Luigi Mossuto
San Marco in Lamis, sabato 18 aprile 2015 - “La Cassazione smentisce la condanna a Berlusconi in un caso analogo; primo maggio si esprimerà la Cedu sul ricorso presentato sulla legge Severino, che oggi impedisce il leader di Forza Italia di ricandidarsi” Per i giudici della Corte di Cassazione il leader di Forza Italia fu l'artefice di una frode fiscale ai danni dell'erario e per questo fu costretto non solo a lasciare il suo seggio da senatore, ma anche a risarcire l'agenzia delle entrate. Ma adesso le toghe smentiscono la loro stessa sentenza di condanna.
Infatti in una sentenza del 20 maggio 2014, cioè emessa dieci mesi dopo quella pronunciata contro Berlusconi, la suprema corte si rimangia tutto, sostenendo che non si può condannare un contribuente solo in base alla presunzione di colpevolezza. Per stabilire che ha frodato il fisco ci vuole ben altro, ad esempio un atto fondamentale, ossia che l'accusato abbia materialmente partecipato alla frode compiendo l'atto finale: la dichiarazione dei redditi”.
Per questa condanna il nostro leader, ha dovuto sborsare 523 milioni di euro da versare allo Stato, ha perso il suo seggio in Senato e non è più candidabile fino al 2019,per effetto della legge Severino, che a nostro avviso è anticostituzionale, anche secondo alcuni insigni costituzionalisti di “sinistra”,la Corte Europea dei Diritti dell’uomo, il 1 maggio si esprimerà sul ricorso presentato da Berlusconi per l’incandidabilità per effetto della Severino.
Oggi i giudici smentiscono se stessi, non condannando per gli stessi capi di imputazione di Berlusconi un contribuente, ma è normale, questo contribuente non si chiama Silvio Berlusconi. Questo dimostra i due pesi e le due misure della magistratura in Italia, che si comporta in maniera diversa in base a chi ha la sventura di essere sotto il loro giudizio. Ancora una volta l’aggressione della magistratura nei confronti del Presidente Berlusconi è lampante, però ci sono i soliti “professorini” che fanno finta di non vedere e criticare.
Basta con l’ingerenza della magistratura nella vita politica del nostro Paese, che inizia dall’operazione “Mani Pulite” 1992 con la destituzione dei cinque più grandi partiti che si opponevano ai comunisti; a magistrature è un potere dello Stato al pari degli altri due esecutivo e legislativo, per poter funzionare un Paese in democrazia, questi tre poteri devono essere al pari livello e non devo calpestarsi,purtroppo negli ultimi vent’anni questo è accaduto, per questo arrivo alla seguente deduzione :
L’articolo 1 della nostra amata Costituzione dice che la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione, quindi la sovranità appartiene al popolo, che con il proprio voto decide chi eleggere nei comuni, nelle regioni e al parlamento nazionale, in realtà non è cosi, perché visto quello che è successo negli ultimi 20 anni la sovranità appartiene alla magistratura. In Italia non siamo più in una democrazia, ma in una magistratocrazia.
San Marco in Lamis, 18 aprile 2015
Luigi Mossuto
Coordinatore locale di Forza Italia