguere la nostra  squadra dall’altra.

E finalmente arrivò il 1977, l’anno della definitiva consacrazione della tv a colori in Italia. Programmi come il telefilm “Furia”, “Portobello”, “Happy Days”, trasmessi a colori, erano senza dubbio molto più belli di tutti gli altri che venivano visti ancora da moltissimi italiani in bianco e nero. Però la rivoluzione era iniziata.  

Anche la politica capì finalmente che il colore “buttato “ sui televisori non sarebbe stato un  problema per noi italiani. Anzi, grazie a quelle immagini molto più nitide rispetto al bianco e nero, vediamo molto meglio i visi di attori, cantanti e soprattutto politici che solo con le loro smorfie dicono  molto di più di tante parole.

Soundtrack: “Viva la Rai” - Renato Zero

Film recommended: “The Truman Show” di Peter Weir

Book recommended: “Breve storia della radio e televisione italiana” di Francesca Anania

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio