Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, mercoledì 19 febbraio 2020 -  La prima, poi la seconda, la terza e bastava così: il tragitto dalla rotonda alla rotondina (o viceversa) era servito. Serviva soprattutto per una veloce ed estemporanea scuolaguida, dopo aver preso la patente. Serviva per capire a chi dare la precedenza e quindi aspettare chi potesse passare per primo. La vita degli automobilisti sammarchesi è stata spesso scandita dal passaggio obbligato dalla rotonda (Piazza Europa) fino alla rotondina (vicino Piazza Aldo Moro).

Una specie di iniziazione per giovani automobilisti che cercano anche di farsi notare dalle giovani che passeggiavano (tanti anni fa) sul viale. Quasi una via crucis automobilistica che veniva fatta come atto di fede, con due sole stazioni: nascita e resurrezione del giovane patentato. Normalmente si arrivava dalla parte alta del paese, per poi affrontare la rotondina, non ci si fermava, nonostante ci fosse la strada che costeggia la Collegiata (anche se c’è lo Stop) e si continuava verso la rotonda.

 
Arrivati alla rotonda bisogna dare la precedenza a quelli che giungono da Viale della Repubblica e poi ripartire. Sempre così. Da sempre o almeno da quando esistono le due rotonde che contraddistinguono il nostro centro. Fare un tragitto del genere equivaleva a farsi “due giri” sul viale. Solo che non si conosceva gente nuova, ma si aveva la possibilità di far conoscere la propria auto nuova. Tanti anni fa non tutti ce l’avevano e allora farla girare intorno alle rotonde locali, era un modo per “differenziarsi” dai pedoni.
 
Era un modo per far girare i pensieri: un moto perpetuo che veniva generato dalla mente del guidatore. Quando tutto ciò prendeva vita, dopo quel momento la direzione dell’auto poteva prendere altre direzioni: magari farsi un giro di ricognizione sulla panoramica. Ma poi se il pensiero precedente non si assopiva, ripensandoci, di nuovo: rotonda e rotondina. Come un circolo vizioso, da dove difficilmente se ne usciva. E per aprire la mente, a volte si andava lungo il corso (a mez la chiazza). Per distrarsi.
 
Però, lì, i “movimenti” dell’auto sono limitati, e allora di nuovo verso la piazza (a mez lu chian). Una nuova connessione era nata tra i neuroni. E più l’idea piaceva e più aumentava la velocità!! Si ritornava all’anfiteatro naturale per le corse, lungo, assiale, quasi un Circo Massimo locale, dove non c’erano le bighe a correre, ma auto. Velocità urbane che potevano diventare pericolose, anche perché, ad un certo punto, si sgommava!!
 
Le sgommate. Erano un’impronta quasi genetica di colui che guidava. Quell’auto. Che aveva lasciato sull’asfalto alcuni centimetri di battistrada. E le sgommate dovevano essere fatte in curva!! Possibilmente quando si girava intorno alla fontana, quando c’era!! Eh sì, una volta c’era una fontana al centro del paese. E tra luci immerse lì dentro, e sgommate fatte da giovani piloti provetti, si richiamava l’attenzione del pubblico. Le sgommate dovevano essere fatte dai residenti!!
Quelli di Rignano e San Giovanni venivano invitati ad andare a sgommare nei loro paesi. Le ragazze del luogo erano poche e quindi la concorrenza dei forestieri poteva essere pericolosa.
 
Tra un’andata e un ritorno, a volte le macchine di due amici si fermavano a metà strada, in senso opposto. Si fermavano per alcuni secondi per parlare, dai finestrini abbassati. Chissà cosa si potessero dire per bloccare il traffico per un po’. Forse per prendere accordi per quanti altri giri fare tra rotonda e rotondina, e poi andare via alla ricerca di altre rotondità extraurbane. Non si è mai saputo. Dalla rotonda “madre” a quella “figlia”, poteva dare l’idea dell’eternità in movimento, come se un nuovo Futurismo fosse arrivato da noi troppo tempo dopo. La velocità, il progresso e tutto ciò “che non guarda in faccia a nessuno”, da noi ci mise parecchi decenni per farci sapere che il Futurismo voleva cambiare il mondo. Lo cambiò in senso artistico, ma non in quello sociale (meno male). L’idea di girare e rigirare voleva dare il senso di eternità: fin quando ci sono due rotonde che determinano l’inizio e la fine di qualcosa, c’è vita!!
 
 
Mario Ciro Ciavarella Aurelio