Mario Ciro Ciavarella
San Marco in Lamis, mercoledì 6 luglio 2016 - Telefono azzurro è sempre in agguato. È dietro l’angolo. Non sia mai venga sfiorato un bimbo rimproverandolo con termini non montessoriani, subito quelli che ascoltano dall’altro capo del filo intervengono. Poi, i bimbi, soprattutto quelli che non gliene frega niente del proprio futuro (se a quell’età riescono ad avere un concetto di futuro), piangono. Si rischia di traumatizzarli per parecchi anni, forse fino all’adolescenza!!??
E quelle parole di rimprovero probabilmente potrebbero bloccargli la crescita, con l’età della pubertà complicata. Quindi, quando rimproverate un bimbo a fini educativi, fatelo con modi e terminologie adatte al caso.
Modulate la voce come un usignolo sa fare e fatevi dare dai sociologi, psicologi e derivati vari, il frasario giusto. Non vorrete avere sulla coscienza un bambino che piange per un minuto!!??
Ormai bisogna stare attenti a tutto. Forse anche a come ci si specchia: potremmo offendere la nostra indole riflessa, la quale potrebbe denunciarci per non troppa… autostima.
Ieri il sindaco di Cerignola all’inaugurazione di un parco-giochi, parlottando con dei bimbi lì presenti, alla domanda se fossero stati tutti promossi, ha avuto come risposta da uno di loro: “A me m’hann bucciat!!”
Apriti cielo: il sindaco ottuagenario (almeno così sembra dal filmato) di Cerignola si è scatenato in uno sproloquio di rimprovero, molto simile al linguaggio di Lino Banfi nei suoi film, tipo “L’allenatore nel pallone”, quando rimproverava i suoi calciatori.
Ha puntato il suo mini-concittadino, e il sindaco è partito in quarta usando spesso la terminologia: “Lo stupido che sei”, “Rimarrai sempre una mezza s…”, “Le corna che hai”. Le espressioni le ho tradotte in italiano per una più facile comprensione per gli amici altoatesini.
Ma ascoltate in dialetto si capisce subito che non sono pesanti come rimproveri. Sono espressioni tipicamente meridionali, che servono per spronare il bimbo bocciato a dare di più in futuro (sempre se a quell’età hanno il concetto di futuro, ripetiamo).
Nel nostro sud rimproveri verbali del genere fanno parte del nostro modo di vivere e di intendersi. Immaginate se quel primo cittadino si fosse espresso con frasi del tipo: “Giovanotto, non riesci a capire il danno sciale e formativo che hai arrecato alla tua persona facendoti respingere a scuola?”. Oppure, “Si metta in riga per il prossimo anno scolastico, si penta, piccolo uomo, dell’atteggiamento avuto durante l’ultimo anno scolastico”.
Il bimbo asinello avrebbe riso per tutta la durata dell’inaugurazione di quel parco gioco dove si trovava con altri 200 amichetti. E poi quando avrebbe rivisto il sindaco l’avrebbe preso in giro imitandolo come quando gli diceva: “Giovanotto si metta in riga… il danno sociale arrecato…”
Il sindaco della città del Tavoliere delle Puglie ha fatto bene a rimproverare in modo “sudista” il bimbo bocciato a scuola. Come quando si rimproveravano grandi e piccoli, tanti anni fa, per aver commessi fatti gravi (un anno perso a scuola non è poco soprattutto di questi tempi).
E anche se sono cadute delle piccole lacrime dagli occhi del bimbo strafottente, che ostentava la sua bocciatura a scuola, non vi preoccupate esperti del mondo sociale, gli avrà fatto bene.
Ogni volta che andrà in quel paco giochi riecheggeranno nelle sue orecchie il discorso-rimprovero del sindaco. E capirà che a quell’età anche studiare può essere un gioco: come correre a fianco di altri bimbi per vedere chi è più veloce su una giostra.
Mario Ciro Ciavarella