Mario Ciro Ciavarella
San Marco in Lamis, domenica 24 aprile 2016 - Se è vero che la vocazione ci voglia per tutto, e soprattutto quando bisogna servire dio e il prossimo; ultimamente è anche vero che la vocazione deve “colpire” gente che permetta ad uno spettacolo televisivo raggiungere ascolti record. Da oggi non solo ragazzi rinchiusi in case… chiuse (Grande Fratello), oppure concorrenti che dimostrano che sanno cucinare andando oltre il saper friggere un uovo (Master Chef), e falsi sopravvissuti che vengono sbarcati a forza su… isole non deserte (L’isola dei famosi).
Da oggi si prova in tv anche a riuscire a sentire le voci dell’Eterno stando davanti a delle telecamere, che riprendono delle ragazze che vogliono vivere per due mesi in un convento in attesa della chiamata dall’Alto.
Si tratta del set televisivo del programma “Voglio farmi suora”, in onda in questi giorni in Spagna. Dove cinque ragazze hanno lasciato (momentaneamente per due mesi) tutto il loro mondo materiale fuori dalla porta del convento dove si sta svolgendo questo reality.
Dopo aver salutato fidanzati e parenti, le cinque neo “aspiranti suore-miss chiamate dall’alto”, hanno deciso di cercare dentro quelle mura tutto ciò che non hanno trovato fuori da un convento.
Come dire: se non si tenta, non si sa…
E se questa chiamata non ci sarà, si ritornerà in questo vil pianeta a riaspettare gli squilli dei telefonini e le lucine blu sul cellulare, come avviso di un nuovo commento al proprio post messo poco tempo prima sui social.
Come dire, un viaggio dalla terra alle stelle e ritorno, forse con qualche dubbio: non sulla chiamata in sé, ma sull’ascolto che non si è riusciti ad ottenere per quel programma televisivo, nonostante l’impegno profuso per indossare quell’abito da aspiranti suore.
Però, come si dice, non è giusto giudicare. E quindi lasciamo che le puntate previste del programma “Voglio farmi suora”, facciano il loro decorso naturale e vedere alla fine quante di queste “concorrenti-suore” indosseranno l’abito da religiose fino a quando dio vorrà.
Le suore (quelle vere) alle quali le aspiranti saranno affidate sono delle suore missionarie (addirittura!), le quali ascolteranno tutti i dubbi materiali non delle cinque ragazze in cerca di dio.
Io sinceramente mi sentirei in imbarazzo se fossi una di quelle suore missionarie che ascolteranno le storie delle cinque ventenni quando mi racconteranno le loro vite fatte di feste, baci, abbracci, ubriacature, studi forse non terminati e mai desiderati, problemi con i genitori, dipendenza da facebook, tradimenti fatti e subiti.
Insomma tutto ciò che fino a quel momento non è stato un bel vivere.
Parliamoci chiaramente: se, sinceramente, una ragazza (ma anche un ragazzo) decide di indossare un abito religioso, fino ad allora la sua vita non è stata molto soddisfacente, ma piena di dubbi e votata più al sacrificio che al godimento. Questo nella vita reale.
Ma nella vita surreale di un reality televisivo, la realtà vissuta e raccontata alle “suore-confessionali” da parte delle cinque concorrenti, secondo me potrebbe far nascere dei dubbi non tanto nelle ragazze concorrenti, ma soprattutto nelle menti delle suore, quelle vere e che vivono da anni in quel convento!!
Potremmo avere un effetto boomerang all’interno sia del programma e sia nella vita reale delle suore missionarie!!?? Paura, eh?
E quindi le aspiranti suore che quasi sicuramente non lo diventeranno, con i loro racconti delle loro vite di giovin fanciulle potrebbero far cadere in tentazione le suore vere!!?? Ancora paura, eh??
A questo aspetto del programma sia la chiesa che ha permesso le riprese in quel convento, e sia la produzione televisiva non ci hanno pensato. Quindi potremmo avere alla fine di questo reality, delle suore vere che potrebbero diventare… ex suore con pochi dubbi su quello che faranno da lì in poi!!
Se cosi fosse avremmo un risultato unico: la vocazione “laica” delle cinque concorrenti avrebbe convinto a far uscire fuori da quel convento le suore che volevano convincere quelle cinque ragazze che avevano avuto la vocazione “televisiva” a diventare suore. Insomma, un miscuglio di convincimenti.
Anche dio vedendo il programma potrebbe avere dei dubbi: hanno ragione le “suore-suore” oppure le “suore-non-ancora-suore”?? Come dire: io, dio, con la mia chiamata… a chi ho chiamato??
A quel punto bisognerebbe inventare un altro reality, dove tante ragazze e ragazzi dovrebbero essere sempre in ascolto: munendoli di cellulari con l’applicazione, “Per chi suona la Chiamata?”
E quando questi ragazzi partecipanti al programma sapranno per chi è quella chiamata, premeranno il pulsante e risponderanno: “La chiamata è per me, adesso devo solo aspettare una vita intera per capire... se è quella giusta”.
(Ci vorrebbe un reality per l’eternità).
Mario Ciro Ciavarella