Antonio Del Vecchio
San Marco in Lamis, venerdì 25 marzo 2016 - Continua a sprizzare arte la vena creativa di Nick Petruccelli, pittore e scultore, a San Marco in Lamis. Senza tralasciare del tutto la sua predilezione verso i materiali così detti poveri, come gli oggetti disusati o superati dall’evoluzione tecnologica e consumistica dei tempi moderni, negli ultimi anni la sua voglia di fare lo spinge sempre più ad utilizzare il legno, semmai direttamente prescelto dalle campagne garganiche.
Infatti, basta un tronco di noce o di ulivo contorto e il pascoliniano “fanciullino” che ha in sé si fa vivo e pretensioso, spingendolo a manipolare la materia e a ricavare alla fine un’opera d’arte di pregnante e significativa bellezza. Non importa se il soggetto che ne viene fuori sia un tipo dalle sembianze allegre o triste. È il suo stato d’animo e l’atmosfera che ha intorno a stabilirlo. Talvolta ad ispirarlo è il dolore e la sofferenza dell’uomo, in altri casi l’imperscrutabile destino e l’eterna immobilità del mondo e della natura che continua a girare come se nulla fosse. Ed quanto prova queste cose che lui si mette a lavorare e a creare nella sua bottega, posta al piano terra di Porta San Severo.
Lo fa con l’aiuto degli strumenti manuali, quasi mai con le macchine, anche se negli ultimi tempi ha scoperto l’utilità del computer e del Web. A questo punto possiamo affermare che il periodo più fecondo ed operoso del Petruccelli è quello più recente. Il riferimento è al volto sofferente del Cristo in Croce, un bassorilievo a doppia faccia esposto al Convento di San Matteo, come d’altronde quasi tutte le sue opere più “criticate” ed apprezzate dagli esperti del momento, quali Katia Ricci, Gaetano Cristino, Nicola Spagnoli, Sergio D’Amaro, ecc. In basso al predetto legno spiccano da un lato la Madonna e dall’altro la Maddalena e in alto un angelo in atto di sorreggere la Croce.
Sull’altro fronte il medesimo volto del Cristo che guarda “sofferente” in alto verso la Madre celeste e lo Spirito Santo rappresentato dalla colomba. Il tutto è racchiuso in forma corale e nel contesto- mistero della Santissima Trinità. Di struggente bellezza l’altra principale opera in legno che si custodisce e si ammira alle spalle dell’altare maggiore del medesimo tempio. In esso sono scolpite con la sua artistica mano tantissime e non di meno importanti scene evangeliche. Altre importanti composizioni scultoree si notano ancora qua e là, dentro e nei pressi del tempio, che servono per abbellire la struttura ma anche per suscitare nel visitatore – devoto contemplazione ed appagamento spirituale. Tutto questo a significare non solo il legame annoso e stretto che intercorre tra l’artista e il Convento, ma anche i sentimenti ed emozioni che possono e provano i visitatori delle medesime opere.
Uguale emozione ci prende di fronte al gruppo ligneo (noce) della Madonna del Carmine, venerato nell’omonimo tempio, a Rignano Garganico (ora non più, in quanto la statua da qualche mese è stata trasferita alla Chiesa Madre ed immessa nel novero dei “ricordi” del passato a destra dell’ingresso). Quella del Carmine, ritenuta dai critici un grande e insuperabile capolavoro, fu commissionata dal compianto parroco Don Pasquale Granatieri e realizzata negli anni ’80 (si veda maxi catalogo 1968-2008, edito da Claudio Grenzi). Ecco le ultime opere d’arte sacra in legno: “Mistero trinitario e la Crocifissione” (ulivo, cm.90x46), 2013; “Morte e Resurrezione “(ulivo, cm 106x48), 2013; “Resurrezione” (noce, cm. 150x50), 2015; “Gesù flagellato” (noce, cm 160x60), 2015.