Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, giovedì 26 maggio 2016 -   Quando c’era una volta la Rai con i programmi di una volta e con i volti televisivi di una volta e con le “Signorine Buonasera” di una volta… non era come adesso! Era una tv di Stato educativa ed educata, con programmi e personaggi che passavano prima sotto la scure della censura e poi trasmessi in televisione. Con la laica benedizione della Democrazia Cristiana di tanti anni fa. E tutto questo prima ancora della lottizzazione della Rai avvenuta nel 1978 con conseguente spartizione dei palinsesti di Rai 1 alla DC, di Rai 2 al PSI e di Rai 3 al PCI.

 E ancora prima, ai primordi della nascita della televisione pubblica in Italia c’erano le “Signorine Buonasera”, delle belle fanciulle che annunciavano i programmi ad inizio trasmissioni, intorno alle 17 con la “Tv dei ragazzi” e successivamente alle 20,30 con i programmi della serata.

 Erano delle belle signore, pulite, distinte, con ottima pronuncia, senza ammiccamenti come quelli della signorina Vulvia interpretata dal comico Corrado Guzzanti, che annuncia programmi improponibili del canale “Rieducational Channel”.

 Insomma, tutto ciò che un uomo di inizio Novecento e fine dello stesso secolo potesse cercare: una donna con la testa sul collo(!?) Erano visi che avevano voci rassicuranti, non tradivano nessuna insicurezza nell’annunciare i programmi in tv ed avevano un alone di quasi misticità soprattutto quando la televisione era ancora in bianco e nero.

 Con l’avvento del colore nel 1976 le Signorine Buonasera è come se fossero diventate più “aggressive”, più sicure di loro, quasi volessero sfondare il video (come si sarebbe detto anni dopo a gente che voleva comunicare anche quello che non doveva).

 La prima signorina di questo genere è stata Fulvia Colombo che annunciò per la prima volta un programma televisivo in Italia il 3 Gennaio del 1954, quando nacque ufficialmente la Rai.

 L’ultima signorina buonasera sinceramente non so chi possa essere: si è perso l’abitudine nell’attendere queste signorine che ci devono spiegare i programmi della giornata. Anche se di tanto in tanto escono in tv ma penso che nessuno ci faccia più caso.

 E infatti anche la Rai non ci fa più caso che ci siano ancora, tanto è vero che da giugno la Rai dirà buonanotte alle Signorine Buonasera. Non ci saranno più, non usciranno più per annunciare il programmi che staremo per vedere.

 Un altro pezzo della nostra storia non solo televisiva ma anche di costume ci lascerà. Dopo 62 anni non ci saranno intermezzi per introdurre programmi tv e spiegare gli stessi. Tutto questo perché ci sono nuovi dispositivi per informarci sulle trasmissioni televisive, come la guida del telecomando che scorre appena si va avanti con la freccia sulla destra e attraverso internet.

 Anche in questo la tecnologia ha avuto la meglio sulla presenza scenica di un essere umano che ci parlava dal tubo catodico. Un altro pezzo di poesia ci ha salutato. Non penso sia giusto non poter più ascoltare e vedere un’annunciatrice che era diventata come una di famiglia o quasi, quando annunciava i programmi tv.

 In casa calava il silenzio: si doveva ascoltare cosa si doveva vedere da lì a poco e quindi poter scegliere tra primo o secondo canale.

 L’apparizione della Signorina Buonasera era come quando arrivava in casa la zia, quella più buona, più accomodante, che ci dava qualche lira in più rispetto ad altri parenti.

 Vedere il volto perfetto e sempre bello di queste annunciatrici ci faceva capire che le trasmissioni continuavano, e quindi non erano finiti i film e i programmi in genere. Era come se ci dessero la sicurezza che la vita c’era ancora.

 L’ultima loro apparizione era quella intorno alle 23,00; quando ci salutavano dicendo che le trasmissioni sarebbero riprese il giorno dopo alle ore 17 con la prima edizione del telegiornale e subito dopo i programmi per i ragazzi.

 Quest’ultimo annuncio era quasi un’apparizione Mariana, come dire: “Abbiate fede, vi lasciamo per ora, domani ci saremo ancora e vi annunceremo tante altre trasmissioni. La vita continua”. E subito dopo mandavano in onda la sigla di chiusura delle trasmissioni inquadrando un traliccio “infinito”, come sottofondo le note del “Guglielmo Tell” di Gioacchino Rossini.

 Bei tempi. Adesso per sapere cosa vedremo tra un minuto o tra quattro giorni non ci saranno più le annunciatrici, ma ci sono tante di quelle applicazioni informatiche che spesso non le usiamo nemmeno.

 Ma vediamo sul monitor di un computer o di un telefonino tante scritte, forse troppe, che ci dicono non solo il titolo del programma, ma anche se vale la pena vederlo.

 Praticamente ci dicono tutto, anche troppo. Ma noi non vogliamo sapere tutto, ma solo l’inizio. E l’inizio c’è stato tolto: ci mancheranno i volti per iniziare.

 Buonanotte, Signorine Buonasera…

 

 

                                                                       Mario Ciro Ciavarella