Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, mercoledì 10 agosto 2016 -  Non ci pensiamo spesso: il mare è già dentro di noi. Siamo composti di un buon 70% di acqua. Eppure sentiamo l’esigenza di andare al mare. Come un richiamo ancestrale. Un rispetto antico. Dal mare siamo giunti ed è lì che di tanto in tanto (d’estate) sentiamo il suo richiamo. Vogliamo vedere cosa sta facendo il nostro “progenitore”, se è in buona salute oppure ha bisogno di essere curato (inquinandolo di meno, almeno questo…)

 Una “visita di cortesia” che l’uomo si sente di fare, ed avere in cambio  dal mare, iodio, carezze dalle onde e quiete (se la spiaggia non è affollata, ma quella non è il mare…)

Però, c’è gente che non ha avuto la fortuna di andare a rendere omaggio al mare durante la propria esistenza nemmeno per una volta!! Vita breve o vita vissuta sui monti. Non è dipeso da loro, ma dalla loro vita. Il mare sa anche perdonare queste “sviste”: ha più giudizio degli uomini.

E ci sono persone che il mare l’hanno visto… appena in tempo! Nel senso, da anziani, da età più che avanzata. Prima del saluto finale.

Il mare non aspettava altro che la visita di una “sua figlia”: Maria Bernacchi, di Finale Ligure. Età 104 anni!!! Il mare aspettava, aveva progettato la sua nascita miliardi di anni fa: quando i primi  microorganismi si formarono nei fondali marini. E adesso che il “progetto Maria Bernacchi” è andato a buon fine, il mare l’ha chiamata a sè. 

Per appoggiarla sulla spiaggia e farla baciare dal sole: come un primo ed  ultimo saluto che una madre fa ad una sua figlia. Il mare poi piangerà, perché sa che non la vedrà mai più.

Maria Bernacchi, classe 1912 pochi giorni fa ha assaggiato la spiaggia di Finale ligure per la prima volta. Ed ha pure visto per la prima volta com’è l’acqua del mare.

Non ha potuto andarci prima poiché la sua vita l’ha svolta interamente nelle fabbriche e nelle aziende liguri, e suo marito camionista sempre in  giro per il mondo. Lui il mare l’avrà visto, sicuramente, ma forse nemmeno da vicino, senza potersi immergere. 

L’acqua del mare è sicuramente diversa da quella che sgorga da un rubinetto o che beviamo da una bottiglia. L’acqua del mare ha memoria, si ricorda tutto quello che ha fatto da quando il nostro pianeta è stato “invaso” dalle sue gocce.

E la signora Maria lo sa. Sa che quello che ha visto per la prima volta, il mare, è diverso da tutto ciò che aveva visto finora. Si è fatta immergere da alcuni parenti ed amici per vedere se l’acqua del mare è migliore dalle  altre acque.

Quell’acqua, Maria, l’avrà voluta “misurare”. Avrà voluto sapere dove inizia e dove finisce il mare. Vuole capire la grandezza di “sua madre”. La maestosità di quella forza della natura. Avrà misurato “ad occhio” la grandezza dei cavalloni che andavano e fuggivano da lei. La grandezza del mare ha le stesse dimensioni del nostri cuori: dipende da noi.

Stando in acqua, con il mare ci avrà parlato, forse confessato. Avrà rivelato a lui, i suoi peccati, che forse nemmeno ad prete avrà confidato.

Con il mare, avrà pianto, ricordando la sua gioventù passata a desiderarlo. Quando avrà pensato, centinaia di volte, di essere su una spiaggia e di farsi toccare (e fuggire) dalle onde che lambiscono la sabbia. Come quando si scherza con un fidanzato: facendo finta di non volersi fare accarezzare.

Maria il mare l’avrà accarezzato, anche se lui, il mare, le sfuggiva: le onde non sono mai ferme. Poiché cercano sempre mani nuove che vogliano sfiorarle. Ma le mani di Maria sono mani rugose: hanno più attrito delle altre, sono mani avide di sapere.

Le mani di Maria vogliono sapere se il mare è contento di averle viste per la prima volta. E il mare ha risposto di sì, con un’onda a forma di una lacrima.

Tenendola per mano, fino a quando non lascerà quella spiaggia. Le mani del mare e quelle di Maria sono fatte della stessa sostanza: di acqua.

 

                                                        Mario Ciro Ciavarella