Mario Ciro Ciavarella Aurelio
San Marco in Lamis, lunedì 10 febbraio 2020 - Quando si arriva a dei traguardi che si cercano da una vita, dopo c’è lo sguardo di tanti su di te! Vogliono vedere se riesci a replicare quello che hai fatto poco tempo prima. E questo vale un po’ in tutti gli ambiti, soprattutto nel cinema e nella musica. Guai a fare dei capolavori, è la morte artistica di tanti: poi il popolo vuole, che si rimanga sui livelli del capolavoro precedente. Altrimenti non perdona!! Uno dei pochi casi in cui non è inquadrato in questo contesto, è la musica di Lucio Battisti (non mi attaccate subito: in questo caso ne voglio parlare bene!!)
Battisti ha avuto il coraggio di cambiare completamente rotta: lasciando Mogol per farsi scrivere canzoni contenute nei successivi sei album del dopo-Mogol, che non rispecchiano assolutamente nulla di quello che aveva scritto il paroliere più bravo d’Italia. E aggiungerei uno dei migliori del mondo!
A Lucio Battisti non importò praticante nulla di quello che sarebbe successo dal 1980 in poi. Infatti nulla fu come prima: testi quasi tutti incomprensibili scritti da Pasquale Panella (un album anche dalla moglie di Battisti), e musiche quasi tutte campionate da computer o qualcosa di simile esistente negli anni ’80 e ’90.
Dò merito di questo al cantante Battisti. Nuove strade musicali da esplorare già cercate in piena epoca-Mogol quando pubblicò l’album “Anima latina” (1974). Infatti la critica si divise molto sulla qualità del disco. E lo stesso Battisti disse che quell’album era un esperimento musicale (e tale è rimasto). Il pubblico non apprezzò quei brani con poche parole e tanta musica spesso “sintetizzata”.
Nel cinema forse il discorso è un po’ diverso: si ha più clemenza dell’attore o regista che viene aspettato al varco per il successivo lavoro. Massimo Troisi dopo il film “Ricomincio da tre” (1980) straordinario film d’esordio del comico napoletano, i suoi estimatori non aspettavano altro che assistere al successivo film. Decenni fa il successivo lavoro che fosse cinematografico o musicale arrivava precisamente un anno dopo. Invece Troisi fece uscire il film successivo due anni dopo e l’intitolò “Scusate il ritardo”, come dire: sono in ritardo di un anno rispetto alla norma, scusatemi.
Infatti la trama del film non aveva nulla a che vedere con il ritardo del titolo. Questo secondo film di Troisi, visto il successo del film precedente “Ricomincio da tre”, non riuscì a superare in bellezza il capolavoro del debutto. Era sinceramente impossibile. “Scusate il ritardo” si fa ricordare solo per alcune situazioni interessanti, ma nulla di che. Forse Troisi sentiva troppo sul collo l’ansia dei suoi estimatori.
Nell’autunno del 1981 improvvisamente si presentò alla “Mostra internazionale di musica leggera Gondola d’oro” di Venezia, Franco Battiato, con un megafono in mano, circondato da un coro maschile che cantava “Bandiera bianca”. Uno dei singoli dell’album “La voce del padrone”.
Il giorno dopo milioni di italiani seppero dell’esistenza di questo cantautore siciliano famoso soprattutto nel suo ambiente musicale pieno di sigle per meglio definirlo, e che io non voglio nemmeno sapere!!! Fu un successo immediato. Con successiva tournèe estiva dove sul palco c’erano lui, un batterista e Giusto Pio, il suo fidato collaboratore e violinista.
E voglio soffermarmi soprattutto su questo successo improvviso e non più replicato, anche se Battiato da quel momento in poi ha fatto tantissimo e forse qualitativamente anche meglio dell’album “La voce del padrone”.
Tra il 1981 e l’anno successivo, il periodo in cui esplose Battiato con il suo album, in mezzo ci fu anche la vittoria della Coppa del Mondo di Calcio da parte dalla nazionale italiana. Questi due eventi sembrano scollegati, ma hanno un filo conduttore che rese quasi un tutt’uno le canzoni di Battiato con le immagini dei calciatori italiani con la Coppa del Mondo di Calcio tra le mani.
Sulle spiagge italiane non si faceva altro che ascoltare dalle radio “Cuccurucucù paloma…”, “Cerco un centro di gravità pemanente…”, “Sul ponte sventola bandiera bianca…”, “Minima Moralia…” ed altri versi ripresi da queste canzoni. E spesso le si abbinava ai gol di Paolo Rossi, Tardelli, Cabrini, ed altri calciatori italiani reduci dal successo in terra di Spagna.
Esattamente un anno dopo uscì l’album successivo di Franco Battiato, “L’Arca di Noè”. Fu un “insuccesso” clamoroso! Mi spiego: i fans dell’ultima ora di Battiato si aspettavano una Voce del Padrone Bis. Fatto che non poteva avvenire, le opere non si possono copiare o ripetere passo passo come tutto quello fatto in precedenza.
Ci fu un silenzio di tomba da parte del “pubblico pagante”: nessuno che riuscì ad affezionarsi a frasi tipo: “E i volontari laici scendevano in pigiama per le scale…” da Radio Varsavia, oppure “L'evoluzione sociale non serve al popolo se non è preceduta da un'evoluzione di pensiero...” da New Frontiers, e infine come esempio: “Giù dalla torre butterei tutti quanti gli artisti…” da La Torre.
Già dai testi si nota una perduta semplicità rispetto a quelli dell’album precedente, e anche le musiche sono meno popolari ma più spigolose, già riscontrate nei lavori di Battiato degli anni ’70.
In questi giorni sto riascoltando l’album “L’Arca di Noè” dopo anni lasciato nel dimenticatoio, e devo dire che non è male!! Vale una “seconda vita”. Anche perché ascoltare Battiato di questi tempi musicali in cui regna il nulla assoluto!!!!!! è tutta salute!!!
Dopo il successo in effetti è difficile continuare ad avere successo, o meglio: continuare a piacere. I due concetti sono simili, ma fortunatamente diversi.
Mario Ciro Ciavarella Aurelio