Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico, giovedì 15 aprile 2021 - Arcobaleno, nel pomeriggio di ieri, a Rignano Garganico. Un fenomeno che ha tenuto incollato a finestre e balconi del belvedere quasi tutti i suoi abitanti, costretti a restare tappati in casa, a causa della recrudescenza della pandemia. Si tratta di uno spicco che ha attraversato dall’alto in basso il cielo ricco di nubi con goccioline di residua pioggia. Tutti, poeti e non, sono usciti sui balconi per ammirare il raro spettacolo. Non se ne vedeva uno dallo scorso anno. Come risaputo, scientificamente si tratta di un fenomeno ottico la cui posizione apparente dipende dal punto in si trova l’osservatore.
Nel nostro caso, con lo sguardo rivolto ad Est, dove si estende la sottostante pianura del Tavoliere. Tutte le gocce di pioggia rifrangono la luce solare nello stesso modo, ma solo la luce di alcune di esse raggiunge l'occhio dell'osservatore. Questa luce è quella che costituisce l'arcobaleno per quel determinato osservatore. Va da sé che la posizione di un arcobaleno nel cielo è sempre dalla parte opposta rispetto al Sole.
Siamo nel tardo pomeriggio e per quando riguarda Rignano Garganico, il tramonto è in corso nella parte Ovest del paese. Non si ha l’arco 'pluricolore' a tutto tondo, perché la luce residua dell’astro è nascosta in larga parte dal paese. Si dirà l’arcobaleno, aizza la fantasia e ispira la creatività, specie la poesia, come ci dimostra la letteratura.
Il primo a parlarne è Dante, nella Divina Commedia. Precisamente lo fa, al Canto XII del Paradiso. Qui, parla di arcobaleno facendo riferimento prima alla mitologia greca e poi alla Bibbia. ... per il fatto che Dio come segno di salvezza mandò l'arcobaleno dopo il diluvio universale. Tanto, a significare che il mondo non sarà più allagato. Altri, sempre in letteratura, parlano di arcobaleni, composti di aria vuota ed infestata, nonché di miniere di gnomi, pronti ad agire e a distruggere le illusioni degli uomini. Qualche altro letterato, critica l’interpretazione scientifica del fenomeno, perché si ripercuoterebbe negativamente sulla creatività e l’ispirazione poetica.
Per quando riguarda la gente comune, la visione dell’arcobaleno, ti fa ritornare bambino, voglioso di misurarti con le potenze della natura, fantasticando e creando i tuoi mostri buoni, pronti a sollevarti e a farti volare nel cielo infinito. Di questi tempi, l’arcobaleno può significare anche luce, che si vede in fondo all’oscurità della pandemia, che continua a flagellarti, nonostante l’aumento dei vaccini somministrati. E quando si dice luce, significa anche speranza di vedere ormai prossimo l’arrivo del sole della guarigione.