Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, lunedì 14 marzo 2016 -  “Allora il Signore plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne vivente” La parola ebraica “adam”, "uomo", presenta la stessa radice della parola ebraica “adamà”, "terra".  L’origine di tutti noi deriva dal fango, dove il nostro progenitore ha trovato la sua “nicchia biologica”, per avere un ruolo sul nostro pianeta. Evidentemente nella mente del creatore diversamente non poteva concepire il Tutto. Terra da terra, siamo fatti di terra, la stessa che calpestiamo durante tutta la nostra esistenza.

 Ma a volte il fango è anche “la culla” della nascita di qualcuno. E quasi per terra (nel fango di una tendopoli) è nata Bayan, una bimba siriana nel campo profughi di Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia.

 Il corpo di questa neonata nella foto si vede appoggiato nella mano della mamma, mentre il padre le versa addosso un po’ di acqua da una bottiglietta per farle il primo bagnetto. Quasi un battesimo “laico”. Non di quelli cristiani, ma di quelli che tolgono i peccati, non della neonata ma del resto dell’umanità, che non ha voluto la sua nascita più… umana.

 Il fango che ha quasi plasmato la nascita di questa creatura è molto simile a quello che ha dato la vita al primo uomo, Adamo. Entrambi i corpi sono stati sono stati a contatto con la terra, hanno avuto il tocco divino per poter nascere.

 Vuoi vedere che questa neonata, Bayan, è una nuova creatura che darà vita a tante altre nascite come la sua? Cioè dal fango?

 Le nascite future non avverranno negli ospedali o in case già pronte per il parto delle future mamme, ma i nascituri vedranno la vita… nel fango… sul fango… tra il fango. Come il primo Uomo e Bayan.

 Saranno lavati con acqua piovana, saranno accolti da braccia non sempre pulite, ma sporche da vite passate a scavare tra i propri dolori e quelli degli altri famigliari.

 Di tanto in tanto nascite così ci daranno il senso del sacro, dell’onnipotenza della parola di dio, dell’importanza della terra. Del senso della vita, che trae forza dalla terra stessa, creata per dare vita alla vita. Quasi una visione panteistica.

 Queste creature “terrestri e terrene” vivranno in modo diverso dalle altre, avranno vita propria. Vivranno per dire a quelli che credono che la vita giunga per caso, diranno che la vita giunge dalla terra, la quale è nata dall’ammasso di tante stelle, le quali a loro volta sono nate da galassie primordiali, che hanno avuto vita da un unico punto luminoso, non più grande di una punta di uno spillo.

 E quando moriranno, “le creature venute dal fango”, ritorneranno nella terra. Spariranno dagli occhi degli altri uomini. Per nascere in momenti della storia molto particolari, come questo. Momento di grande trasformazione, movimenti di massa che spostano terra e fango da Paese a Paese.

 La nascita di questa bimba, Bayan, ci porta a pensare che la terra, il nostro pianeta, ha bisogno di non essere troppo calpestata. Anche lei soffre, non facciamo passare per buona l’ipotesi che il genere umano sia il cancro della terra. Come alcuni scienziati hanno ipotizzato.

 Lasciamo che il fango faccia il suo dovere… senza che noi interagiamo troppo.

 

                                                                                   Mario Ciro Ciavarella