Mario Ciro Ciavarella
San Marco in Lamis, mercoledì 15 marzo 2017 - Il problema non è quando, ma come morirà l’Italia. Si cerca un modo poco doloroso. Non chiamiamola eutanasia altrimenti, il nostro Paese avrà una lunga sopravvivenza: nessuno avrà il coraggio di prendere una decisone in tal senso. È da oltre otto anni che è morta Eluana Englaro, dopo aver “vissuto” per 17 anni in uno stato vegetativo, in seguito ad un incidente stradale. Nessun politico andò a visitare Eluana, dopo che il padre invitò tutti i parlamentari ad andare a trovare sua figlia (avrebbero visto una larva, scusate). Per fargli rendere conto se quella fosse vita o meno.
La richiesta della famiglia Englaro di interrompere l'alimentazione forzata, per mettere fine all’inutile accanimento terapeutico, e il conseguente dibattito politico (molto lieve, in verità) scatenò, finalmente gli animi degli italiani sui temi legati alle questioni di fine vita.
E da allora si sta aspettando una legge sul testamento biologico: ognuno di noi potrà decidere liberamente cosa farne della propria vita, se si trovasse in condizioni di non poter più comunicare, essendo in uno stato gravemente invalidante. Se continuare a vivere o meno.
Siccome in Italia i discorsi semplici non vengono recepiti, allora siamo bravi a complicarli. Sembra che da oltre un anno si stia muovendo qualcosa in tal senso, ma sempre in un modo sciatto e poco convinto da parte dei nostri politici.
Facciamo finta che il nostro Paese sia in agonia (non è poi tanto difficile crederlo) e che noi cittadini dobbiamo decidere in che modo mettere fine al nostro “Stivale”.
Gli vogliamo dare il colpo di grazia affamandolo? Per affamare una Nazione bisognerebbe non far mangiare quelli che mangiano troppo.
Ma siccome sono troppi, quelli che mangiano troppo, ci vorrebbe troppo tempo. E se l’agonia è lunga, la sofferenza lo è altrettanto.
Anzi, sembra che più “morti di fame” arrivino da noi, e più la voglia di mangiare, da parte di chi già mangia tanto, aumenti. È strano ma è così. Facciamo un tentativo al contrario: la nostra Nazione la facciamo morire di indigestione. Aumentiamo i buoni pasto a quelli che già ne hanno tanti (e tutti gratis). Chissà riusciamo a portare a compimento la nostra volontà.
E se l’eutanasia… culinaria fallisse, possiamo tentare con lo staccare la spina. Togliere la corrente elettrica. Senza luce. Mai più luce sulla nostra Nazione. Un Paese al buio più completo che, piano piano, si fermerà per scarsa visibilità. Anzi, zero visibilità: nelle case, negli uffici, in strada. Tutto si cercherà di svolgerlo al buio più completo. Ecco perchè si dice staccare la spina: avere la possibilità di vedere solo oltre qualche centimetro.
E se anche la fine dei volt, watt, ampere, e tutto ciò che dà calore e luce non riuscisse a mettere fine ai giorni della nostra Nazione, tentiamo con la disidratazione. Niente acqua al nostro Paese. Lo facciamo morire di sete. Anche se siamo quasi completamente circondati dal mare. Ma noi, per il bene della nostra Nazione, potremmo chiudere tutti i rubinetti, tutte le dighe, tutti i valichi da dove, d’inverno, potrebbero scendere a valle cascate e atri fenomeni naturali che porterebbero acqua nelle zone più basse della nostra Nazione.
Complice, magari, anche un’estate calda, è la fine potrebbe avvenire nel giro di pochi mesi. E nel dubbio, togliere anche tutti gli ombrelloni, palme, alberi ad “ampio spettro” (quelli con la chioma larga), tagliare tutto ciò che farebbe ombra.
E se la disidratazione non fosse capace di far fuori la nostra Nazione, lasciamo che l’eutanasia venga fatta in modo attivo!!! Facciamoci rubare, uccidere, sequestrare, torturare da tutti quelli che vogliano farlo. Apriamo quelle poche frontiere che sono ancora chiuse. Lasciamo le porte aperte a tutti e a tutto. Chiediamo i tribunali (per quello che servono…) facciamo altri ponti verso i posti più lontani dalla nostra Nazione.
Facciamo in modo che possano entrare in casa nostra lasciando loro la chiave… di riserva, quella che una volta veniva data alla dirimpettaia!! Ecco, facciamo così: passiamo direttamente dalle parole ai fatti, se fine deve essere, che sia!!!
Mario Ciro Ciavarella