Mario Ciro Ciavarella
San Marco in Lamis, sabato 7 gennaio 2017 - Apprezzare la solitudine a volte potrebbe essere un valore aggiunto. Soprattutto se è un “requisito” indispensabile per lavorare. La professione in assoluto più solitaria è quella del guardiano del faro, dove c’è poco da fare, ma anche pochissimo spazio per muoversi. La loro vita, dei guardiani dei fari, è tutta lì: in cima al faro e stare attenti che la luce sia sempre accesa e che giri intorno, per segnalare alle navi nelle vicinanze di notte, che la terra è lì vicina a loro.
Però, non si finisce mai di imparare e da poco sappiamo pure che esiste il lavoro di casellante ferroviario “non avvisato”. Nel senso che deve essere lui a ricordare a memoria i passaggi dei treni e quindi abbassare la sbarra del passaggio livello. Se ciò non avvenisse, si rischierebbe qualcosa di simile che è successa l’estate scorsa in Puglia, quando due treni si sono scontrati sullo stesso binario.
Da allora, le ferrovie Sarde hanno interrotto la tratta ferroviaria Nuoro-Macomer, poiché alcuni passaggi a livello non erano custoditi. E quindi si cercano 9 casellanti che devono presiedere quelle zona e aspettare il passaggio del treno e abbassare la sbarra 5 minuti prima.
In caso di ritardo, i casellanti devono aspettare fino a quando non vedono in lontananza l’arrivo del treno. E nessuno li puo’ avvisare in casi di ritardi. Armarsi di pazienza e solitudine e aspettare… i treni della loro vita.
Tutto ciò, viene già fatto da un casellante dalla bellezza di 30 anni. Mario Cabitta, la “sbarra umana”, come viene simpaticamente chiamato. È lui l’unico casellante “triste e solitario” che continua a fare questo mestiere in Sardegna.
Ma tra poco si aggiungeranno altri 9 lavoratori del settore, che presiederanno altre zone ad alto rischio sempre sulla tratta Nuoro-Macomer. Le domande giunte sono 1.000 per solo 9 posti di lavoro .
Lavoro, definiamolo così, visto e considerato che questi operai verranno assunti solo per massimo 3 anni per la modifica cifra di 650 euro la mese.
Ma allora, perchè non attivare impianti automatizzati e ammodernare la rete? Troppo tempo e troppi soldi, e quindi arrangiatevi con le “vedette dei treni”.
Sembra uno scenario degno dei film di Sergio Leone, dove i banditi aspettavano i treni per fare l’assalto, e imbavagliavano il casellante, dopo che aveva segnalato al capotreno che bisognava fermarsi proprio lì, in quel posto. Dove, dopo, sarebbe stata fatta la rapina dai gringos!!!
La solitudine di questi 9 casellanti che verranno assunti tra poco, è di quelle che fanno riflettere sulla lentezza della vita. La lentezza dei movimenti, il pensiero “lento”, il rumore dei binari che ti avvisano che sta per ”succedere” qualcosa; sono introspezioni che si sono perse. Adesso la lentezza non è più una virtù, è un vizio.
Questi nuovi assunti faranno un lavoro che ha a che fare con lo spazio- tempo, saranno delle neo-divinità che decideranno quando ci sarà il Big Bang (alzare la sbarra dopo che il treno è passato).
E in quel preciso momento nasce la vita: quando la sbarra si è alzata. Da quel momento potranno dire: “Anche queste vite ce l’hanno fatta, sono passate oltre, continuano a vivere. La nostra sorveglianza ha permesso loro di continuare a contare i giorni, a baciare chi vogliono, a sognare, ad incontrare chi li sta aspettando, a riprendere il treno di domani per ritornare.
Questi passeggeri rinasceranno ogni volta che attraverseranno questi caselli vigilati da noi. Prima non era così, prima le loro vite erano molto simili ad un viaggio nell’ignoto. Destinazione Paradiso o Inferno”.
I nove casellanti che tra poco lavoreranno in Sardegna, insieme allo loro solitudine, gusteranno anche le gioie degli altri. Di quelli che arrivano perché sanno che possono ancora vivere.
Mario Ciro Ciavarella