Antonio Del Vecchio
San Marco in Lamis, giovedì 14 maggio 2020 - Un’altra figura illustre della vita culturale rignanese è tornata al padre. Lo ha fatto in punta di piedi nel pomeriggio di ieri. Si tratta di Giulio Stilla, classe 1943, emerito professore di Storia e Filosofia alle Superiori. In gran parte il suo impegno didattico lo ha assolto al Liceo “Pietro Giannone” della vicina San Marco in Lamis, portando a maturazione decine e decine di generazioni di studenti. L’anzidetto Istituto, come risaputo, era una scuola - vedetta assai apprezzata in tutta la provincia.
Da essa sono emersi personaggi talentuosi, affermatisi nei vari campi della professione e delle accademie. Non a caso è stato riferimento di studi assai apprezzato ed amato dal giovane Giuseppe Conte, attuale Capo del Governo della Repubblica Italiana, che sicuramente si ricorderà lui, non tanto quale diretto insegnante, quanto indiretto per fama. Dentro e fuori la scuola il professore Stilla era assai conosciuto e stimato sia dagli studenti e dalle loro famiglie, sia dai colleghi, sia dagli amici acquisiti in ogni strato della popolazione; rapporti, questi ultimi, che lui ci teneva a coltivare e non abbandonava mai. Lo era in virtù del rigore scientifico che ci metteva nelle sue lezioni e della verve creativa e colta della sua affabulazione sciolta ed empatica.
Chi scrive gli era amico e compagno in tutto e per tutto da una vita, a cominciare dall’adolescenza spensierata, condita di racconti vissuti e scherzosi di ogni genere, tanto che ispirò quasi tutti gli scritti del romanzo del sottoscritto. Giulio era un tipo molto aperto e generoso. Tutti facevano a gara per essergli amico, a prescindere dall’età e dal sesso. Egli era una penna raffinata e cosmopolita. Non ha scritto mai un libro, pur avendone le doti e la creatività per farlo. I suoi pareri erano pregni di studi e di esperienza e come dire sapeva mettere la parola giusta al momento giusto. Chi scrive, l’aveva più volte sollecitato a mettere su una sorta di zibaldone, capace di contenere tutte le sue illuminate ed illuminanti intuizioni riguardante il modus vivente della collettività.
Si era distinto in politica, facendosi applaudire ovunque per le sue succose proposte e le sue arringhe che segnavano i singoli e l’insieme. E’ stato uno degli assessori comunale alla Cultura tra i più prestigiosi della città, portando avanti il discorso di Paglicci, il noto sito Paleolitico che tutti ci invidiano. E con questo scritto che lo vogliamo ricordare , firmato nel 2017. << Avendo letto, appena stamani, l’importante saluto augurale della Prof. Anna Maria Ronchitelli (nrd docente c/o l’Università di Siena) all’evento della presentazione del libro “L’Oro di Paglicci” di Antonio Del Vecchio, sento in animo di aggiungere all’Atto, sopra riportato, una piccola nota personale: Che Grotta Paglicci sia un giacimento di grande interesse scientifico e preistorico prima che una meta da conoscere da parte di competenti visitatori del turismo culturale, a “fruizione locale”, lo si era intuito e saputo fin dai primi anni ’60 del secolo scorso con i primi studi condotti dal Prof. Zorzi di Verona.
Mi ricordo, in particolare, l’interessamento di Antonio Martelli, segretario politico della locale Democrazia Cristiana, divenuto amico del Prof. Zorzi, che spiegava a me, giovane maturando al Liceo Classico, di rimanere informato sulle importanti scoperte di valenza paleolitica che sarebbero state raggiunte con gli scavi e la ricerca scientifica universitaria. Da quell’età ad oggi, sono passati oltre 50 anni, impiegati operosamente, con grande zelo e progressi scientifici, dal Prof. Arturo Palma di Cesnola, cittadino onorario di Rignano, a divulgare con relazioni periodiche anche in paese, ovvero nella Sala Consiliare del Municipio, i risultati raggiunti dalle sue incessanti campagne di ricerche. Si doleva del fatto il Prof. Palma che i finanziamenti erano limitati. Anche sul piano logistico bisognava affrontare grandi sacrifici, spesso resi più sopportabili da certi aiuti privati che gli arrivavano dal defunto dott. Bramante, per la circostanza generoso mecenate e proprietario della campagna in cui esiste la Grotta.
Ricordo anche che in una di quelle modeste assemblee popolari, che si tenevano nella sala Consiliare, alla presenza del Dott. Bramante e della sua consorte, mi permisi di esprimere, forse incautamente, anzi senza “forse”, la necessità di espropriare il terreno del Giacimento Paleolitico per meglio ricevere le attenzioni e i finanziamenti necessari delle Istituzioni Pubbliche. Ricordo altresì che quel mio intervento, volutamente provocatorio, non venne raccolto dal Prof. Palma, che aggirò abilmente le mie osservazioni critiche con una risposta più attinente alla importanza degli ultimi ritrovamenti. Oggi, però, come puntualizza la Prof. Anna Maria Ronchitelli, nella lettera di auguri alla presentazione del libro “L’oro di Paglicci” di Angelo e di Antonio del Vecchio, i tempi sono maturi per avviare un processo di espropriazione del Sito, senza soffrire remore di natura amicale o impedimenti privatistici, che non sono convenienti alla divulgazione mirata a rendere popolare o pubblico il bene culturale.
Nessuna scoperta scientifica, in qualsiasi ambito del sapere, rimane essenzialmente importante e suscettibile di ulteriori successi scientifici, se resta patrimonio nascosto di una ristretta cerchia di persone. La scienza, la conoscenza scientifica per sua natura è un sapere intersoggettivo, cioè è un sapere pubblico, altrimenti resta un bene che non è bene, a disposizione esclusiva di una setta, di una classe esoterica o di una magia. Giulio Stilla>>. .In appresso ci promettiamo di pubblicare altri suoi scritti importanti che parlano della vita e della storia del nostro paese. Ora non ci resta che esprimere, come direzione e redazione di questa testata, la nostra più avvertita vicinanza, alla moglie Maria, alle figlie Lara e Anastasia, al genero Antonio, alla sorella Grazia, ai cognati Raffaele e Maria Antonietta, nonché ai nipoti tutti e loro rispettivi congiunti.