Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, giovedì 13 aprile 2017 -  Alla fine quella che vale è l’anima. Il corpo ha poca importanza: oltre ad occupare spazio, potrebbe creare problemi per sé e per gli altri, durante la vita. Sembra quasi una privazione della vita stessa, dando poca  importanza al corpo, per darle più vita ultraterrena, a discapito di quella terrena. E per ottenere tutto ciò, è importante la salvezza dell’anima, e per i cristiani bisogna essere assolutamente battezzati. O almeno così si credeva fino a qualche tempo fa. Il problema del battesimo è enorme: si nasce già peccatori.

 Un rito cristiano relativo al battesimo, incredibile ma vero, veniva fatto  dal 1300 fino alla metà del 1700, quando la Chiesa ne vietò l’uso. Stiamo  parlando del rito “Del ritorno alla vita”.

In pratica c’era un rito che riportava in vita, anche per pochi attimi, bambini nati morti e quindi non battezzati. Il rito serve, appunto, per far ritornare tra i vivi questi neonati e di battezzarli, per poi ritornare nell’aldilà. Preghiere fatte nei “Santuari del Respiro”

In Italia il rito era praticato quasi esclusivamente a ridosso delle Alpi. In Italia i Santuari del Respiro sono pochi, quasi tutti in Piemonte. Si ricordano Ornavasso, Rimella, Soriso e Macugnaga.

Di seguito il rito spiegato nei dettagli: il bimbo nato morto veniva trasportato dai genitori o dai parenti sino ad uno di questi santuari.  Giungevano neonati con parenti anche da molto lontano, quindi il viaggio poteva durare giorni. Anche settimane.

Il corpo del neonato veniva deposto ai piedi di un'immagine sacra, i parenti con preghiere imploravano il miracolo che permettesse al bambino di tornare alla vita anche solo per il tempo di un respiro! Bastava questo semplice instante per consentire l'ingresso del neonato davanti al Signore. Spesso questo rito veniva officiato da eremiti che vivevano nei pressi del santuario.

 Il ritorno in vita poteva essere verificato in diversi modi: dall'emissione di sangue dalla bocca o dal naso alla contrazione di un muscolo. In alcuni santuari si utilizzava una piuma; la stessa veniva collocata sulle labbra del corpicino senza vita e qualora si muovesse, quel leggero movimento era considerato segno di vita! In quel momento, in quel solo piccolo istante il bimbo riceveva il battesimo.

Se il miracolo non avveniva il corpo poteva essere seppellito nei pressi del santuario, ma non all'interno dei cimiteri. I bimbi nati morti e senza aver ricevuto battesimo, venivano collocati nella terra nelle vicinanze degli scoli dell'acqua piovana, in quanto si pensava che il santuario stesso potesse intercedere presso il Signore e l'acqua piovana che passava dal luogo sacro avrebbe, nel tempo, potuto liberare il bimbo dal limbo e permettere che potesse essere accolto nella grazia di dio.

La Chiesa ha proibito la pratica del rito sino alla condanna definitiva avvenuta nel 1755 per mano di Benedetto XIV.

Ora, le considerazioni sono tante. La fede di questa gente era enorme! Non c’erano limiti nel credere nell’esistenza di dio e nella sua benevolenza. Senza parlare della rassegnazione di queste genti. Per loro i corpi non avevano nessun valore, forse non venivano nemmeno considerati degli involucri dell’anima.

Ma dei fantocci dai quali prima se ne usciva e meglio era per tutti. Immaginavano, i credenti dell’epoca, che l’anima avesse un forte impatto emotivo non solo sulla volontà di dio, ma anche come testimonianza dell’esistenza stessa di dio da lasciare ai posteri.

Come quando si facevano le tavolette votive: non servivano per i presenti  all’epoca del miracolo, ma per quelli che sarebbero venuti. Testimonianze che non lasciano dubbi su miracoli effettuati da dio per usa volontà.

L’uomo non è parte del mondo. Nel senso che l’uomo non aggiunge più di tanto a quello che dio ha già deciso. Come quando si aspettava la resurrezione del neonato per battezzarlo. Anche in questo caso, il neonato che non era nemmeno cosciente di quello che gli veniva fatto,  non poteva in nessun modo influenzare la sua resurrezione. Il neonato non poteva nemmeno pregare, implorare, piangere.   

Ma era solo una pedina su un enorme scacchiere dove c’è un solo giocatore: dio. Il quale decide se quella partita la deve vincere o perdere. Dio che gioca da solo a scacchi. Dio che gioca in attacco o in difesa con gli scacchi. Dio che decide di riposarsi, per poi riprendere a giocare. Dio che ridà per un attimo il respiro ad un neonato morto. Dio che gira la clessidra del tempo. Dio che rompe la clessidra del tempo poichè il tempo è finito. Dio che resuscita Lazzaro. Dio che muore. Dio che resuscita suo figlio e se stesso. Dio che ritornerà a giudicare i vivi e i morti. Dio che nasce da una vergine. Dio che nasce povero per risorgere in gloria. Dio che dona lo Spirito Santo. Dio che muore quando decide che quel neonato non deve   rinascere. Dio…

I Santuari del Respiro forse sono la prova tangibile che dio esiste. Ed è per questo, forse, che sono stati messi a tacere. L’esistenza di dio, a volte, mette paura.

 

Mario Ciro Ciavarella