Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, giovedì 12 marzo 2020 -  È da pochi anni che ho scoperto di abitare in un’ex torre di guardia!! E quando lo seppi sinceramente mi sentii molto orgoglioso: qui dentro chissà quanti militari saranno sfilati per non far passare il nemico!! Però mi fu difficile immaginare le loro divise: in quale periodo di San Marco vennero erette alcune delle torri con relative mura per difendere il nostro paese? Non lo so, e mi dispiace molto!

Considerando anche che a distanza di pochi metri c’è il Municipio, che tanto tempo fa è stato un’importante abazia. Con prestigiosi personaggi del clero che “comandavano” fino ad arrivare nelle Terre di Bari.

Immaginiamo San Marco tanto tempo fa, con mura di cinta alte, penso, una ventina di metri. In pietra, di un certo spessore, dovevano essere necessariamente “dure a morire”. Ci hanno protetti per centinaia di anni, poi finirono battaglie e schermaglie. Le mura venero smantellate, e le torri di guardia, nel tempo, sono diventate delle abitazioni. Dove c’è gente che ci abita ancora adesso.

E adesso stiamo vivendo dentro muri domestici che cercano di difenderci da nemici invisibili: più piccoli di microbi, virus che stanno conquistando il mondo. Che cercano di superare anche torri di guardia! Stiamo arretrando: dalle cinte murarie, ai muri delle nostre abitazioni. È strana la Storia!!

Abbiamo imparato a scuola che i vari popoli cercavano di respingere i nemici dalle mura cittadine, adesso questo concetto non vale più. Il nostro nemico comune lo dobbiamo sconfiggere non uscendo di casa! Sembra che lui, il nemico, non riesca ad entrare, a meno che non ce lo portiamo noi, ad esempio, dal posto di lavoro. Potremmo diventare a nostra insaputa   dei piccoli cavalli di Troia!!

E così, siamo costretti, non sappiamo per quanto tempo ancora, a contemplare i nostri muri, che in questo caso diventano Mura!! Diamogli l’importanza che meritano: Mura. Muraglie cinesi in miniatura che proteggono le nostre case, e noi dentro, senza armi, ma solo con quello che ci hanno insegnato negli ultimi giorni: mani sempre pulite, pochi contatti con gli altri occupanti, e quando si esce possibilmente con la mascherina mantenendo le distanze!!

Sta diventando una guerra silenziosa: nessuno spara, non si grida al nemico per intimidirlo. E si aspetta. Si attende che ci siano novità. E noi rimaniamo in casa, per ricordare.

Spesso restando in casa si ricorda quello che c’è stato. Quello che abbiamo vissuto fino a poche ore prima. Ma quello che ricordiamo soprattutto sono ricordi antichi: forse non come tempo, ma come importanza! Il ricordo dilata molto il concetto di tempo: i fatti belli sembrano lontani, quelli più   brutti sembrano non passare mai.

Una volta si usava quasi tappezzare i muri con fotografie: quella gigante del matrimonio, le foto dei cari defunti, quelle dei figli, nipoti e qualche parente lontano. Da un po’ di tempo, tutto questo è passato di moda: è tutto conservato nei computer, nelle pennette per computer. Nulla è più esposto. Prima era quasi un vanto mostrare ad amici e parenti che   venivano a farti visita, tutto ciò che era esposto in casa. Foto su foto, ricordi che venivano raccontati come cantilene, guardando e spiegando, come se fosse una carta geografica, quelle foto. Appese ai muri.

Muri amici. Di sostegno. Come prove di forza: scalfire un muro come quello di una volta ce ne voleva!! I muratori quando venivano per “rifare” quella casa e abbattere (o quasi) un muro, dovevano sudare e non poco (“jevena fa int lu macenedd”). Che belle difese che avevamo!! E adesso li ammiriamo in questi giorni che ci stanno difendendo dal nemico invisibile.

E poi si cerca sempre il posto in cui posizionarsi in caso di terremoto! Sotto l’arco della porta!! Spesso lo si guarda: per memorizzarlo. Quando veniva a mancare qualcuno, tanto tempo fa, il feretro veniva sistemato in casa. E occupava uno spazio delimitato da un muro. “Lì è dove hanno sistemato il corpo senza vita di…”, è uno spazio protetto, dove spesso il pensiero si ferma. E contempla quel muro e lo spazio sottostante. Zona sacra.

E su un muro, quello più bianco e pulito, veniva proiettato il filmino del   matrimonio!! Un rito quasi sacro che si è perso nel tempo!! Non era facile riconoscersi “sparati” su un muro di una casa da un proiettore che faceva fatica a proiettare, anche perchè le immagini erano quasi sempre in bianco e nero. Pochissime volte erano immagini a colori precedute dai titoli di testa. Ma subito il filmino iniziava con il corteo nuziale, si vedeva la sposa raggiungere, con il padre, la chiesa a piedi, e davanti al cineoperatore si paravano improvvisamente alcuni bambini che saltando cercavano di raggiungere l’altezza della cinepresa, per salutare con la mano…

I muri domestici sono diventati… Mura Domestiche. Anche loro hanno virato. In meglio. Per proteggerci. E un giorno quelli che abiteranno lì   dentro, racconteranno anche le nostre storie: come questa che stiamo combattendo! Adesso.

P.s.: ho scelto di mettere come foto quella di un’Italia molto pulita e sincera. Senza mura.

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio