di Luigi Ciavarella
San Marco in Lamis, mercoledì 20 gennaio 2016 - Tra le novità assolute più importanti emerse l’anno scorso c’è stata quella del ritorno del vinile o meglio l’ulteriore passo, forse decisivo, che mancava per certificare l’avvenuta rivincita dell’oggetto nero nei confronti del digitale e dei supporti vari di contorno. Un ritorno che odora tanto di vendetta annunciata. Quindi dopo 30 anni e passa di contrastato dominio del compact finalmente esso cede terreno ad un supporto che ha fatto la storia della musica poiché ha sempre prodotto un suono caldo e seducente ed è servito anche a rappresentare la parte estetica, visiva che è mancato al cd, quantunque ci abbia provato.
Tuttavia il vinile nonostante la crisi non è mai scomparso del tutto dalla scena. Non solo quello da collezione, vecchi album tirati a lucido per la gioia del collezionista, ma anche album nuovi di uso corrente, seppure in tirature limitate, sono sempre state presenti sul mercato musicale. Ora che invece il vinile ritorna prepotentemente alla ribalta ci domandiamo se per caso questo improvviso ritorno al passato non sia un fuoco di paglia alimentato dalla crisi dei supporti alterativi al cd ( tipo streaming, file, mp3 ecc.. ) oppure un pentimento tardivo ( e un riconoscimento ) da parte dell’industria del disco che vede in questo ritorno pilotato il ripristino di un vecchio mondo che, quantunque lo si immagini, non sarà mai identico al periodo d’oro che lo ha preceduto.
In attesa che l’arcano si sveli voglio ricordare che esiste da sempre un mercato del disco da collezione, dell’usato garantito, in tempi recenti più che mai florido che coinvolge migliaia di italiani, i quali spinti dalla passione spesso si incontrano nei vari meeting e luoghi deputati al libero scambio, sparsi in tutta la penisola, allo scopo di raccontarsi di tutte le bellezza e le rarità di questo o quel titolo, magari comprando o vendendo i loro feticci.
Il vecchio vinile a forma circolare è nato nel 1920 per soddisfare il palato di pochissimi estimatori e diventato solo nel dopoguerra prodotto di consumo per larga parte degli fruitori dapprima in formato 78 giri, pesante e poco pratico, ma subito dopo, grazie alla RCA americana, diventato a 33 giri perché formato da vinylite, materiale molto più leggero rispetto al policarburo di vinile delle origini. In Italia verrà introdotto nel 1952 insieme al formato 45 giri, risultato molto più pratico ed economico, e sin dall’anno successivo avrà il suo boom che durerà per tutti gli anni sessanta e settanta.
Tra i dischi italiani rari dobbiamo distinguere i formati 33 giri e 45. Per gli LP (album) la stagione migliore è legata alla produzione di dischi Progressive ( anni settanta ) in quanto dischi dalle potenzialità artistiche notevoli ma dal successo limitato soltanto a pochi titoli. Per i 45 invece bisogna cercare tra i primi titoli pubblicati da quegli artisti o complessi che poi diventeranno famosi. Quindi i primissimi dischi di Lucio Battisti per esempio ( Per una lira o Luisa Rossi ) o Nomadi ( Donna la prima donna ) e via di questo passo, sono i titoli che hanno il maggior valore collezionistico. Oppure bisogna cercare tra i dischetti beat poco noti e dalle belle armonie, ( e belle copertine d’annata ) magari nei mercatini rionali o nelle fiere paesane, dove alcuni venditori pur di disfarsene sono capaci di svenderli al miglior offerente.
Per gli LP il titolo più ambito è Le stelle di Mario Schifano, un album che il celebre pittore italiano d’avanguardia pubblicò nel 1967 in copie limitate, risultato poi uno dei migliori esempi di musica indipendente italiana. Oppure il disco degli Analogy che insieme al primo disco delle Orme del 1968,o i Pooh di Contrasto, restano i titoli più ambiti dal mercato.
Poi, per concludere, è ovvio che i primi vagiti di Elvis Presley in qualsiasi formato o il mitico acetato dei Velvet underground, o altri piccoli dischi scomparsi dai negozi subito dopo la pubblicazioni, per vari motivi, acquistano rilevanza estrema e sono quelli che i migliori cacciatori di vinile sono alla continua ricerca.
Luigi Ciavarella