Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, domenica 22 maggio 2016 -  Non si capisce perchè ogni volta che si racconta Napoli in modo realistico ci siano molti che si ribellano. Molti napoletani intendo dire. Come quando si dice che Gesù era ebreo e gli ebrei (non di fede cristiana) si offendono. Cosa c’è di male nel dire quello che tutti sappiamo? Qualcuno potrebbe dire che sono punti di vista. Ma fino ad un certo punto. Quando la storia, la cronaca e i numeri di un certo evento sono quelli che sono, c’è poco da discutere.

  Addirittura qualcuno può rischiare la querela se si permette di dire che Napoli spesso è sporca. Non sia mai!!! Si possono passare i guai. Per me Napoli è pulitissima!!!

 A Napoli ultimamente campeggiano cartelloni pubblicitari che annunciano la messa in onda su Sky della seconda serie del telefilm “Gomorra”. È semplice pubblicità così come viene fatto per qualsiasi prodotto in vendita.

 Ma per molti è un modo cattivo per ricordare a qualcuno che a Napoli si spara tutti i giorni, si taglieggia tutti i giorni, si incendiano negozi tutti i giorni, si aggrediscono poliziotti che vogliono catturare dei delinquenti tutti i giorni... la colpa è di chi dice queste cose, e non di chi commette questi reati!!!

 Ah, scusate: stavo dimenticando i nostalgici dei Borboni: LA COLPA DI TUTTA QUESTA SCHIFEZZA E’ DELL’UNITA’ D’ITALIA. (Detto questo possiamo andare avanti).

 Quelli che non hanno l’abbonamento a Sky e che vivono a Napoli, gli episodi del telefilm Gomorra, li possono vedere anche senza parabola: basta affacciarsi ai balconi (non tutti i giorni, non voglio esagerare) di tanto in tanto e possono vedere Gomorra… fregando Sky, guardando il quotidiano vivere di Napoli e dintorni.

 Quando girarono la prima serie del telefilm a Scampia, molti assistettero a delle sparatorie dai balconi delle proprie abitazioni chiedendosi a chi avessero sparato.

 “Mamma mia, sembra che hanno fatto fuori a Ciccillo ‘o Pescatore”.

 “No, mi sembra che sia Giruzzo ‘o Ceralacca”.

 “A me sembra che quello che sta steso per terra sia Francesco ‘o Callarola”.

 Non era nessuno dei tre menzionati, quello steso per terra era un attore della serie televisiva. E infatti nessuno degli “spettatori per caso” che si trovavano ad assistere a quell’esecuzione… televisiva chiamò i carabinieri. O fiction o realtà, i carabinieri nessuno li chiamò.

 Perché, per loro, per quelli che abitano in quella zona, tutto ciò è ordinarietà. È la vita normale di tutti i giorni.

 Qualcuno solleva il problema dell’emulazione. Emulazione???

 Se è per questo ci potrebbe essere l’effetto contrario: vedere anche se in modo sceneggiato quello che la realtà produce, quelle scene viste in tv potrebbero avere un effetto nauseabondo e non emulativo.

I film del Neorealismo del dopoguerra di Rossellini, De Sica e anche del nostro Francesco De Robertis, sbattevano sui visi e nelle coscienze degli italiani che stavano uscendo dalla seconda guerra mondiale, quella che era la loro vita: bisognava ripartire da zero.

 Gli italiani nel dopoguerra dovevano nascere, e non continuare a vivere. Le scene dei film come “Sciuscià, “Paisà, “Roma città aperta”, “Miracolo a Milano”, erano la culla dentro la quale gli italiani emettevamo i primi vagiti. Dopo scendevano dalla culla e iniziavano a camminare e poi a parlare. Ecco l’effetto realistico dei film dell’immediato dopoguerra che venivano proiettati sulle lenzuola nelle piazze povere di un’Italia poverissima reduce da una guerra disastrosa.

 Quei film avevano l’effetto “baby sitter”: davano le nozioni giuste, tramite scene cruente, di cosa si doveva fare per ricominciare/iniziare a vivere.

 Allo stesso modo le scene sanguinarie (e ce ne sono tante) nel telefilm Gomorra, hanno una spinta emotiva che non lasciano indifferenti gli spettatori. I cattivi in genere nei film non sono degli eroi, e lo sappiamo, e spesso non vincono e se lo fanno è una vittoria momentanea.

 Le coscienze vengono scosse anche in senso positivo: la redenzione può avvenire anche vedendo morire dei personaggi che nella realtà non muoiono, ma solo perché uno sceneggiatore ha scritto che in quella scena una persona perbene deve morire; e nella successiva tocca morire ad un personaggio cattivo.

 Quando si tratta di morire, nella vita reale come nella finzione, la realtà non guarda in faccia a nessuno. (E nemmeno lo sceneggiatore)

 L’emulazione non esiste perché esiste la tv, ma perchè esiste l’uomo…

 

                                                                             Mario Ciro Ciavarella