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San Marco in Lamis, giovedì 27 - In ricordo di Francesco Paolo Borazio, a cento anni dalla nascita.Lo ricordiamo con una foto da giovane e una nota biografica, entrambe tratte dal volume "Lu trajone", pubbllicato dai Quaderni del Sud nel 1977 e curato da Michele Coco, Antonio Motta e Cosma Siani. Francesco Paolo Borazio nasce a San Marco in Lamis (Fg) il 6 gennaio 1918. Nel paese natale frequenta le scuole fino alla 5a elementare. Dall'età di 12 anni fa il cavamonti; ed è disoccupato dal 1933.

 Nel 1937 si avvia al mestiere di imbianchino; due anni dopo parte per il servizio militare. Partecipa ad operazioni belliche. In Croazia si manifesta una malattia che lo porterà a peregrinare lungamente di ospedale in ospedale; fra gli altri, fu in quelli militari di Imola e di Bologna. Ad Imola, nel 1949, scrive il poemetto in vernacolo.

L'anno seguente torna a San Marco. Vi muore il 28 maggio 1953. Dal prof. Tommaso Nardella, amico dell'A., abbiamo le seguenti altre notizie: F. P. Borazio fu autodidatta. Si formò essenzialmente attraverso letture sui testi scolastici che usò, o che poterono capitargli tra le mani. Mostrava particolare curiosità per i poemi epici, ai quali gradualmente accedeva anche con l'ausilio di guide scolastiche. Fra i suoi pochissimi libri, v'era la guida all'Orlando Furioso del Basilone. V'era anche un ponderoso testo di geografia regionale, quella cioè che a fine Ottocento curò Gustavo Strafforello. Mostrava anche curiosità spiccata per la poesia in vernacolo, per esempio, del Pascarella e del Trilussa.

Interesse particolare aveva altresì per le storie dei briganti del luogo, che acquistavano per lui senso favoloso. Alle scuole di avviamento professionale, che frequentò irregolarmente, senza finirle, strinse col prof. T. Nardella una amicizia destinata a durare nel tempo. Non ebbe, se non negli anni prima di morire, contatti con studenti o altri intellettuali del posto. Era di idee politiche socialiste. Conosceva il pensiero di Treves e Turati, mediato e mutuato dai suoi genitori, an-ch'essi vecchi socialisti. Si dilettò anche di disegno e di pittura, in particolare ad acquarello.