Antonio Del Vecchio

Rignano Garganico, martedì 9 febbraio 2021 -  L’ “Alberto Lupo” rignanese ossia Matteo, classe 1942,  non c’è più. Si è spento, ieri sera, nella sua casa, a Rignano  Garganico, amorevolmente assistito dalla sorella Lina e accanto a mamma Rachele, 104 anni appena compiuti. E questo a conclusione della sua vita piena di sofferenza e di solitudine, tranne la gioventù che al contrario trascorse felice e contento, coccolato in famiglia e ammirato dai compagni e dagli amici dell’uno e l’altro sesso per le sue impareggiabili virtù fisiche ed intellettive. Bravo a scuola.

Da primo si era licenziato alle Elementari in paese e poi alle Medie frequentate nella vicina San Marco in Lamis,. Qui proseguì le Superiori al Liceo Classico”Pietro Giannone”, maturandosi a tempo debito con un ottimo risultato, assieme tanti altri suoi amici di viaggio, successivamente laureatisi ed affermatesi nelle varie discipline in Italia e all’estero. Tutto questo non a torto, essendo la scuola assai nota per la sua qualità di studi e selezioni. Non a torto, la stessa, come risaputo,  annovera tra i primi della classe anche Giuseppe Conte, presidente uscente del Governo italiano, avvocati e magistrati, nonché professionisti di prima classe in varie discipline dispersi in ogni dove.

Matteo, aveva a cuore la Letteratura e le arti creative in genere. Ed è per questo che si iscrisse alla Facoltà di Lettere dell’Università di Urbino. Vi restò per due anni, tra andate e ritorni, ed esami saltuari. Un certo giorno, preso dallo sconforto,  abbandonò e tornò a casa per sempre, accontentandosi di fare l’autodidatta, senza mai tralasciare gli studi preferiti e la curiosità dell’apprendimento e dell’acculturazione in genere. Lo faceva  consultando  libri comprati o presi in prestito in biblioteca. Matteo fu uno della nostra compagnia fin dalla sua prima gioventù.

Carattere affabile, fisico longilineo e asciutto, comunicazione potente nel timbro ed empatica nel dire. Quando, parlava lui ti affascinava e trascinava sin dall’inizio. Lo faceva con le sue trovate allegre e spiritose. Insomma, colpiva a prima vista con gli occhi pungenti e il viso dai lineamenti classici ben marcati. In ciò, quasi del tutto simile al grande attore e presentatore citato all’inizio. Da qui il soprannome, portato con rispetto sino alla fine dei suoi giorni.

Chi scrive, ricorda tantissimi episodi. Tra l’altro la scelta di lui come presentatore di un Festival parodiato di San Remo. Si era provveduto, tra l’altro, a trasformare a doppio senso tutte le canzoni del Festival canoro del 1968, a cominciare dalla canzone classificata al II posto, “Casa Bianca” di Don Backy, cantata da lui stesso e da Anna Sarria. Trovati anche i cantanti dell’uno e l’altro sesso, come i giovanissimi di allora, Mario e Peppino.

Si  fecero le prove presso il salone a piano terra dell’Edificio scolastico (ingresso dal cortile della Palestra), seguite con interesse da un pubblico di scalmanati assai entusiasti per il doppio senso del contenuto. Ma la sera della vigilia della rappresentazione ufficiale, all’improvviso tutto saltò. In sala, oltre ai soliti noti, c’era anche un pubblico di adulti, allora chiuso e bigotto, ancora dominato com’era dalla cultura paternalistica. Infatti, ai primi versi della canzone “Casa bianca” trasformata per l’occasione,  in  “cosa nera”, la platea, sobillata da alcuni, si alzò in piedi e con grida e fischi impedì ogni prosieguo. L’esperienza naufragò.

Negli anni successivi Matteo diventò  un frequentatore fisso dei dibattiti in atto presso la locale sezione del PSI, formulando proposte e dando puntualmente contributi costruttivi per la soluzione dei problemi del paese. I funerali avranno luogo, oggi, a partire dalle ore 15.00, nella chiesa, Maria Santissima Assunta, dove lui ha mosso  i primi passi del cattolicesimo dall’infanzia alla successiva adolescenza e gioventù. Dopo di che la salma sarà tumulata nel locale Cimitero.

Addio Matteo, la tua figura e ricordo resterà sempre fisso nella nostra mente e nel cuore!