Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, giovedì 2 febbraio 2017 -  Il Festival di Sanremo ha sempre detenuto il record della non-logica. Tra le tante “stranezze”, la partecipazione all’inizio delle loro carriere, di  cantanti che adesso sono famosi quasi in tutto il mondo (Ramazzotti, Pausini, Tiziano Ferro…), ma che non vogliono più ritornare come concorrenti, ma come ospiti!! (Ma se siete dei bravi cantanti, partecipate come concorrenti, no??)

  Inoltre, perfetti sconosciuti che vengono catapultati (dalle loro case discografiche) sul palco del Festival addirittura come “Big” o “Campioni”, non avendo all’attivo nemmeno un album inciso.

 Ancora, cantanti stranieri (Super Ospiti) che vengono invitati a “cantare” al Festival, ma lo fanno quasi sempre in play back. Ma che vengono pagati con somme equivalenti ad intere tournèe che potrebbero toccare l’intera Penisola.

 E per toccare il fondo dell’indecenza sanremese, si contattano “non-cantanti” che al Festival ci vanno… per farsi intervistare!!?? Il tutto ad un prezzo naturalmente esagerato!!! E che c’azzecca con un festival di canzoni???

 E poi la stranezza più evidente è quella in cui ci sono quelli che, pur avendo vinto o comunque si sono messi in evidenza con delle buone canzoni, spariscono nel giro di pochi anni o addirittura di qualche  settimana.

 L’elenco è lunghissimo di cantanti-meteora del Festival di Sanremo. Io ricordo benissimo uno di questi “orfani”. Un certo Mino Vergnaghi (quello nella foto), il quale vinse nel 1979 con la canzone “Amare”. E venne anche ad esibirsi nel nostro paese (San Marco in Lamis, FG) lo stesso anno della vittoria a San Remo.

 Se non sbaglio in occasione della festa patronale di San Marco, e non  quella di San Matteo: quell’anno vennero i Collage.

 È da studiare il perché molti cantanti sanremesi (anche bravi) non riuscirono a proseguire la carriera. Sicuramente un peso enorme ce l’hanno da sempre le case discografiche: sono i produttori che investono e quindi decidono loro chi, come e cosa cantare. Non è sempre così, ma quasi.

 Eppure sul palco della riviera ligure si sono susseguiti anche “figli d’arte”, come la figlia del regista Gianni Boncompagni, Barbara. Che cantò “Notte e giorno”, nell’edizione del 1983, le doti canore penso che ci siano state, almeno a “livello sindacale”, nel senso di cantanti intonati (almeno questo!!) Eppure in questi casi non è sufficiente. Il nome, o meglio, il cognome dei padri non ricade sui figli!!

 Poi, ci sono i casi in cui si nasce “artisticamente sbagliati”, come il caso della cantante Marinella. Che partecipò nel 1979 con il brano “Autunno, cadono le pagine gialle”. Però, nello stesso periodo furoreggiava un’altra ragazzina: Cristina D’Avena. E quindi la nicchia musicale delle canzoni semplici e per bambini venne occupata dalla D’Avena.

 Anche la presenza scenica è importante, penso. Quando si canta e si invita magari la gente a ballare. Eppure Sterling Saint Jacques (un cantante nero con gli occhi azzurri!!!), nonostante la sua statura e bellezza, non riuscì ad andare oltre una sola partecipazione a Sanremo. Quella del 1981 con la canzone “Tutto è blu”.

 Invece non è importante il lavoro dei cantanti, che esercitavano prima di San Remo. Infatti molti non avevano nemmeno una professione, oppure si dilettavano a fare il muratore, il cameriere, o erano dei cantanti di ultima fila nelle balere romagnole.

 E poi ci sono tanti bluff, come quello della cantante Sibilla, “raccomandata” da Franco Battiato che la fece partecipare al Festival del 1983. Cantando in play back, non azzeccò nemmeno una nota. Uscì fuori sincrono spesso, mentre le sue labbra cercavano di rincorrere le note sparate nel teatro dell’Ariston (e in televisione) dal mixer di servizio.

 Più fortunati sono stati i gruppi musicali, infatti ci sono state poche formazioni che non abbiano avuto successo. Forse perché in proporzione  ci sono stati pochi gruppi che hanno partecipato, rispetto ai cantanti singoli. Potrebbe essere una giusta ipotesi.

 Uno di questi gruppi sfortunati è quello del “Gruppo Italiano”, nel 1984 cantò “Anni ruggenti”, reduce dall’anno precedente del brano molto più riuscito “Tropicana”, il tormentone dell’estate 1983. Gli anni ruggenti di  questo gruppo si fermarono sul palco di Sanremo. Da quel momento nessun altro brano di questo gruppo riuscì ad uscire dalle casse delle radio e dei televisori.

 Possiamo non raccontare la storia di Fra(?) Cionfoli? Non si è mai capito se questo giovin-cantante avesse indossato o meno il saio, di quale  consistenza monacale fosse, il Fra. Una cosa è certa: si è sposato, padre e nonno. Il tutto dopo la sua partecipazione al Sanremo del 1982 con il brano “Solo grazie”.

 Ma i più mitici di tutti sono: i Jalisse!!!!! Gli unici che cercano ancora di rimanere a galla nel “feroce mondo dello spettacolo”. Questi insistono!!! Sono ancora in giro a cantare “Fiumi di parole”, vincitori nel 1996. Anche per loro, dall’anno successivo del grande trionfo, nulla è stato come prima. Nessuna traccia credibile prodotta dal duo, in senso musicale. Peccato!

 E poi… Tiziana Rivale, Luis Miguel, Alessandro Canino, Annarita Spinaci, Gatto Panceri, La Nuova Erba, Umberto Napolitano, Mariella Nava, Donatella Moretti, Il Guardiano del Faro, Paolo Meneguzzi, Enzo Malepasso, Vittorio Inzina, Laura Luca, Ladri di Biciclette, Jenny B., i Tazenda, la Steve Rogers Band, Jo Squillo, i Sottotono, Donatella Milani, Federico Salvatore, Francesco Salvi, Francesco Rapetti (il figlio di Mogol), La Quinta Faccia, Piotta, Piccola Orchestra Avion Travel, Garbo (questo era bravo!!), Le Vibrazioni, Timoria, Statuto, Stefano Sani… e tanti altri che adesso forse stanno pensando come mai San Remo (il santo) si fosse  dimenticato di loro.

 

 

Mario Ciro Ciavarella