Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, venerdì 21 ottobre 2016 -  A volte si rimane stupiti, soprattutto quando qualcosa che vale viene cancellato. Tolto dagli sguardi della gente, come se fosse un peccato da espiare. Un atto vandalico o comunque ingiusto davanti agli uomini e a dio. Non sappiamo chi sia il giudice in terra che decida cosa fare in alcuni casi. Sono dei giudici prettamente terrestri (e poco terreni), molto limitati nel loro buonsenso.

  Come quando si decide cosa cancellare e cosa no. Cosa sia artistico e cosa non valga nulla, artisti considerati tali da chi? Ed opere considerate altrettanto valide, da chi? Basta vedere la Storia dell’Arte quanto sia piena di fesserie, pennellate buttate a caso da “artisti”, opere spacciate per dei capolavori (non faccio nomi… la lista è lunga).

 I muri di molte città sono completamente sporchi da scritte e disegni osceni, eppure rimangono lì. Nessuno che ha il buonsenso di cancellarli o di verniciare quei muri. Sono spesso dei murales fatti da giovani che esprimono in quel modo non capsico cosa!! (e non lo capiscono nemmeno loro).

 Difficilmente ci si imbatte su murales o scritte artistiche che indichino qualcosa di costruttivo. Come riesce a fare l’artista inglese Banksy, il maggior esponente della Street art (graffiti fatti sui muri), con le sue opere tratta tematiche come l’assurdità dell’uomo, i media, l’omologazione.

 E un’opera d’arte che rispecchia questi generi è venuta fuori giorni fa a Roma, a Borgo Pio. Autore di questo murales, Mauro Pallotta. La bellezza di questa opera sta nel fatto di aver rappresentato tra il serio e il faceto, papa Bergoglio mentre gioca a tris, disegnando il simbolo della pace e vincendo questa immaginaria partita.

 Mentre una Guardia Svizzera fa il palo, pronto ad avvertirlo se arrivi qualcuno. E questo qualcuno arrivò: il murales infatti poco dopo è stato cancellato.

 Ora, le domande sono tante, riduciamole a due: è il papa che ha ordinato che venisse cancellata la sua figura dal muro oppure sono state le istituzioni dello Stato italiano a commettere questo errore?

 Nessuno lo sa. Eppure il graffito non era assolutamente offensivo per nessuno: né per il pontefice e nemmeno per il resto dell’umanità. Sembra che i murales in alcuni casi stiano diventando delle offese o delle barzellette, come quando si fanno le vignette sui giornali o sui settimanali enigmistici.

 Si sta sfiorando “un estremismo simil-islamico fatto in casa” dagli occidentali stessi. Cioè, siamo noi stessi che ci combattiamo, una specie di suicidio mentale e sociale. Abbiamo paura non solo di ciò che non conosciamo, ma anche di quello che è abbastanza chiaro, come un disegno fatto su un muro.

 Il problema è serio: nel dubbio, cancelliamo. Riflettere costerebbe tempo e fatica. Meglio metterci una pennellata sopra e magari dire all’autore che ci ritrae: “Murales a chi? Ma come ti permetti?”

 Senza chiedersi se quella scena ritratta sia cosa buona e giusta.

  

                                                                         Mario Ciro Ciavarella