Mario Ciro Ciavarella
San Marco in Lamis, mercoledì 29 aprile 2015 - Evidentemente in Nepal ci sono tanti… troppi… Rodion Romanovič Raskol'nikov, il protagonista di “Delitto e castigo”, il capolavoro di Fëdor Dostoevskij. Il quale compie un duplice omicidio: quello premeditato di un'avida vecchia usuraia e quello imprevisto della sua mite sorella più giovane, per sua sfortuna comparsa sulla scena del delitto appena compiuto. E il castigo per il protagonista di questo romanzo è il campo di lavoro a cui è condannato.
E cosa c’entra tutto ciò con il Nepal? Potrebbe c’entrare. Almeno secondo alcuni animalisti. I quali hanno letteralmente gioito alla notizia che il terremoto in qual Paese ha provocato almeno 6.000 morti.
I nepalesi si sarebbero macchiati, secondo gli animalisti, di un crimine atroce, che esiste da troppo tempo: l’uccisone barbara di qualcosa come… 250.000 capi di bestiame(???!!!) negli ultimi due giorni di novembre, ogni 5 anni.
Gli animali vengono offerti in sacrificio alla dea per ottenere, nei cinque anni seguenti, prosperità e felicità. Il “Gadhimai Mela” è considerato il più grande festival del sacrificio al mondo.
I sacrifici iniziano all’alba: un topo, una capra, un gallo, un maiale e un piccione vengono uccisi. I devoti indù in Nepal iniziano così la macellazione di centinaia di migliaia di animali e uccelli in un sacrificio rituale per il festival “Gadhimai Mela”
E tutto questo sarebbe il delitto. E il castigo sarebbe l’ultimo terremoto che ha colpito il Nepal.
È come se due divinità indù, quella dei sacrifici animali che chiameremo Dakṣa, e quella della terra che chiameremo Bhaga, fossero entrati in contrasto.
Ad un certo punto della storia il dio Bhaga, vedendo che dalla sua terra veniva sempre di più tolto bestiame e volatile per macellare il tutto nel giro di 48 ore, si ribellò e disse al collega Dakṣa:
“Giovane, ma come ti permetti di togliere dal mio suolo tanti animali di varie forme e taglie e farli maciullare senza normativa di legge e anche senza il minimo di sevizi sanitari? Non vedi che con queste macellazioni si rischiano anche epidemie con conseguenti calamità umanitarie?” così si lamentò il dio della terra Bhaga.
“Per prima base principale, abbassa i raggi e non ti arraggiare. Io e te siamo dei sullo stesso piano… e sullo stesso altare, e quindi parla con moderazione, altrimenti nel prossimo sacrificio quinquennale non faccio distruggere solo esseri animali ma anche piante e fiori, comprese… le serre”, rispose il dio dei sacrifici animali Dakṣa.
“Non puoi andare avanti così, di questo passo il pianeta rimarrà solo abitato da umani, senza animali, solo tante teste vuote che uccidono senza un come e un perché. Rimarranno solo uomini e donne che per sopravvivere dovranno alla fine… mangiarsi tra di loro, per mancanza di carne”, riprese il dio della terra Bhaga.
“E se no? e se non si fermano i miei fedeli con le loro mannaie, coltelli, accette ed affini… cosa fai?”, chiese Dakṣa fidando il suo collega indù.
“E se no, faccio tremare la terra tante di quelle volte che uccido tutti i tuoi… macellai sacri, e così vedremo se non la finiranno di uccidere animali a me cari, poiché viventi sulla mia terra… mi togli clienti”, si infervorò Bhaga.
Da parte dell’altra divinità non ci fu nessuna risposta, e allora la terra del Nepal tremò come mai fece prima: uno scossone dell’ottavo grado della scala Mercalli mette in ginocchio l’intera nazione.
Dopo il delitto: 250.000 animali abbattuti in due giorni come sacrificio; ci fu il castigo: un terremoto che provoca almeno 6.000 morti.
Ma morirono anche migliaia o forse milioni di animali… i terremoti non guardano in faccia a nessuno.
Le due divinità indù avevano apertamente schierato le proprie armi: distruzione… e autodistruzione.
E adesso chi doveva maciullare centinaia di migliaia di animali in soli due giorni per il prossimo “Gadhimai Mela”? Mancava… la forza lavoro.
Il prossimo giubileo del sacrifico animale che si tiene in Nepal ogni 5 anni, forse non si farà: mancano uomini armati di coltelli e oggetti taglienti vari… ma mancano anche gli animali da sacrificare.
A questo punto si attende l’intervento della Trimurti, la divinità suprema dell’induismo, la quale sta per prendere una decisione epocale: che gli uomini non abitino più questa terra, ma che vivano direttamente nei cieli, senza il passaggio terreno, e vivano di solo spirito, senza materia e senza pensieri. Una specie di deportazione… spirituale.
Cesserebbero i terremoti per uccidere gli uomini (che non ci sono più), e gli animali vivrebbero in un mondo fatto da divinità senza coscienza umana… ma animale.
(E sarebbe meglio…)
Mario Ciro Ciavarella