Antonio Daniele
San Marco in Lamis, lunedì 6 luglio 2015 - Il suo motto a novant’anni dalla morte è sempre vivo: “Vivere e non vivacchiare”. Un giovane come tanti. Un giovane della borghesia alta torinese che aveva a cuore i poveri della città. Un giovane che non disdiceva la bella compagnia, ma che sapeva entrare nel cuore di ognuno che incontrava. Un giovane pazzamente innamorato. Un giovane sportivo, colto e forte. Un giovane che pregava e che amava fortemente Gesù. Un giovane che ha fatto della sua vita, una pagina bella del Vangelo.
Un giovane, anzi un santo delle “Otto beatitudini”. Tutto questo era Piergiorgio Frassati, giovane torinese vissuto all’inizio del secolo scorso. Sono passati novant’anni dalla morte avvenuta a Torino il 4 Luglio del 1925. Quel fisico sano e robusto non ha retto a una poliomielite acuta. Piergiorgio vive il suo cammino di fede nell’Azione Cattolica e come membro della San Vincenzo visita frequentemente le famiglie più povere. Crede molto nell’associazionismo per alimentare quella cura della fede e quell’educazione alla carità che sono profondamente necessarie in un momento storico drammatico segnato dalla prima guerra mondiale e dal fascismo.
Frequenta la Fuci durante il periodo universitario e si iscrive al terz’ordine domenicano. Vive ogni suo impegno con quello slancio di entusiasmo e di allegria tipici della sua età, e con gli amici fonda un gruppo in cui stare insieme, ridere, divertirsi e pregare costantemente gli uni per gli altri; sarà lui stesso a dire: «Io vorrei che noi giurassimo un patto che non conosce confini terreni né limiti temporali: l’unione nella preghiera». L’impegno di Piergiorgio Frassati spazia in diversi settori della vita pubblica torinese. È innamorato di Cristo, quindi innamorato di ogni uomo. Ai suoi amici, che preferivano la sua appassionata amicizia, l’invita a seguire prima i poveri e poi le lunghe camminate sulle alte montagne piemontesi. “Vivere e non vivacchiare” soleva ripetere quando li vedeva presi dall’ozio.
Anche la sua materia di studio, ingegneria meccanica, fu scelta per restare più vicino alla classe dei minatori, i più poveri tra gli operai. Cosa insegna Piergiorgio ai giovani di oggi? Lo dice un altro Santo, il Papa Giovanni Paolo II nel giorno della sua proclamazione a Beato: “Egli proclama, con il suo esempio, che è “beata” la vita condotta nello Spirito di Cristo, Spirito delle Beatitudini, e che soltanto colui che diventa “uomo delle Beatitudini” riesce a comunicare ai fratelli l’amore e la pace. Ripete che vale veramente la pena sacrificare tutto per servire il Signore. Testimonia che la santità è possibile per tutti e che solo la rivoluzione della carità può accendere nel cuore degli uomini la speranza di un futuro migliore”.