Mario Ciro Ciavarella
San Marco in Lamis – venerdì 7 ottobre 2016 - Spesso ci si chiede perché la fede alcuni ce l’hanno e altri no! E c’è sempre qualcuno che ti suggerisce che la fede non ricevuta va cercata??!! Sì, ma dove? È come quando si cerca un tesoro che si sa che esiste, ma del quale non sappiamo l’ubicazione. È una specie di caccia al tesoro, che si snoda lungo tutta la nostra esistenza. A volte stiamo lì per toccare il forziere tanto ricercato, e altre volte la distanza da quel tesoro è incalcolabile per quanto è lunga.
E di conseguenza non facciamo altro che andare alla ricerca di tesori di fede che ci aprano i nostri cuori. Ci mettiamo sulle tracce di percorsi già fatti da uomini di chiesa (santi, beati, veggenti…) chissà lungo quelle strade inciampiamo in qualche indizio che ci indichi la strada giusta.
Le ostensioni dei corpi dei santi è un ottimo incentivo per avvicinarci al mistero della fede. Oppure andare ad ammirare reliquie sparse per il mondo, che hanno a che fare con la vita dei santi. E di conseguenze ci si imbatte in santi che oltre ad avere una grande fede, avevano anche dei grandi armadi!!??
Eh, sì! Perché i vestiari di alcuni santi (esclusi gli eremiti) e accessori vari, sono abbastanza ricchi, che riusciamo a rintracciare gli stessi abiti (o parti di essi) in diverse zone del mondo.
Sono oggetti che ci dicono che quei santi, prima erano delle persone in carne ed ossa, e che sono senza dubbio esistitii! E quindi, solo recandoci in quei luoghi, dove sono conservati quegli oggetti, è una mano non da poco che ci viene posta dall’Alto per dare un calcio in avanti alla nostra ricerca della fede.
Sarà vero che San Giuseppe e la Madonna prima di sposarsi fossero fidanzati? Come no! e l’anello di fidanzamento dovrebbe trovarsi nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi. Come nel tesoro imperiale di Vienna dovrebbe trovarsi un frammento della tovaglia usata per l’Ultima Cena. Nella città tedesca di Acqs sarebbe conservata la tovaglia usata per la lavanda dei piedi, fatta da Gesù il Giovedì Santo, sulla quale sarebbe rimasta impressa l’orma del piede di Giuda.
Le fasce che avvolsero il corpo di Gesù Bambino si trovano ad Aquisgrana (Germania), alcuni frammenti del velo della Madonna e della veste di San Giuseppe (lo sposalizio) si trovano a Santa Maria di Licodia (Catania).
L’elenco sarebbe lungo e in alcuni casi inutile: si trovano vesti o parti di esse in più posti. Ecco il perchè di vestiari esagerati come detto all’inizio dell’articolo.
Ma il reperto che mi ha incuriosito non poco è la Sacra Cintola della Madonna custodita nel duomo di Prato. Non tanto per l’oggetto in se: era semplicemente la cintura che cingeva la veste della Madonna nel momento in cui ascese la cielo. Ma chi c’è al centro di questa storia??
San Tommaso!! Ancora lui!! Dopo non aver creduto alla resurrezione di Gesù, ci ricasca nel non credere all’assunzione in cielo della Madonna?? E allora dillo, San Tommaso, ma tu ci sei, e non che ci fai!!!
La storia è strana, ma andiamo con ordine. San Tommaso (sempre lui!!) secondo la tradizione, incredulo dell'assunzione in cielo della Madonna, volle aprire il sepolcro, ma trovò solo la cintura della veste della Madonna e non il suo corpo. La Cintola venne lasciata lì dalla Madonna come testimonianza della sua presenza in cielo e non più sulla terra.
San Tommaso vide quella cintura e credette (per la seconda volta). E poi quello che aveva dei dubbi era Giuda!!! (che poi Giuda non aveva dei dubbi… va be’, questa è un’altra storia).
E come spesso accade, le reliquie nel tempo, di mano in mano girano per alcuni continenti, fino a che la Cintola arrivò in Toscana, a Prato, e ci rimase. San Tommaso, pensandoci bene, non ha avuto la fede come un dono, ma l’ha trovata dopo averla cercata. E per essere certo di quello che gli altri gli raccontavano, ha voluto sempre mettere mano ai racconti di terzi.
Come nel costato di Cristo, quando gli toccò la ferita provocata dalla lancia di Longino; fino a toccare la cintura della veste della Madonna appena assunta in cielo in corpo e spirito.
Quindi, una fede “fatta in casa”, artigianale, costruita giorno per giorno, vivendo con gli altri apostoli e magari controllando Gesù, e non solo lui, su tutto quello che faceva e diceva. E come gli altri discepoli si adattavano agli insegnamenti del Maestro.
Un San Tommaso quasi… notaio. Avrà annotato tutto quello che Gesù fece, e magari avrà contato proprio lui il numero dei pani e dei pesci moltiplicati. Avrà contato anche quanti litri di acqua sono stati tramutati in vino alle nozze di Cana. E San Tommaso sempre lì: con un una penna e una pergamena per registrare tutto!!
Avrà contato anche quanti esorcismi fece Gesù (Cristo era conosciuto soprattutto per questo). Quanti “spettatori” erano presenti al “Discorso della Montagna”, quello delle Beatitudini. Quanta gente era accorsa a vederlo trionfare nella Domenica delle Palme entrando in Gerusalemme.
E tutto questo l’avrà anche scritto, solo che non c’è giunta notizia. In verità esiste un Vangelo di Tommaso, ed è anche attendibile come datazione, viene definito La Fonte Q. Qualcuno sostiene che potrebbe essere un vangelo scritto “in diretta” mentre Gesù era in vita!!! Il problema è che è uno scritto gnostico (non per tutti!!) e quindi non si capisce nulla!!
La fede di San Tommaso ci viene incontro: abbiamo tutti bisogno di una cintola da toccare, e da lì magari spingerci verso l’alto. Solo le parole difficilmente ci convincono.
Ci vogliono dei fatti che ci giungano da lontano, come da lontano ci è giunto il nostro mondo. Un mondo indubbiamente materiale nel quale i reperti da scoprire e dai quali nasceranno tante domande, potranno farci guardare al cielo non più come “solo una macchia scura”. Ma come parte della nostra fede che sostiene le stelle per non farle cadere.
Mario Ciro Ciavarella