Redazione
San Marco in Lamis, venerdì 25 marzo 2016 - Tra le varie funzioni e manifestazioni religiose della Settimana Santa a San Marco in Lamis si svolgeva il giovedì santo (dal 1954 si svolge il venerdì santo) la visita nelle varie chiese cittadine degli altari della reposizione (sepolcri) dell’arciconfraternita dei sette dolori di Maria, questa processione svolgendosi di sera di faceva con l’ausilio di fiaccole. La processione con le fracchie accese era una ‘normale’ processione notturna con un sistema di illuminazione che tradizionalmente si utilizzava per le camminare la notte quando non c’era la pubblica illuminazione e la luna piena non rischiarava la notte buia.
Solo con l’avvento della pubblica illuminazione si è avviata nella popolazione la concezione di essere una usanza antica che conservava il vecchio ‘sapore’ della tradizione. Questa tradizione non era considerata così particolare dai nostri antichi avi, loro usavano normalmente delle piccole fracchie-fiaccole per illuminare il cammino nei loro spostamenti notturni e questo stesso tipo di illuminazione agreste lo usavano per le processioni notturne non essendoci l’illuminazione pubblica. Diversi forestieri che descrivono la processione delle fracchie agli inizi del ‘900 dicono che c’erano oltre trecento fracchie che accese andavano dietro la processione del giovedì santo con la Madonna Addolorata.
Le fracchie erano semplici fiaccole che servivano per illuminare era, come si usa dire, un’usanza contadina che si perde nella notte dei tempi. “Solo” nel 1925 si ebbe la prima fracchia montata su carrello, quando donna Michelina Gravina (la fondatrice della locale Opera Pia, residenza per anziani) la fece costruire dai suoi dipendenti per esprimere “maggiore devozione”. Da allora si sono cominciate a fare le fracchie grandi montate su ruote, è partito il cosiddetto gigantismo comune anche ad altri paesi per altre tradizioni popolari. Prima di allora le fracchie erano di piccole dimensioni (da 10 a 30 kg.) venivano portate sulle braccia oppure aiutandosi con una pertica messa di traverso e un terzo fracchista la sorreggeva dalla “coda”.
Molto probabilmente questa tradizione di utilizzo di fiaccole in processioni sacre, che è presente anche in altre realtà religiose nel mondo, risente di un residuo di religiosità arcaica, come tutti i riti festivi legati al fuoco, soprattutto quelli che si svolgono all’inizio della primavera (e della Pasqua) quando il buio delle notti invernali fa spazio alla luce della nuova stagione in arrivo di una maggiore durata della luce durante le giornate: la luce della fracchia potrebbe rappresentare la rinascita della Natura e quindi dell’uomo, il sole è più presente e più caldo che in precedenza.
Ma lasciamo queste ipotesi ad altri studi più approfonditi. L’utilizzo delle fracchie per illuminare l’oscurità della notte era spontaneo per le nostre genti montane del Gargano, non era un fatto inconsueto ma ordinario, ha fatto sì che sia stata continuata e conservata e con essa è stata conservata anche la tecnica costruttiva e la ritualità.
Gabriele Tardio