Antonio Del Vecchio
San Marco in Lamis, giovedì 5 maggio 2016 - Già pronta per il via la “Cumpagnia” dei Sammicaléri sammarchesi, fermamente decisa anche quest’anno, a compiere il plurisecolare pellegrinaggio a piedi alla volta del Santuario di San Michele Arcangelo, a Monte Sant’Angelo. A farlo sapere in ogni dove ci ha pensato l’omonima Arciconfraternita organizzatrice, guidata dal dinamico “priore”, Antonio Villani, unitamente al segretario Michelarcangelo Coco e al “campanellista” Matteo Danza, detto “Rignano”, per via del paese di origine.
Lo ha fatto con un dettagliato programma.Eccone i passi salienti. La nutrita comitiva partirà il 16 maggio 2016 (secondo lunedì dopo la festa), dopo la Messa delle 5.00, dalla Chiesa Madre “Maria SS. Annunziata” di San Marco in Lamis. L’arrivo alla Basilica dell’Angelo è previsto alle 18,30. Il giorno successivo si comincerà, alle ore 8.00 con il raduno presso l’anzidetto luogo di culto, dove i partecipanti potranno assistere alla Santa Messa, officiata da don Pierino Giacobbe- vicario zonale della Diocesi Foggia/Bovino . Nel pomeriggio, alle ore 17,30 , si ritornerà al tempio per l’incontro con i padri micheliti e la recita del Santo Rosario con Coroncina. Il giorno 18 maggio è prevista: alle ore 7.00 la Santa Messa; alle 8.00 la ripartenza a piedi per San Marco in Lamis, con arrivo in serata inoltrata (verso le 10.45) Come noto, l’anzidetto pellegrinaggio, interamente compiuto a piedi, si snoderà circa per circa 35 km. sul tracciato della Via Sacra Langobardorum, ora parzialmente coincidente con l’attuale SS 272. Al seguito ci saranno un pullman e macchine di soccorso. Chi vuole, può fare tutto il pellegrinaggio di tre giorni oppure fare solo un giorno secondo le esigenze e le disponibilità personali.
Si raccomanda di portare un Rosario, un bastone, uno zaino o borsa a tracolla, buone scarpe comode, un vestiario cosiddetto a “cipolla” sobrio (senza ‘scollacciature indecorose’), una bottiglia d’acqua e alimenti sufficienti. Principalmente occorrerà avere un cuore sempre disponibile al dialogo, alla preghiera e all’incontro con gli altri e con Dio. Quest'anno è stato predisposto un libro con tutte le preghiere e i canti da fare durante il pellegrinaggio, disponibile presso la confraternita. Ad eseguire questo tipo di pellegrinaggio a piedi di maggio è la sola e vera “cumpagnia” dei sammarchesi. Nel corso dell’anno ce ne sono anche altre provenienti da altre località italiane ed estere. In passato ce ne erano decine e decine. L’iniziativa ha un rituale antico molto articolato e preciso impostato sul pellegrinaggio di penitenza dove si vivono comunitariamente la fede, le difficoltà del cammino e la gioia di incontrare il sorriso e le lacrime del fratello nel cammino e ti trovare l’Assoluto nel cuore.
Il Cammino del pellegrinaggio diventa anche un forte momento per vivere in semplicità questo momento di fede e di ricerca, è una specie di esercizio spirituale itinerante. In paese è molto forte la devozione all’Arcangelo San Michele. Per molti secoli da San Marco in Lamis partivano tre pellegrinaggi che si dirigevano alla grotta di San Michele a Monte Sant’Angelo tra maggio e settembre. Nel periodo fascista il pellegrinaggio è stato ridotto ad uno solo, molto frequentato e fatto con molta devozione. Il pellegrinaggio sempre svolto a piedi dura tre giorni: uno per andare, uno per svolgere le proprie devozioni ed il terzo giorno per il ritorno. Solitamente il pellegrinaggio dei sammarchesi si svolge nella seconda metà del mese di maggio, vi partecipano a piedi mediamente circa 300 persone e oltre 2000 con automezzi”. C’è di più in merito a tale tipo di pellegrinaggio popolare. Il Santuario di San Michele è stato fin dalle origini meta di innumerevoli pellegrinaggi, divenendo il più famoso luogo di culto dell’Occidente.
Le iscrizioni in tutte le lingue e di tutte le epoche rinvenute dagli archeologi attestano la presenza di pellegrini di moltissime nazionalità: goti, franchi, alemanni, angli, sassoni. Nel periodo delle crociate il Santuario divenne tappa d’obbligo prima di partire per la Terra Santa. Nel medioevo il santuario garganico era tra i quattro più frequentati luoghi di pellegrinaggio della cristianità secondo l'itinerario di redenzione spirituale, noto come Homo, Angelus, Deus, che prevedeva la visita alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo a Roma e di S. Giacomo di Compostela in Spagna (Homo), all'Angelo della Sacra Grotta di Monte Sant'Angelo (Angelus), infine ai luoghi della Terra Santa (Deus). Per vicissitudini politiche con lo spezzettamento degli stati italiani era difficile percorre a piedi i lunghi itinerari e così si privilegiavano le navi per i lunghi pellegrinaggi. Al Gargano non si dirigevano più pellegrinaggi di persone singole ma i pellegrinaggi divennero di gruppi organizzati. Gli umili pellegrini si dirigevano al Gargano con gruppi chiamati “Compagnie” (nel regno napoletano le confraternite erano chiamate anche “Compagnie”), però i gruppi di pellegrini non erano organizzati come confraternite e non avevano una struttura gerarchica e una approvazione religiosa e civile perché non avevano una stabile struttura ma la compagnia viveva solo in funzione del pellegrinaggio a Monte Sant’Angelo.
Le compagnie che facevano anche diversi giorni di viaggio a piedi per raggiungere il santuario garganico erano moltissime: dagli Abruzzi, dal Napoletano, dall’agro pontino, dalla Ciociaria, dalla Basilicata, dalla Puglia. Ognuna portava il suo rituale, il suo costume, il suo canto. Le ricerche di storia religiosa ci hanno dato un grande spaccato di questa gente che si metteva in cammino con meno di niente, ma sulle strade camminava per raggiungere il loro caro “Michelino riccitello” (così chiamavano il Santo quelli del popolo) e ricordare al momento dell’uscita dalla grotta per il ritorno l’immancabile saluto: se l’anno prossimo non ci veniamo qui, ci vediamo all’eternità”. Da alcuni decenni i lunghi percorsi a piedi sono scomparsi, le compagnie raggiungono Monte Sant’Angelo con i pulman e fanno solo gli ultimi chilometri a piedi. Dunque, solo la compagnia di San Marco in Lamis va ancora ininterrottamente in pellegrinaggio a piedi, osservando un rituale simile da secoli.
In quel di maggio la consistenza della “cumpagnia” è maggiore, mentre a settembre è piuttosto ridotta. Invariato resta invece lo spirito. Per cui, come ieri, l’evento continua ad essere vissuto dai partecipanti con grande intensità e costanza. È il medesimo tragitto effettuato nel corso dei secoli sia da pellegrini “illustri” che da semplici camminatori in ricerca dell’Assoluto. Da alcuni anni anche da Vieste e Manfredonia hanno ripreso il pellegrinaggio comunitario. É ancora facile incontrare pellegrini solitari che camminano su queste strade attraversate per secoli da milioni e milioni di devoti e penitenti.