Antonio Daniele
San Marco in Lamis, lunedì 18 maggio 2020 - Un secolo fa, il 18 maggio del 1920, nasceva a Wadowice in Polonia Karol Wojtyla, il futuro Papa Giovanni Paolo II. Una data che ci aiuta a ritornare sulla grande figura di questo gigante della fede e ci stimola a percorrere il suo magistero “rivoluzionario”. Giovanni Paolo II ha segnato la vita della Chiesa e dell’uomo, credente o meno, nell’ultimo tratto del secondo millennio e sarà ricordato come figura mondiale di riferimento nel traghettare la storia nel terzo millennio.
Tutto il pontificato di Giovanni Paolo II si racchiude nella splendida omelia che pronuncio nella messa di intronizzazione del suo mandato: “Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo”. Lui, giovane sfuggito alle deportazioni del suo paese durante il secondo conflitto mondiale, ha fatto della dignità umana la via maestra che conduce a Cristo, porta privilegiata nel riconoscere il Padre. Ha messo in pratica le sue doti di comunicatore, infatti fu un valido attore, con gesti che hanno segnato la storia nell’annuncio del Vangelo. Ha usato il “piccone” della parola e della testimonianza per scardinare regimi totalitari, non solo politici, ma anche economici.
La storia ci racconta del suo abbraccio con Ali Agca, che il 13 maggio del 1981, aveva attentato la sua vita e solo la mano della Vergine Maria ha deviato un proiettile letale. Il suo ingresso nella sinagoga di Roma, chiamando gli ebrei fratelli maggiori. L’incontro ecumenico ad Assisi con tutte le religioni del mondo per abbattere l’odio religioso. La mano alzata, il volto scuro, nella Valle dei Templi per denunciare le mafie che soffocano la vita delle persone. La difesa della vita e della famiglia, contro ogni ideologia di egoismo e di consumismo. Infine la sua grande passione, i giovani. Per loro si è inventato le Giornate mondiali della Gioventù. Milioni di giovani, da diversi paesi, uniti nell’unica fede. Poi, il suo fisico di atleta, ha ceduto alla malattia e alla debolezza. Ma non ha negato a Giovanni Paolo II di dare la sua testimonianza di fedeltà a Dio.
Le sue ultime immagini pubbliche ci fanno vedere un Papa che dalla finestra del suo studio, batte le mani sul davanzale perché non riusciva a parlare alla piazza piena di ragazzi. La croce mantenuta con fatica nel suo ultimo Venerdì Santo a pochi giorni dalla sua morte. Fino alla fine ha mantenuto fede alle sue parole d’inizio pontificato: “Non abbiate paura. Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!”. Lui che ha perso la madre da bambino, in Maria ha ritrovato la sua mamma: Totus Tuus, il suo motto episcopale ci racconta la sua grande devozione mariana. La sua consegna oggi continua attraverso il magistero di Papa Francesco che ci indica che la porta aperta a Gesù Cristo passa attraverso gli ultimi, le periferie esistenziali, nel riconoscersi amati dalla misericordia del Padre.