Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, mercoledì 26 febbraio 2020 -  C’era una volta la musica demenziale italiana. Quelle canzoni nate soprattutto negli anni ’70 e che cercavano di farsi largo tra altri generi. Cantanti che non riuscivano ad emergere “normalmente” e cercavano di farlo sotto altre forme musicali. Uno dei primi che si incamminò su questi sentieri tutti da esplorare, è stato Freak Antoni, cantante italiano e leader del gruppo musicale degli Skiantos, che si identifica in tal senso (rock demenziale)  avendo prodotto delle canzoni i cui testi sono caratterizzati da un certo tipo di comicità estrema e surreale.

Dire demenziale in questo caso, non è sinonimo di pazzia, ma è una definizione suscettibile per diverse interpretazioni. Si può passare dal calembour (gioco di parole ironico) al semplice uso esagerato di locuzioni scurrili, spesso dialettali. La storia della musica italiana vanta tanti motivi musicali demenziali, già prima della Seconda Guerra Mondiale. Canzoni come “Maramao perché sei morto”, “Casetta in Canadà; oppure musicisti come Pippo Starnazza con il suo gruppo “il Quintetto del Delirio”; e lo stesso e grandissimo Ettore Petrolini, maestro della “freddura” e dei doppi sensi   senza scadere nel volgare. Ma l’esplosione di questa “brutta musica” si è avuta soprattuoo negli anni ’70, con il gruppo degli Squallor e il cantante barese Leone Di Lernia

 Il complesso musicale degli Squallor, aveva dei componenti di primo livello: Giancarlo Bigazzi, il paroliere principale; Totò Savio, musicista e arrangiatore; Daniele Pace, cantante; Alfredo Cerruti, voce narrante. Le loro canzoni giunsero ai radioascoltatori grazie alle radio locali, poiché la tv e la radio di Stato censuravano sempre i loro brani musicali. In effetti non potevano “passare” in radio canzoni dove i nomi dei genitali, sia maschili che femminili, erano spesso presenti nei testi. Un successo ottenuto con il passaparola, e con le cassette pirata che si potevano acquistare sulle bancarelle delle fiere. Con conseguenti copie fatte agli amici, tramite registratore di audiocassette. Non ho mai visto di   persona un disco degli Squallor, ma solo audiocassette registrate con i  titolo scritti a penna sulla parte anteriore della custodia della cassetta.

 Erano quasi merce di scambio, queste cassette, si davano all’amico di   nascosto, come se fosse quasi peccato far sapere che si ascoltavano quelle canzoni (soprattutto alle ragazze). Bisogna dire che, a parte i testi che potevano piacere o meno, le musiche erano molto ricercate e arrangiate come dio comanda. Le audiocassette che riscuotevano più successo erano quelle dove c’erano le “canzoni” che vedevano come protagonista, Pierpaolo. Un ragazzino viziato che spendeva in tutti i modi possibili, i soldi del padre   girando il mondo. Aveva una voce stridula e poco propenso al dialogo con il prossimo. Spesso nelle canzoni parla con il padre attraverso il telefono, essendo sempre in viaggio.

 Il gruppo operò dal 1971 fino al 1994. Ma il periodo d’oro è stato negli   anni ’70 e metà anni ’80. Dopo, per il gruppo fu difficile mantenere il   quasi anonimato: ci stavamo avvicinando al 2000 e con esso tutto lo scibile umano era alla nostra portata. L’alone di mistero di questo gruppo, nel tempo si perse, e con il mistero che non è più tale, anche la bellezza a volte perde valore.  Non dico i titoli delle canzoni poiché sono quasi tutti innominabili!!! Degli Squallor, penso che sia rimasto poco, non vengono citati da nessuna parte; né in tv e nemmeno passano in radio le loro canzoni.  Nonostante viviamo in una società nella quale passa di tutto! Soprattutto fesserie e il Festival di Sanremo! (più demenziale di questo, cosa c’è??)  

 Bisognerebbe “riabilitare” questo gruppo, qualcuno che si prenda la briga di riparlarne e di riproporre, magari in versioni “corrette”, le canzoni degli Squallor. Esattamente tre anni fa ci ha lasciato Leone Di Lernia, un singolare cantate pugliese che decise di lasciare la nostra terra, tanti anni fa, per tentare la fortuna a Milano. E c’è riuscito, anche “a tarda età”. Nella biografia c’è scritto che iniziò a fare le parodie di canzoni famose negli anni ’90. Per me non è vero: io ricordo che ero piccolo e nelle radio locali del mio paese, Leone Di Lernia già imitava, a modo suo, canzoni di cantanti stranieri. E sulle copertine dei suoi dischi, spesso era in compagnia di belle ragazze, giusto per aumentare la media… della bellezza dell’insieme.

 Il cantante dette il “peggio di sé” (in senso artistico!!) in radio. Soprattutto a Radio 105, nel programma “Lo zoo di 105”. In effetti era uno zoo!! Un programma che si poteva ascoltare per pochi minuti: per le troppe parolacce e bestemmie che venivano lanciate da quei microfoni (sempre in senso artistico!!) Lo ricordiamo, quando mestamente, si metteva quasi in disparte, ma a   favore di telecamera!! alle spalle del telecronista di “Novantesimo minuto”, per avere gratis un po’ di pubblicità… non occulta.

 Era simpatico e soprattutto vero, sapeva intrattenere anche se a modo suo. Il trash o il genere demenziale forse è passato. Ma ascoltando tanta musica di oggi, io spesso rimpiango Leone Di Lernia e gli Squallor: almeno loro una certa “logica musicale” ce l’avevano.

 Riescono a farsi ricordare, se non da tutti, da molti.

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio