Nicola Maria Spagnoli
San Marco in Lamis, lunedì 9 maggio 2016 - Coinvolgente concerto ieri sera al teatro Giannone di San Marco in Lamis offerto da un gruppo di ottimi musicisti, i Soul Stream Band,veri professionisti del jazz che hanno voluto sperimentare una strada piu’ orecchiabile e forse piu’ semplice ma di classe, una musica ritmata che probabilmente si rivelera’ la carta vincente per il loro futuro.
Beninteso senza dimenticare il jazz e il cool hanno unito a questi il soul, il rithm & blues e il pop in una miscela degna dei grandi maestri del funk, ma non di quello ovvio e da cassetta tipo Jamiroquai o Eart wind & fire ma il piu’ nobile, quello sanguigno inventato da James Brown, dai Parliament e dai Funkadelic di George Clinton ma, con la bravura dei musiciti piu’ seri, quella dei gruppi after il Bitches brew davisiano, quelli di Herbie Hancock o di Chick Corea, i Return To forever, nonche’ quelli del secondo periodo dei Wheater Report.
Un gruppo composto da un super sassofonista e performer completo come Antonio Aucello, un giovane chitarrista, Luigi Mitoli, che, anche nel look, non poteva non ricordare il grande Steve Ray Vaughan, un bassista vigoroso come Giancarlo Leggieri, Gerry Ruotolo un tastierista che sembrava un’intera orchestra, un ospite d’eccezione alla batteria, Ellade Bandini, definito il nostro Ginger Baker nonche’ un monumento della nostra musica, e la bravissima e bella Miriam Stranieri, una cantante di pura estrazione jazzistica dalla voce classica e al contempo contemporanea.
Hanno aperto il concerto con un classico di Randy Crawford, You Might Need Somebody, proseguito con Give Me The Night, celeberrima di George Benson e la super gettonata e pluriterpretata Feelin’ Good. Non sono mancati pezzi piu’ recenti come Rain Night in Georgia di Brook Benton o la scatenata Uptown Funk di Mark Ronson, hit nternazionale dello scorso anno, fino ad arrivare ad una versione inusuale e molto coinvolgente per il pubblico della rollingstoniana Jumpin Jack Flash, un inno del rock. Ellade ha sbalordito non poco per la sua energia giovanile e per la verve da show man in almeno un paio di performance come nell’ultimo pezzo in scaletta, la sempre attuale e vigorosa Superstition di Stevie Wonder in cui ha dato anche una bella prova il basso di Leggieri.
Aucello ha disseminato i suoi applauditissimi assoli un po’ in tutti i brani, specie quelli con il sax contralto da far accapponare la pelle, facendo da contraltare principale ai gorgheggi raffinati di Miriam e sfoderando una sezione di fiati oltremodo ficcante ed efficace, direi alla Gato Barbieri del mitico Chapter two anche perche’ la musica d’ispirazione sudamericana non e’stata dimenticata (Rio de Janeiro Blue!). D’altronde il nostro Antonio, come sappiamo, parallelamente a questa esperienza non si risparmia affatto, coltiva col chitarrista Riccardo Ascani il chillyout e il nuovo flamenco, e il loro recente Oceani l’abbiamo trattato molto positivamente su Raropiu’, fa parte del gruppo piu’ sperimentale Anatomik Duo con il fisarmonicista Armando Rizzo e non disdegna una miriade di collaborazioni dimostrando piu’ vivacita’ di tanti nomi storici del sax nazionale quali James Senese o altri.
Tanti i brani eseguiti ieri sera in circa due ore ininterrotte di musica, in alcuni il pubblico e’ stato coinvolto addirittura nei cori come nella nobile Knock knock on the every door dylaniana o nella canzone pop per eccellenza del secolo scorso, Imagine di John Lennon o ancora nella frenetica Digging’on J.Brown dei Tower of Power, canzoni conosciutissime da tutto il pubblico e che quindi hanno di piu’ entusiasmato. Il Gruppo e’ stato richiamato a furor di popolo sul palco e ci ha infine offerto la ciiegina che mancava, un omaggio al re del Pop recentemente scomparso, Prince, con una versione commovente della sua Purple Rain. Una jam escusivamente strumentale o un brano di Sly & The Family Stone sarebbero stati il massimo ma credo, visto l’affiatamento, che non mancheranno in futuro.
Nicola Maria Spagnoli