Mario Ciro Ciavarella Aurelio
San Marco in Lamis, venerdì 7 febbraio 2020 - In Italia esattamente da settant’anni c’è un mistero di difficile soluzione. A parte alcune eccezioni, ma come fa a piacere il Festival di Sanremo?? E sembra che sia l’unico Festival di canzoni a livello mondiale, che porti in gara dei cantanti. Qualcosa del genere dicono che venga organizzato in Cile. Negli ultimi vent’anni c’è pochissimo da salvare. Prima, da quello che ricordo, qualcosa era accettabile.
Ricordo che da giovanissimo mettevo il registratore vicino al televisore, con delle audiocassette per registrare le canzoni che mi erano piaciute nelle serate precedenti. (Come sottofondo le voci dei parenti che commentavano). Questo bellissimo rito non lo faccio più da decenni!! E ci sarà un motivo. Il motivo è semplice: Sanremo non è una gara canora seria!! Non c’è qualità, fanno partecipare negli ultimi anni cantanti italiani come superospiti!!! quando dovrebbero partecipare in gara. Gli ospiti devono essere solo cantanti stranieri, come si faceva fino a pochi anni fa. E spesso si sa già dall’inizio chi vince!!
Quello di quest’anno è un Festival che viene salvato, in senso di spettacolo, da Fiorello. Amadeus è un concetto, un modo di dire... E come spesso accade da troppi anni, non c’è una canzone decente!!! Inoltre, sfido chiunque a ricordare i nomi dei vincitori almeno delle ultime dieci edizioni del Festival. E chi li conosce, e chi se li ricorda??
La canzone italiana è tipicamente melodica, e il festival nacque nel 1951 proprio per nobilitare questa caratteristica della canzone popolare italiana. Non c’è nemmeno più la melodia nelle canzoni italiane di Sanremo. C’è spesso rumore, non c’è una logica musicale, si presentano spesso supergruppi che raccolgono anche dieci cantanti (o ex cantanti) che per l’occasione inventano un nome e salgono sul palco dell’Ariston.
Il periodo più buio Sanremo l’ebbe negli anni ’70, quando addirittura rischiò di non essere più organizzato. Alcune edizioni non vennero nemmeno trasmesse in tv tutte le serate, ma solo quella finale. Eppure il Festival è sempre lì. Non lo smuove nessuno. È come un testimone che canta come se volesse ricordarci qualcosa. Forse il mistero di Sanremo è da ricercare alle origini. Prima edizione nel 1951, quando in pieno dopoguerra, periodo in cui si cercava di riemergere dalle macerie provocate da menti malate che hanno spesso popolato il nostro pianeta.
Con il canto, la gente non voleva pensare al passato trascorso da poco, e quindi proiettarsi in un furto comunque incerto. La cadenza annuale di Sanremo è come se fosse un modo per farsi “un esame di coscienza” sull’anno appena trascorso. Sanremo è come un confessionale, come dire: dall’ultima edizione quando vinse (sempre se qualcuno se lo ricorda chi vinse) cosa ho fatto di bene e di male? È una cadenza scolastica: ci diamo delle pagelle, ci promuoviamo in qualcosa e ci retrocediamo in altre.
È come quando arriva Natale e bisogna fare l’albero. Con l’arrivo di Sanremo l’albero viene sostituito dalla tv, in quella tv vogliamo vedere se qualcosa è cambiato nell’ultimo anno in senso musicale. Ma nulla è cambiato nell’ultimo anno in senso musicale: il livello è sempre basso!!!
Il tempo che passa non ci convince, la convinzione ce l’abbiamo con le scadenze. E la scadenza di Sanremo ci rassicura, è come un palo che è messo lì, e noi lì dobbiamo arrivare per poter tirare le somme. Il Festival potrebbe durare anche un mese, e molti starebbero lì a vederlo per capire chi ha vinto. E quando abbiamo capito chi ha vinto, sappiamo che il cerchio si è chiuso.
Questo Festival è come se ci desse delle certezze ai nostri dubbi: inizia, si canta, si suona, e poi alla fine qualcuno vince. A noi non interessa chi vince, ma sappiamo che con la vittoria di un cantante, tutto si è compiuto. È come quando si inizia una Via Crucis: non la si può rimanere a metà, bisogna arrivare fino in fondo. Così è Sanremo: una Via Crucis canora e laica, dove la resurrezione finale coincide con la vittoria di una canzone qualsiasi. Abbiamo la prova che alla fine tutto si è compiuto.
Immaginate un Sanremo, dove chissà per quale motivo, alla fine non ci sia un vincitore. Per molti sarebbe la fine: senza certezze è la fine. Anche gli spettatori di Sanremo devono avere delle certezze, altrimenti la fede in una canzone è vana. Le canzoni di Sanremo ci danno la certezza che la vita continua: è una manifestazione organizzata, non è improvvisata, ci sono dei responsabili e alla fine finisce. Tutto questo ricorda la nascita di ognuno di noi, ricalca le tappe fondamentali della vita di tutti.
Se Sanremo non venisse più organizzato, molti italiani penso che avrebbero dei forti dubbi anche sull’esistenza del soprannaturale!! Ma come fa una manifestazione che esiste da tempo, ad un certo punto non c’è più?? Come se dio ad un certo punto non ci sia più!! Nascono dubbi, perplessità, dubbi non solo sul presente ma anche sul passato, su quello che ci è stato raccontato.
Sanremo potrebbe essere paragonato a ciò che esiste e a ciò che non potrebbe. Se è nato, allora significa che ha un motivo di esistere. Altrimenti nessuno l’avrebbe immaginato.
(Articolo di difficile gestazione… di meglio non ho saputo fare. Ma penso che possa andare.)
Mario Ciro Ciavarella Aurelio