Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico 6 gennaio 2021 - Una Pasqua Epifania, quella di oggi, senza alcun rilievo anche a Rignano Garganico. E ciò parimente al resto d’Italia, chiusi in casa come siamo per via delle ristrettezze imposte dalla brutta bestia della pandemia. Camini spenti e bambini a cuccia, come i cani, senza la possibilità di poter incontrare e trastullarsi con i propri simili. Speriamo che ciò avvenga domani con la riapertura in ordine sparso delle scuole.
In Puglia il 15 prossimo! Ormai essi, i beneficiari e i protagonisti principali dell’evento, ossia i bambini, da decenni e decenni, con l’avvento del consumismo, si accontentano delle calze comprate ai Supermercati, stracolme di variopinte caramelle, tavolette e baci di cioccolato ed altre leccornie che passa il convento del commercio. Spesso gli involucri sono confezionati con retine plastificate o altro materiale dannoso per l’ambiente. Qui, un tempo Pasqua Epifania, festa che sul piano religioso ed evangelico ricorda la visita dei Magi, era oberata anche da altre antiche usanze e credenze. Il riferimento è alle tavole imbandite per la visita notturna delle case da parte dei nostri cari trapassati (altri lo fanno in vista del 2 novembre) o il restare ben tappati in casa durante le ore buie.
E ciò, non per ubbidire a qualche decreto Conte, ma per non fare brutti incontri in istrada. Perché, stando al si dice, durante la notte non c’erano solo le befane a svolazzare in cielo a bordo delle loro leggendarie scope cariche di doni, ma le arterie erano attraversate in lungo e in largo da una marea di defunti di ogni generazione in processione. Pensate migliaia, centinaia di migliaia, se ci riferiamo a tutti i secoli finora trascorsi. Ovviamente quelli più recenti li troviamo in prima fila, come si evince da un racconto paesano, riscritto da un autore locale e pubblicato in un libro*ad hoc. Per vedere la processione, bastava otturarsi le orecchie con la cera, mettersi vicino ad una finestra e sbirciare dall’alto l’avvenimento. Non tutti i paesani si azzardavano a farlo, soprattutto quelli che avevano fifa in corpo sin dalla nascita.
Si racconta che un miscredente, di nome Tonio, ebbe coraggio, seguì appunto la liturgia preparatoria e quindi una delle tante notti di tanti anni fa si affacciò dalla finestrella di casa sua al secondo piano, e guardò la Processione che sfilava di sotto con canti e salmodie, come in una litania. In prima fila c’era il suo compare Francesco, che non sapeva che fosse morto, perché emigrato altrove. Lo chiamò dalla finestra e quello non rispose, né alzò gli occhi per rispondere, ma continuò il suo cammino, come se niente fosse. Il compare di sopra si rammaricò e rimuginò tra se e se tutti i suoi perché. Poi ricordò di aver rotto la cerimonia e si spaventò a morte, letteralmente.
Infatti, la mattina seguente fu trovato morto davanti proprio a quella finestra che aveva aperto ed operato incautamente. Da qui la paura di maledizione, riportata dalla tradizione locale che recita: “Tutte li fist’ jèss’n’ e m’nèss.r’, Pasqua Epifania maje ge m’nèss’! Tutte le feste vadano e ritornino, Pasqua Epifania non venga mai! Tutto questo ci aiuta a restare in casa per cautela, al fine di scongiurare il Virus, altrettanto micidiale, come nel racconto appena concluso. Buona befana!