Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, martedì 13 febbraio 2018 -  Pochi giorni fa tramite facebook feci una domanda che  mi girava nella testa da un po’ di tempo: ma da quando in Italia nelle scuole non si capisce più nulla? Inteso come: ragazzi alla stato brado con insegnanti  che sono ormai con le spalle al muro in attesa che ricevano l’ennesima  pernacchia o peggio ancora, uno schiaffo da un alunno?

  Una signora rispose che questa schifezza esiste più o meno dal 1995. Se c’è stata questa risposta ben precisa, evidentemente la persona che rispose alla mia domanda è a conoscenza del problema. Ma cosa successe esattamente a metà anni ’90? Saranno state prese delle direttive, penso, a livello ministeriale, per far sì che gli alunni potessero fare quello che vogliono?

 Oppure in quel periodo sono entrati nelle classi i sociologi o qualcosa di simile per insegnare ad altri insegnati come ci si deve comportare con “La specie imprevista”? Avranno insegnato agli insegnanti che bisogna “compenetrare nelle menti non catalogabili di alcuni alunni che stanno per crescere e quindi non traumatizzarle con richiami o urla per incitarli a studiare, ma usare dei metodi quasi da paragnosti: rimproverare gli studenti con il pensiero”. 

 Si è passato nel giro di pochi decenni da alunni più o meni in riga, o quanto meno timorosi di un brutto voto o di una nota in condotta; a professori timorosi degli alunni, dai quali possono arrivare di tutto: calci, sputi, pernacchie, o addirittura i rinforzi chiamati a casa, con padri e madri pronti a dare man forte al proprio figlio per prendere  a mazzate il professore.

 Ma cosa ci possiamo aspettare da una classe dirigente ministeriale che autorizza ufficialmente l’uso dei telefonini in classe? In altri Paesi, come la Francia e la Germania, i telefonini in classe non vengono nemmeno accesi. Dire che in Italia non ci sia nemmeno un po’ di logica su qualsiasi cosa, penso che sia ormai inutile.

 L’altro aspetto molto oscuro di questa vicenda delle classi “fosse dei leoni” è la non protesta degli insegnanti: ogni qualvolta che uno di loro venga malmenato oppure semplicemente offeso dagli alunni, non c’è un minimo di protesta. Iniziando dai presidi che a volte la nota, la mettono ai professori che si fanno prendere a pesci in faccia dagli alunni.

 Si capisce benissimo che è uno scaribarile: anche i presidi hanno paura di essere presi a calci in culo dai ragazzi o dai loro genitori (o da tutti e due!!) E si capisce anche che i professori  vogliono che le classi tengano un minimo di iscritti per poter proseguire per i successivi cinque  anni,  altrimenti quasi sicuramente verranno trasferiti in istituti fuori sede.

 L’aspetto più strano di questa vicenda è che gli insegnanti non protestano!!!!!!! In trasmissioni dove vengono denunciati dei “casi umani”, come “La vita in diretta” oppure quella di Barbara D’Urso, o “Le iene”, programmi idonei per denunciare le malefatte de “La specie imprevista”, non si è mai visto un  preside o professori andare lì per dire: “Nel mio istituto non si capisce un cazzo!!!!” Tutti zitti. Muti. Questo aspetto è inquietante.

 Non fanno sciopero, non vanno a Roma per ricordare ai vari ministri che  gli insegnanti quasi tutti i giorni vengono umiliati in vari modi. Muti!!! Nessuno protesta. Un giorno un professore viene massacrato, e il giorno  dopo tutti gli altri insegnanti… superstiti, chissà per quanto tempo ancora,   vanno in cattedra come se nulla fosse successo.

 Nemmeno un giorno di protesta, un sit-in fuori dalla scuola per attirare l’attenzione e per ricordare che in quell’istituto, il giorno prima un insegnante stava per  essere ucciso. Non gliene frega niente a nessuno. È inquietante questa cosa. 

 E questa sarebbe la buona scuola che qualche politico tempo fa diceva di aver messo in atto???

 Suggerisco di istituire nella “Scuola Italiana” dei corsi di sostegno per insegnati malmenati. Con lezione di karatè e possibilità di chiamata di  alcuni loro famigliari, se l’alunno che hanno sgridato chiama anche lui i suoi famigliari.

 Forse anche l’ipnosi potrebbe servire: indurre l’alunno a non dare fastidio e a studiare, con la sola forza del pensiero. Ancora, poi, i soliti sociologi dicessero che l’alunno rimproverato potrebbe rimanere traumatizzo a vita (sempre se il professore ancora non le prende!!)

 Soundtrack: “Notte prima degli esami” - Antonello Venditti  

 Film recommended: “L’attimo fuggente” di Peter Weir

 

Mario Ciro Ciavarella