Antonio Daniele
San Marco in Lamis, lunedì 16 gennaio 2017 - Le origini delle tradizioni legate al culto di S. Antonio Abate si perdono nel corso dei secoli. Vissuto nei primi secoli del cristianesimo a lui si deve la nascita degli ordini monacali. Eremita nell’attuale Egitto, S. Antonio Abate è molto popolare nella cultura povera e contadina. Nel giorno della sua festa è solito benedire i campi e gli animali. Anche a S. Marco in Lamis, quest’anno, si rinnova la tradizionale benedizione degli animali in Corso Matteotti, davanti al sagrato dell’omonima chiesa.
La suggestiva cerimonia si svolgerà alle ore 19.30. Durante la mattinata ci saranno tre celebrazioni eucaristiche: alle ore 8.30; alle 10.00 e alle 11.30. La solenne celebrazione vespertina, invece si terrà alle ore 18.30 sempre nell’antichissima chiesa di S. Antonio Abate. La chiesa di S. Antonio Abate è sicuramente la più antica della città di S. Marco in Lamis. Essa sorge su un’altra chiesa che aveva dato il nome alla nostra città: S. Marco evangelista. A seguito di un terremoto la vecchia chiesa fu distrutta e il capitolo fu stato costretto a trasferirsi nella Chiesa Collegiata. Il capitolo decise di dare i ruderi della chiesa a una confraternita mariana con lo scopo di ricostruire il tempio e dedicarlo a S. Antonio Abate.
La chiesa di S. Antonio Abate è sede parrocchiale fin dal 1724. A S. Antonio Abate si rivolgevano soprattutto il mondo della pastorizia e in occasione della festa si teneva una piccola fiera di bestiame. A S. Antonio Abate si ricorre anche per il cosiddetto “Fuoco di S. Antonio”, malattia molto diffusa nei tempi passati. S. Antonio abate è uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa. Nato a Coma, nel cuore dell'Egitto, intorno al 250, a vent'anni abbandonò ogni cosa per vivere dapprima in una plaga deserta e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita anacoretica per più di 80 anni: morì, infatti, ultracentenario nel 356. Già in vita accorrevano da lui, attratti dalla fama di santità, pellegrini e bisognosi di tutto l'Oriente. Anche Costantino e i suoi figli ne cercarono il consiglio.
La sua vicenda è raccontata da un discepolo, sant'Atanasio, che contribuì a farne conoscere l'esempio in tutta la Chiesa. Per due volte lasciò il suo romitaggio. La prima per confortare i cristiani di Alessandria perseguitati da Massimino Daia. La seconda, su invito di Atanasio, per esortarli alla fedeltà verso il Conciliio di Nicea. Nell'iconografia è raffigurato circondato da donne procaci (simbolo delle tentazioni) o animali domestici (come il maiale), di cui è popolare protettore.