Redazione
San Marco in Lamis, martedì 25 febbraio 2020 - Jojo Rabbit, film diretto da Taika Waititi, è la storia di un dolce e timido bambino tedesco di dieci anni, Jojo Betzler (Roman Griffin Davis), soprannominato "Rabbit", appartenente alla Gioventù hitleriana durante i violenti anni della Seconda guerra mondiale. Siamo nella Germania del 1944, il padre di Jojo è al fronte in Italia, mentre sua madre, Rose (Scarlett Johansson), si prende cura di lui, dopo la morte della sorella. Il bambino trascorre le sue giornate in compagnia di Yorki, il suo unico vero amico, e frequentando un campo per giovani nazisti, gestito dal capitano Klenzendorf (Sam Rockwell).
Sebbene sia considerato strambo dai suoi coetanei, il ragazzo si sente un nazista avvantaggiato perché ha un amico immaginario molto particolare: una versione grottesca e caricaturale di Adolf Hitler (interpretato dallo stesso regista del film Taika Waititi). Jojo odia gli ebrei, nonostante non ne abbia mai visto uno, è fermamente convinto che sia giusto ucciderli. La sua visione nazista del mondo cambia completamente quando scopre che sua madre nasconde in soffitta una ragazza ebrea (Thomasin McKenzie). Da questo momento in poi Jojo dovrà fare i conti con i dubbi sorti riguardo il nazionalismo e in questo dissidio interiore verrà aiutato soltanto dal suo amico immaginario Adolf.
Non poteva esserci regista più adatto di Taika Waititi, con la sua intelligenza e il suo bizzarro senso dell'ironia, per scrivere e dirigere una commedia satirica che vede al centro della storia l'amico immaginario di un ragazzino tedesco durante la seconda guerra mondiale, che altri non è che una bizzarra e ridicola versione del dittatore Adolf Hitler. Waititi, figlio di madre ebrea e padre maori, lotta da sempre contro il pregiudizio e con la sua satira "anti-odio" ha scelto di seguire le orme in questo campo di alcuni dei suoi eroi cinematografici: Mel Brooks, Charlie Chaplin, Ernest Lubitsch e Stanley Kubrick, tutti autori di commedie satiriche su argomenti drammatici e - nel caso dei primi tre - proprio sul nazismo. Anche Roberto Benigni con La vita è bella e Quentin Tarantino con Bastardi senza gloria hanno messo alla berlina il nazismo.
"I nazisti sono stati presi in giro al cinema fin dagli anni Quaranta, quando erano ancora una minaccia globale e avrebbero potuto ridere per ultimi". Come ha detto una volta Mel Brooks: "Se riesci a rendere ridicolo Hitler, hai vinto", ha dichiarato Waititi. Ovviamente un film del genere suscita sempre controversie e forti reazioni anche da parte di chi è coinvolto direttamente: si dice che il padre del comico ebreo Jack Benny abbia abbandonato la sala in cui si proiettava Vogliamo vivere di Lubitsch per lo shock di vederlo indossare una divisa nazista. Ma il film ha commosso intere generazioni ed è ancora oggi considerato un capolavoro esemplare che commuove, diverte e fa riflettere.
La storia adattata da Waititi per il suo film è tratta dal romanzo della scrittrice belga-neozelandese Christine Leunens, pubblicato nel 2004, “Caging Skies”, che in Italia ha avuto il titolo “Come semi d'autunno”. Il libro racconta la storia di un ragazzino della gioventù hitleriana che scopre che la madre ha nascosto in soffitta una ragazza ebrea. L'Hitler immaginario è invece frutto della fantasia di Waititi. "Sapevo di non voler fare un dramma puro e semplice sull'odio e il pregiudizio – ha dichiarato a questo proposito il regista - “Quando qualcosa mi sembra un po' troppo semplice, mi piace portarci il caos. Ho sempre creduto che la commedia fosse il modo migliore per far sentire più a suo agio il pubblico. In Jojo Rabbit coinvolgo il pubblico con la risata, e quando ha abbassato la guardia inizio a inserirci questo carico di dramma che in questo modo colpisce maggiormente. (fonte https://www.comingsoon.it/)