Redazione
San Marco in Lamis, mercoledì 13 aprile 2016 - Vincenzo Tancredi sammarchese di 53 anni come tanti altri all'età di diciotto anni decide di fare domanda nella Polizia. Arruolato nella sede di Torino nel 1985 approda nella Squadra Volanti. È la sua prima prova sul campo, tra gli uomini del pronto intervento, a contatto con la gente e con tante difficoltà. Un mondo che non lascerà mai, anche quando, ventitré anni più tardi, entra a far parte della sezione Fasce Deboli. Al servizio di minori, anziani e disabili. Soggetti spesso soli, dimenticati.
Il suo compito è sempre lo stesso. «Raccolgo denunce. Mi occupo di quelle persone che non hanno la possibilità, o la forza, di raggiungere il commissariato. Il mio lavoro serve ad avviare le indagini, ma presto ho capito che il mio compito era anche un altro: ascoltare, dare uno sfogo e aiutare, con pazienza, a superare il trauma». Vincenzo Tancredi non è uno scrittore. È un poliziotto che ha deciso di raccontare le storie che raccoglie ogni giorno tra le strade di Torino. Testimonianze autentiche, niente di inventato. Perché quando si parla di truffe, solitudine ed emarginazione, la realtà riesce davvero a superare la fantasia.
Sovrintendente capo della polizia di Stato, Vincenzo Tancredi è soprattutto un poliziotto. Passato dalle volanti, nel 2008, alla sezione Fasce Deboli. Un servizio che l’ha portato a conoscere quella parte più indifesa della città: gli anziani, i minori, i disabili. Tre anni fa ha pubblicato il suo primo libro, “Io non abbocco! Storie di anziani e truffatori” (Edizioni Gruppo Abele). Oggi è pronto a dare alle stampe una nuova serie di racconti, sempre storie vere, che arrivano dalla strada. Ecco i suoi consigli su come riconoscere un truffatore e cosa fare per difendersi. La prima regola? “Fare squadra con chi si conosce veramente, dai familiari più stretti ai vicini di casa”.
Tancredi, alle spalle un diploma tecnico industriale e una passione per le letture classiche, in testa Primo Levi e Giovanni Verga -. Si può presentare come un operaio inviato dall’amministratore, un tecnico del gas, anche un poliziotto o un carabiniere. Le testimonianze parlano quasi sempre di persone eleganti, gentili, soprattutto convincenti». Come difendersi? «Bisogna fare rete. Con i familiari, con i vicini di casa. Non tenere mai in casa grosse somme di denaro e oggetti di valore: per quelli ci sono le banche. E al minimo dubbio, di fronte a uno sconosciuto, prendere il telefono e chiedere aiuto».
A «Io non abbocco», già donato da Tancredi a buona parte di quei pensionati che incontra per professione, seguirà un nuovo libro, questione di mesi. Scritto sempre in modo semplice, diretto, ma che, questa volta, non si rivolgerà soltanto a chi il crimine lo subisce. «I racconti avranno per protagonisti anche i giovani. Quelli che vivono in realtà difficili e che rischiano, a loro volta, di diventare delinquenti. Se anche loro leggeranno queste pagine, magari il dolore e la sofferenza delle vittime potrà dargli la forza di seguire un’altra strada».
E se il ricavato della prima opera, è stato devoluto alla Fondazione Specchio dei tempi, questa seconda prova servirà a finanziare le trasferte dell’autore. «Non ho mai pensato di trasformare questa passione in un affare. Voglio solo raggiungere il maggior numero possibile di persone. Con un messaggio facile per tutti, immediato. Perché, in fondo, non sono uno scrittore. Io sono un poliziotto». (Fonte la Stampa di Torino) intervista di Federico Genta