Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, sabato 7 maggio 2016 -  Avevano ragione gli antichi abitanti della terra: il sole è una divinità. È da lui che dipende la vita e la morte degli uomini, forse noi non ci facciamo più caso, ma è dal sole che abbiamo le giuste energie per vivere. E poi quando cala la sera, il sole decide che anche noi dobbiamo, non proprio morire, ma riposare; ed è come se fosse una “premorte temporale”. Come dire: io, sole, vi dico di vivere e, io, la sera vi dico di non vivere (dormire, riposare).

 Un comandamento arcaico che ci giunge da molto lontano: da quando il primo uomo è apparso sulla terra. Ha trovato il suo dio e a lui ha sacrificato di tutto, compreso i suoi simili.

E negli ultimi anni forse il dio-sole ha deciso di riprendersi il posto che gli spetta: sta decidendo quando le nostre forze ci devono abbandonare (al suo tramonto) e quando riapparire per farci vivere come dio… scusate, come il sole comanda.

 In Pakistan tre fratellini sono costretti alla totale immobilità quando il sole tramonta. E per vivere un po’ di più i tre ragazzi si alzano la mattina alle 4 per poter “assorbire” i primi raggi della giornata, poiché alle prime ombre della sera perdono energia e forza, fino ad arrivare alla paralisi totale appena il sole scompare completamente.

 Naturalmente è scesa in campo l’equipe medica internazionale del caso per cercare di capirne qualcosa, ma per il momento non c’è stato nulla da capire.

 Il padre dei tre “ragazzi del sole”, così sono stati chiamati, dice che i suoi figli fanno tutto quello che devono prima che arrivi il tramonto, compiti per la scuola compresi. E poi c’è il blocco di tutta la loro attività motoria. Sempre così da quando sono nati.

 Il sole, detta così, sembra un dio malvagio (veramente anche le altre divinità di altre religioni non se la cavano meglio…), ma se ci pensiamo bene è come se il sole dica a questi ragazzi che la vita di tutti è breve, e quindi conviene muoversi, non perdere tempo e poi riposarsi il giusto appena lui va via.

 Dal tramonto all’alba la vita di questi fratelli si ferma, non ha modo di esistere, il sole ha deciso che comunque non si deve vivere, neanche volendo.

 Ma cosa succede quando i corpi di questi tre ragazzini non possono più muoversi? Succede che si muovono i sogni, i pensieri, i ricordi di quello che hanno appena fatto.

 I tre ragazzini fanno un resoconto delle loro vite, tutti i giorni, fino all’ultimo che vivranno. Sono le loro emozioni che si muovono e che vivono per loro.

 Shoaib (è il nome di uno dei tre, di un anno) ascoltiamo la sua coscienza mentre dal tramonto all’alba non può muoversi. “Oggi ho visto la gente volare, prendevano il volo seguendo il sole che indicava dove la gente nasce: nei sogni degli altri”.

 Rashid (è il nome del secondo bambino, di 9 anni) ascoltiamo anche la sua coscienza mentre dal tramonto all’alba non può muoversi: “Oggi ho visto la gente piangere, prendevano il volo seguendo il sole che indicava dove la gente soffre: nei sogni degli altri”.

 Ilyas (è il nome del terzo ragazzo, di 13 anni) ascoltiamo anche la sua coscienza mentre dal tramonto all’alba non può muoversi: “Oggi ho visto la gente morire, prendevano il volo seguendo il sole che indicava dove la gente muore: nei sogni degli altri”.

 I sogni degli altri non ci possono essere se il sole è ancora alto, bisogna essere come questi bambini per capire che la nostra vita non ha bisogno sempre di mobilità, ma ha bisogno di sogni che muovano la nostra coscienza e che ci diano la consapevolezza della nostra esistenza.

 Concetti e situazioni che si possono capire solo dal tramonto all’alba.

  

                                                                             Mario Ciro Ciavarella