Redazione
San Marco in Lamis, domenica 29 marzo 2015- Continua lo scambio di email ricche di contenuti letterari tra Antonio Cera e Joseph Tusiani: "Caro Tonino, poiché, in questa Settimana Santa, la nostra Valle sarà più che mai nei miei pensieri, non posso non mandarti quest’inno alla mia terra, ispirato dal panorama notturno della nostra San Marco (tornavo in machina da San Nicandro con Antonio Motta, amico ed editore). Vedrai che faccio riferimento alle caratteristiche più note della nostra Città. Anche il verbo “difende” allude alla “Defenza delli fascetedde” da me cantati. Naturalmente, in questi giorni, sarò costretto a rileggermi (non so se saprò trattenere le lagrime) due mie poesie ormai quasi preistoriche, “Li Fracchie” e “Li Sabbuleche.” Buona Pasqua a te e a tutti i cari Sammarchesi. Joseph"
LA VALLE
Nella mia vita balugina viva,
quasi si accende e spegne, spegne e accende,
l’orizzontale luminaria d’una valle
che subito, se la raggiungo e sosto,
magicamente ben altro diventa—
germinazione verde ad ogni costo,
volontà ferma di fato che inventa
sol quella cosa e non può altro volere,
sacralità di antico monastero
che dalla vetta di un monte pare si svella
a volersi congiungere col resto
della foresta che lo nutre e difende.
Gestazioni di secoli, spelonche
cupe che seppelliscono anni in onde
che quasi fauci feroci si schiudono.
Ma, appena con la nuvola scomparsa
scompare di tempesta ogni minaccia
e più focoso il sol la terra bacia,
ecco la valle rubesta capace
di leggiadrissimi riti puerili—
un gelsomino che spunta gentile,
la fragoletta odorosa che aspetta
bocca di bimbo in casa poveretta,
e spigonardo e timo, muschio e menta,
e, in alto, tordo e tortora e fringuello.
Oh sì, è quella Valle valle mia,
e che per sempre e per sempre lo sia!
Joseph Tusiani
New York, 23 marzo 2015