Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico, martedì 5 gennaio 2021 - Quando muore un personaggio 'pubblico' ( lo è a prescindere dallo status sociale ), la realtà a cui appartiene rimane puntualmente scioccata, perché solitamente lascia un grande vuoto, difficile da colmare. E’ il caso di Domizio Nardella, cine operatore di lungo corso a servizio della comunicazione visiva locale ab origine. Il riferimento è a Tele Acli, bene amata dall’intera città, perché entrava in ogni casa in ogni momento della giornata per trasmettere le sue notizie.
Qualsiasi dibattito o programma non poteva avere inizio e prosieguo senza il suo provvidenziale apporto tecnico in sede e fuori sede, specie da quando si cominciarono a fare le dirette qui e là nel paese, grazie a novelli e giovani aspiranti giornalisti. Tra l’altro, ricordo Antonella Massaro, che in seguito andò via dal paese per trovare impiego presso l’allora Telecom. Era sempre lui a riprendere e ad immortalare qualsiasi evento. Ho avuto a che fare con lui, ‘giornalisticamente’ parlando, in ogni evenienza, sia quando seguivo qualche incontro culturale presso l’Auditorium della Biblioteca, in Sala consiliare, ma anche quando ero io a condurre un dibattito in sede, attraverso le interviste ai vari personaggi politici locali, sia quando seguivo questo o quell’avvenimento pubblico in sala consiliare, al De Robertis o all’Auditorium della Biblioteca.
Il suo ausilio era indispensabile, per conoscere fatti e persone, ma soprattutto quando bisognava operare su o con qualche apparecchio tecnico. Bastava rivolgersi a lui ed il problema era bello e risolto. Era il compagno di “ogni momento e poi”. Infatti, bastava un fischio, come si dice in gergo, per trovartelo a portata di mano per un consiglio tecnico o la soluzione di un problema. Era il primo a darmi il buon giorno quando mi recavo in ufficio (il Crsec della Regione Puglia, da me diretto), l’ultimo a salutarti quando staccavo. Era puntuale e preciso anche nei suoi hobby, quello del giardinaggio o dell’ortolano, esercitato negli spazi dedicati al verde, che circondano il Palazzetto della Biblioteca di Piazza Carlo Marx. Erano sempre lindi e ben messi.
Fiori e rose i protagonisti, come nell’orto, dove a tempo debito, potevi assaggiare le primizie: fave fresche, insalate, ecc. Lui non lesinava né commerciava mai, regalava sempre i suoi prodotti agli amici. Quando lui non era in servizio, il luogo era cupo e triste. Ma pronto a svegliarsi al suo arrivo, quasi rumoroso ed esistenziale. Domizio era anche un fotografo creativo. Un suo scatto significava puntualmente una creazione originale ed espressiva. In questo era figlio d’arte del nonno omonimo, della cui opera ci è stata tramandata una singolare foto panoramica della città, costruita a pezzo a pezzo riferita agli anni ‘20. La stessa è ora copertina del libro “I Portali di San Marco in Lamis”, Regione Puglia, 1e 1997 e 2e, 1999.
Un libro che tutti dovrebbero conoscere, specie le nuove generazioni, perché in esso sono custoditi e tramandati, i cosiddetti beni culturali minori, che minori non sono, perché opere singolari degli scalpellini locali di un tempo, dirette ad abbellire le case del centro storico dai primordi ai tempi più vicini a noi. Non mi resta che esprimere alla famiglia e alla città la mia più stretta vicinanza. Addio Domizio, non dimenticherò mai il tuo altruismo e bontà !