Redazione
San Marco in Lamis, lunedì 30 gennaio 2017 - Si celebra domani 31 Gennaio, nella Chiesa di S. Antonio Abate, la Festa di S. Ciro medico e martire. Programma: S. Messe re 8.30- 10.00- 11.30- 18.30. Ciro di Alessandria (Alessandria d'Egitto, III secolo – Canopo, 303 circa) fu martire in Egitto nel IV secolo ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Le scarse e frammentarie notizie biografiche che ci restano su San Ciro, sono a noi pervenute per tradizione orale, soprattutto grazie a una “passio” del VII secolo, attribuita al patriarca di GerusalemmeSan Sofronio, autore degli Atti dei santi martiri alessandrini Ciro e Giovanni. Ciro nacque da famiglia cristiana intorno all'anno 250 ad Alessandria d'Egitto, e studiò medicina nella sua città.
Qui aveva sede una celebre scuola di medicina, dove aveva studiato anche il famoso Claudio Galeno. Divenuto medico in quella scuola, Ciro aprì nel rione Doryzim un ambulatorio con laboratorio. Sofronio racconta che Ciro era un medico valente, rifulse per la dottrina, ed eccelse in maniera particolare per la santità della vita, umile e dedita alla carità. Somministrava cure gratuite ai poveri e indigenti, tanto da guadagnarsi l'appellativo di “anàrgiro”(dal greco anargyros, senza denaro), e incitava i malati a trovare conforto nella fede e nella preghiera. Ridonava la salute tanto ai corpi quanto alle anime e convertì molti pagani al cristianesimo. Sofronio dice espressamente:
- « Allorché intanto visitava gli infermi, mettendo in non cale i precetti di Galeno, d'Ippocrate, e di altri autori consimili, che li adattava in secondo luogo, prendeva dai nostri fonti mille sentimenti dei Profeti, e dei Padri, i quali univa, e tosto con una maniera tutta divina chiamando gli ammalati dolcemente al dovere, non solo ai loro corpi, ma alle loro anime ancora apprestasse l'analoga medicina [...] Ne avveniva, che lo spirito di molti, amanti della vera pietà, rimaneva confermato nell'amore della verità, e da non pochi infedeli abbominavansi gli errori dei Greci, che dominavano ovunque sotto l'impero di Diocleziano »
Nel 299 i medici alessandrini, accusati di magia e stregoneria, divennero bersaglio di una violenta sommossa popolare e, poiché gravava su di essi il sospetto di cospirare contro l'impero, l'imperatore Diocleziano decise di perseguitare chiunque svolgesse attività "curative" senza autorizzazione, senza distinguere tra medici e maghi. Le autorità imperiali non risparmiarono neppure i trattati di scienza medica contenuti in migliaia di rotoli di pergamene, che vennero incendiati e distrutti.[2] La datazione corrispondente al tempo di Diocleziano è l'unico dato cronologico offerto dalle fonti su San Ciro. Egli visse perciò nella seconda metà del III secolo, giungendo fino al 303, anno della grande e ultima persecuzione scatenata da Galerio e Diocleziano. Sofronio riporta anche il nome del prefetto di Alessandria a quel tempo, Siriano, che in ottemperanza ai dettami dell'imperatore, perseguitò tutti i medici dell'Egitto, e venuto a conoscenza delle azioni del Santo, comandò che fosse subito arrestato. Ciro venne quindi perseguitato in un primo momento, non tanto come cristiano, ma come medico.
Per evitare la persecuzione San Ciro decise di ritirarsi in Arabia Petrea, presso la piccola oasi di Ceutzo. Questa fuga da Alessandria segnò una nuova tappa nella vita del medico cristiano. La tumultuosa metropoli egiziana, caduta nella degradazione morale e nella corruzione della stessa classe dei medici, non riuscì a intaccare la sua morigeratezza. Egli si appartò dal mondo e si dedicò ad una vita anacoretica di preghiera e penitenza, cambiando anche il suo modo di essere medico. Smise di esercitare la professione ma non rinunciò ad aiutare il prossimo, non servendosi più di erbe e medicinali, ma affidandosi alla preghiera e all'insegnamento delle persone che lo raggiungevano. Sofronio infatti dice:
- « Mutò ancora il sistema di medicare. Imperrocchè Ciro da quell'ora non era più tenuto qual medico, né lo era col fatto, ma piuttosto qual operatore di miracoli »
San Ciro fu guida spirituale di molti eremiti, tra questi il legionario Giovanni, nativo della città di Edessa (oggi Urfa), in Mesopotamia. I dati biografici su Giovanni sono pochi e incerti, si sa solo che intraprese la carriera militare e che poi fu costretto ad abbandonare l’esercito a causa dell’editto diepurazione, emanato contro i soldati cristiani da Diocleziano nel 298. Egli infatti scelse di rinunciare al titolo e ai privilegi militari per professare la fede cristiana, e raggiunse Ciro a Ceutzo, dove i due condivisero la vita ascetica per quattro anni.
Nel 303 si abbatté sulla Chiesa la persecuzione più violenta e più sanguinosa di tutti i tempi, che dette a quel periodo, durato un triennio, l'appellativo di “era dei santi martiri”. Diocleziano intensificò la persecuzione contro i cristiani, che attraverso l'emanazione di diversi editti, furono destituiti dei loro diritti civili, arrestati, e qualora non abiurassero la propria fede, torturati e condannati a morte. La tremenda persecuzione si estese in Asia Minore, dilagò in Palestina, quindi divampò in Africa. A queste notizie Ciro e Giovanni decisero di lasciare il proprio eremo e di ritornare ad Alessandria per sostenere i fratelli nella fede. San Sofronio fa menzione di tre fanciulle, Teotiste, Teodota ed Eudossia, con la loro madre Atanasia, vedova. Queste, poiché cristiane, da Alessandria erano state incarcerate a Canopo, per essere condannate, qualora non abiurassero la loro fede. Così, dopo quattro anni di vita ascetica, Ciro e Giovanni decisero di fermarsi in questa cittadina per consolare, con la parola e l'esempio di fermezza, la piccola comunità cristiana.
Essi furono scoperti e accusati di insinuare alle donne arrestate il disprezzo per gli dei e il loro culto. Vennero portati presso il prefetto Siriano, il quale comandò che venissero torturati se non avessero ritrattato la fede cattolica. Così, alla presenza delle donne e con lo scopo di intimorirle, essi vennero condannati alla morte più atroce. I supplizi loro inferti furono tra quelli più conosciuti all'epoca: flagelli, chiodi, ustioni con torce ai fianchi, pece bollente, versamento di sale e aceto sulle piaghe. Ma le donne alessandrine, confortate dal loro esempio, rifiutarono di rinunciare alla propria fede e vennero spietatamente trucidate. Subito dopo Ciro e Giovanni, con la decapitazione, subirono l'eroico martirio: era il 31 gennaio del 303.