Mario Ciro Ciavarella
San Marco in Lamis, lunedì 26 settembre 2016 - In una squadra di calcio, il giocatore “anomalo” rispetto ai restanti dieci, è il portiere. Non deve saper giocare a calcio, non fa allenamenti “normali” (come quelli fatti dai restanti calciatori), si allena “a modo suo” (più esercizi ginnici che di resistenza alla corsa), non suda e forse non fa nemmeno la doccia(!!??) Difficilmente il portiere vince dei premi, come migliore calciatore dell’anno nel suo campionato o a livello internazionale. La sua maglia non è molto richiesta dai tifosi sul piano delle vendite (quelle più richieste sono degli attaccanti).
Il portiere è come se fosse un estraneo al calcio giocato: lui non gioca, para, respinge, dirige la difesa e quasi mai viene sostituito, a meno che non si infortuni durante la partita.
Detta così, potrebbe sembrare che il portiere sia un oggetto misterioso durante un incontro di calcio. Eppure, essendo l’estremo difensore, forse è quello più importante: dipende da lui “l’ultima parola” se la palla deve entrare o meno in rete.
Pensandoci bene, ci sono delle storie straordinarie, che hanno visto i portieri protagonisti.
Come quella di Sam Bartram, portiere del Charlton, squadra di serie A inglese. Nel campionato del 1937, Sam Bartram non lasciò la sua porta sguarnita, anche se poteva farlo ben mezz’ora prima: la partita venne sospesa per nebbia al sessantesimo minuto.
Ma lui non se ne accorse, e rimase lì, in mezzo ai pali, fino al novantesimo!! Con la nebbia che, non solo l’avvolgeva, ma l’aveva praticamente compreso nel suo ambiente: era diventato, il portiere, un fantasma dalle sembianze umane. Non si scorgeva nulla della sua figura. Non si vedevano nemmeno i pali della porta che lui difendeva. E in campo non si vedevano nemmeno gli altri ventuno calciatori: stavano tutti negli spogliatoi da tempo.
Tutto ciò successe nel giorno di Natale del 1937 (in Inghilterra il campionato non si ferma mai!!) durante l’incontro tra Chelsea e Charlton. Ma come è possibile che nella mente di questo portiere non balenò minimamente il dubbio che in campo c’era qualcosa che non quadrava??
Ma come ha fatto a non chiedersi: “Come mai nessun tiro verso la mia porta da dieci minuti… un quarto d’ora… mezz’ora? È strana come situazione”.
Sam Bartram era convinto che la sua squadra, il Charlton, era perennemente in attacco, e lui non aveva motivo di preoccuparsi e di difendere la sua porta. Stava lì, fermo in mezzo ai pali e guardava verso la porta avversaria, che non vedeva.
Forse pensava che la porta avversaria non riusciva a vederla perché i calciatori, di entrambe le squadre, coprivano letteralmente i pali della porta (compresa la traversa alta più di 2 metri!!)
E dal canto suo, Bartram, rimaneva lì impassibile a immaginare quell’ultima mezz’ora di incontro che nessuno riusciva a vedere!!??
“Adesso, penso, che la palla sia vicina alla bandierina del calcio d’angolo, viene passata all’attaccante che tira verso la porta, ma non segna: sugli spalti non esulta nessuno”.
“Ora, penso, che ci sia una sostituzione, anche se non distinguo chi venga sostituito e da chi”
“Tutto sommato è una partita leale, senza troppi falli: l’arbitro non fischia mai”.
“Anche i due allenatori non si agitano molto in panchina: nessun calciatore viene sgridato”.
“Il guardialinee che sorveglia la mia metà campo, non lo vedo: evidentemente noi siamo sempre in attacco, e lui si mantiene sulla linea del centrocampo”.
“Non sento più fischiare. L’arbitro avrà decretato la fine dell’incontro. Rientro anche io negli spogliatoi”. E così fece.
Quando il portiere del Charlton, Sam Bartram, rientrò negli spogliatoi, vide i suoi compagni di squadra già lavati e pettinati. Erano tutti pronti per uscire dallo stadio.
Il portiere no!!! nel dubbio rimase in campo. Fu l’ultimo a lasciare il terreno di gioco. La maglia della sua squadra valeva tutti i dubbi del mondo.
E per non sbagliare, Sam Bartram, decise di rimanere in campo: nel dubbio, meglio sbagliare.
Mario Ciro Ciavarella