Mario Ciro Ciavarella
San Marco in Lamis, martedì 6 settembre 2016 - Non sono mai stato un amante di rimpatriate. Soprattutto quando si è giunti ad una certa età. Quando il passato è trascorso da troppo tempo. E la possibilità di “cambiare” il passato e di costruirsi un futuro(?) diverso dal tempo già trascorso, è impossibile!! Non solo: incontrare di nuovo gente conosciuta e magari non più vista da tanto tempo, potrebbe far nascere rancori e far rinascere malinconie. Tutto questo quando abbiamo vissuto una vita cosiddetta “normale”, senza infamia e senza lode. Magari inseguendo desideri e sfuggendo a insidie più grandi di noi.
Ma cosa potranno dirsi alcuni terroristi che per qualche decennio hanno messo a ferro e fuoco un intero Paese come l’Italia?? Senza dubbio anche loro avranno delle malinconie, dei desideri mai sopiti, delle vite vissute (penso) come hanno voluto, anche a discapito delle vite degli altri.
Da alcuni anni a Reggio Emilia c’è una “reunion” di alcuni (ex) terroristi che negli anni ’70 e ’80 hanno eseguito non solo rapine, per finanziarsi, ma anche rapimenti e omicidi.
La rimpatriata l’organizza l’ex Brigatista Lauro Azzolini, condannato a 4 ergastoli(!!??), però è fuori!! Organizzatore anche nel 1978 del rapimento di Aldo Moro, Il quale ha richiamato (non alle armi) una trentina di compagni… di merenda, con annessi famigliari, per ricordare i vecchi tempi.
All’ultima cena, non in senso evangelico, ma quella appena fatta, si sono presentati anche Roberto Ognibene, Piro Bertolazzi, Tonino Paroli. Il “bello” è che proprio in quel posto, in quel locale, 46 ani fa si gettarono le basi per far nascere le Brigate Rosse, saldando la componente reggiana, cioè i ragazzi del «gruppo dell’appartamento» transfughi dalla federazione giovanile comunista guidati da Franceschini, e quella milanese con Curcio e la Cagol, reduci dalle contestazioni del ’68 all’Università di Trento.
È come se si fosse fatto un ritorno sul “luogo del delitto”. Però, non voglio fare un discorso che troppo facilmente andrebbe a finire sulla spicciola cronaca di un evento, la rimpatriata degli (ex) terroristi, ma voglio considerare questa “mangiata” tra amici, come se fosse un evento fatto da gente che, tanti anni fa, non commise nessun reato. Ma solo desideri espressi e non verificatisi.
Dei bravi ragazzi, come dei boy-scout, che si ritrovano a raccontarsi i loro campeggi fatti, gli acquazzoni presi in testa, e le cucine che regolarmente cadevano durante i campeggi, per poi rifarle di nuovo, bagnando “la legatura quadrata” fatta con le corde.
Nella mente di questi “diversamente giovani”, che adesso si ritrovano in una trattoria per ricordare la vita passata, c’è quello che ci possa essere anche nella nostra mente. Ci saranno ricordi che rimarranno per sempre e quelli che nessuno vuole più ricordare. Quei ricordi messi da parte e che inesorabilmente riemergono quando si dorme: quando la mente è completamente libera dal pensare.
Nei ricordi degli (ex) terroristi sarà riemerso, in quel locale di Reggio Emilia, anche l’impossibilità di poter cambiare l’Italia (chissà in quale modo!!!), come se quell’incontro davanti a dei piatti da svuotare, fosse un G-8 nazionale in miniatura, fatto troppo tempo dopo (a tempo scaduto).
Magari con le loro scorribande pensavano di dare un senso di giustizia sociale, come pensano di fare anche i sindacati (veramente nemmeno quelli ci riescono!! diciamolo…).
Come quando la Chiesa cerca di “mettere d’accordo” la volontà di dio con quella degli uomini (ma siamo liberi o no di fare quello che vogliamo??? ancora non l’ho capito…)
Come quando si cerca un modo di “mandare” a Roma un nostro amico di fiducia, e poi scopriamo che non è stato possibile metterlo in nessuna lista elettorale, poiché non è il popolo a decidere!!??
Avranno parlato anche di questo, mangiando tortellini e bevendo lambrusco gli (ex) brigatisti. Come delle persone civili che discutono di politica, religione, sport e tutto ciò che, con le nostre parole e pensieri, non riusciamo a cambiare.
Ma sono solo pensieri e parole che servono per riempire lo spazio e il tempo. In attesa di qualcuno che cambi qualcosa.
Mario Ciro Ciavarella