Mario Ciro Ciavarella
San Marco in Lamis, domenica 21 agosto 2016 - Potrà sembrare strano, ma quando abbiamo bisogno di compagnia siamo capaci di “costruircela” mentalmente. Abbiamo un cervello come amico, e lo usiamo spesso, non sempre, come dio comanda. E con la “forza del pensiero” siamo capaci di mettere al nostro fianco chi vogliamo: viventi e non più. Dettagli di vita messi al loro posto solo con i ricordi e i desideri.
38 nuovi “abitanti” risiedono da un po’ di tempo a Maranzana, un paese in provincia di Asti, che si aggiungono ai 242 che normalmente ci abitano. I 38 nuovi arrivati sono persone di pezza: sono delle bambole.
Che occupano il suolo pubblico come se fossero delle persone vive e vegete. E rappresentano gente comune: disoccupati, panettieri, vigili urbani… gente che normalmente vive respirando con i propri polmoni.
Spesso si ha paura di vivere in un “paese fantasma”: depressione, senso di smarrimento, pochi svaghi. E quindi in questo paese piemontese si è pensato di “arricchire” la genia del luogo confezionando delle bambole di pezza.
Con le quali volendo si può anche discutere, dialogare e avere la sensazione che comprendano quello che stiamo dicendo e soprattutto nessuna ti dice di no!
Forse si preferisce la compagnia di queste bambole a quella di umani con le carte in regola. Con gli umani bisogna combattere verbalmente per farsi capire. Con le bambole i dialoghi durano poco e sono di facile comprendonio.
Penso che le 38 bambole nel tempo aumenteranno di numero: se ne possono posizionare quante ne vogliono in quel paese. Magari sostituendo i defunti con una nuova bambola, volendo con le fattezze fisiche di colui che non c’è più. Un “Avatar di pezza”, però muto. Che ascolti le tue richieste, i tuoi dubbi, le tue poche certezze. Come se fossero dei confessori che comprendano tutto quello che abbiamo da dire.
Di questo passo, mettendo sempre bambole nuove e sostituire quelli che muoiono con nuove bambole, alla fine in questo paese rimarranno solo bambole.
Che rimarranno mute a qualsiasi “non discorso” fatto. Poiché nessuno potrà più parlare: né i vivi (che sono morti) e nemmeno le bambole, che non possono farlo.
Rimarranno solo le parole dette nel tempo, quello passato da poco, e quello passato da tanto. Questi “paesi fantasma”, dove la gente che vive è pochissima, diventeranno negli anni dei “paesi di pezza”.
Dove nessuno parla, ma la presenza fisica esiste, anche se non in carne ed ossa. Una presenza fatta a nostra immagine e somiglianza: viso, mani, occhi, capelli…
Avremo dei sostituiti che ricorderanno, a gente che passerà da lì anche per sbaglio, che una volta in quel paese c’era la vita. E adesso c’è quello che ha sostituito la vita: i pensieri di quella gente.
E se si sta in silenzio, quei pensieri si sentono: basta avvicinarsi alle bambole per ascoltare desideri e ricordi di gente che viveva in quei posti. E che non potè esprimerli quando erano vivi.
(Adesso parlano le bambole per loro…)
Mario Ciro Ciavarella