Comunicato Stampa
San Marco in Lamis, martedì 7 giugno 2016 - Ha vinto l’antipolitca e l’assenteismo. Il voto amministrativo ci consegna un quadro desolante sul piano politico, dove tradizionali organizzazioni di comune orientamento ideologico hanno lasciato spazio a rappresentazioni civiche di persone non aggregate in un programma condiviso. Si è parlato poco di cose da fare, molto di intrecci e personaggi, più o meno rappresentativi.
Così facendo si è aumentato lo scollamento tra elettori e politica, lasciando terreno fertile a movimenti che hanno fatto dell’antipolitica il proprio baluardo, ma senza offrire nulla di più rispetto alla enormità dei problemi da affrontare e risolvere nell’amministrazione di un ente. Il dato dell’affluenza alle urne è sconfortante. Si erode partecipazione, aumenta il malcontento e il voto di protesta. Non consola in Puglia la media dei votanti di poco superiore al dato nazionale, neanche l’unico capoluogo di provincia chiamato al voto, commissariato dopo le note vicende, ha saputo invertire la rotta, risollevando una competizione elettorale che fa segnare un lieve calo rispetto alle comunali del 2012.
Dati sopra la media nazionale arrivano da altri comuni pugliesi. Fasano svetta con il 71,68 per cento degli elettori. Nel Salento Nardò supera il 72 per cento, mentre Gallipoli si ferma poco sopra il 65 per cento dei votanti. Buona anche l’affluenza a Gioia del Colle, mentre in Provincia di Foggia (dove l’UdC resta il primo partito) calo dei votanti a San Giovanni Rotondo e San Marco in Lamis, con Torremaggiore che invece fa segnare una maggiore affluenza alle urne rispetto alla precedente consultazione elettorale.
Al di là dell’analisi dei numeri, resta un quadro che non permette di essere ottimisti. Gli elettori sono stanchi e sfiduciati, mentre i partiti faticano ad organizzare una proposta politica capace di venire incontro alle reali esigenze della gente.
Il voto del 5 giugno ha comunque inviato un importante messaggio: non esiste solo un bipolarismo Centrosinistra-Movimento5Stelle, ma con la definitiva archiviazione del centrodestra di matrice berlusconiana si è aperto un grande spazio per una proposta di Centro più bilanciata rispetto a quella aggregata con Renzi e più rappresentativa di un mondo che ha smesso di votare per il Cavaliere e non vuole però votare, perché non si fida, i grillini o una destra lasciata in mano agli estremismi di Salvini. In questo contesto l’Udc è partito aggregante di una proposta politica centrista capace di superare l’egemonia renziana e richiamare l’attenzione di forze moderate e rinnovatrici.