Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico, mercoledì 9 dicembre 2020 - Da poco è in ‘vetrina’, per modo di dire di cui si spiegherà, il volume “La famiglia Ricci”. È di Ettore Granatiero, generale di corpo d’armata in rassegna che vive e risiede da diversi lustri in quel di Roma, come d’altronde tutta la sua famiglia. Egli è uno dei tanti rampolli della famiglia “Ricci”, di classe agiata originaria di Rignano Garganico, come d’altronde lo è la famiglia paterna di lui, i Granatiero di Monte Sant’Angelo – Manfredonia..
Il suo non è un semplice studio comprendente un asettico e ramificato albero genealogico, seppure sia pervenuto al capostipite, Alessandro e moglie Grazia Piccirilli, vissuto a metà del Settecento, ma un insieme di affetti, tramandato di generazione in generazione. Si tratta, dunque, di un viaggio sentimentale che lo invade e pervade sin dalla scomparsa della madre, Lucia Ricci, a cui era assai legato, al pari di lei con la famiglia e il paese di Rignano Garganico, dove nacquero e vissero i suoi antenati.
A lui, come spesso accade in siffatti frangenti, più che il lignaggio, interessa ricordare i propri cari, quali persone concretamente impegnate nella famiglia e nel sociale. Non a caso una miriade di essi hanno occupato nel corso del tempo cariche civili e religiose assai importanti, tanto da costituire essi stessi dei pilastri e fili conduttori della storia collettiva. Infatti, per il periodo interessato dalla sua meticolosa e, per certi versi appassionata, ricerca, ha rilevato, appartenenti alla famiglia Ricci, 12 sindaci, due suore e tre sacerdoti. Tra l’altro, don Pietro amico di Padre Pio., immortalato nel volume di chi scrive e del figlio Angelo “Padre Pio e Rignano…”, 1e.2e. 2009 – 2010.
L’altro è don Matteo, che salvò Rignano dai briganti nel minacciato assalto del 3 giugno 1861. Da ricordare ancora, come evidenziato nella prefazione del volumetto il parola, il letterato Giulio Ricci, morto giovanissimo, autore, tra l’altro, del romanzo verista “Rosedda”, ripubblicato in tempi recenti da chi scrive, di una serie di racconti vari, nonché di una messe di poesie, tra cui l’ode in omaggio a Giuseppe Garibaldi. Il tutto assai apprezzato ed evidenziato da Carlo Villani, autore del v. “Scrittori ed artisti pugliesi”. C’è poi Carlo Ricci, pilota caduto sul fronte russo e insignito di medaglia d’argento durante l’ultima grande guerra.
Tutto farebbe pensare che lo’studio’ in parola interessa un numero limitato di persone e fattori contingenti. Ma non è così, perché le ramificazioni dei “Ricci” si imperniano nelle famiglie di classe agiata di tutta la provincia, a cominciare dagli Arbore, D’Angelo, Palmieri in Foggia, dai Martucci di Peschici, dai citati Granatiero di Manfredonia, dai Ciavarella di San Marco in Lamis, dai Barbato del Subappennino, dai Checchia, Castello, La Piscopia di San Severo, dai Torelli, Paolicelli e Defilippis di Apricena. Risultati intrecci pure con gli Spagnoli e i Serrilli di San Marco in Lamis, con i Bramante di San Giovanni Rotondo, con i Piccirilli, i Demaio, i Martelli, di Rignano.
Ci sono, poi, le ramificazioni fuori regione e all’estero che comprendono i Crisci di Potenza, Musco di Napoli, i Re di Torino, i Baccari (nativo di Napoli) e i Tarantelli di Roma, e il banchiere statunitense Bob Powes, marito di Bice Ricci e la sua numerosa discendenza. Il tutto è illustrato ovviamente da un ‘insieme’ di rare fotografie, raffiguranti sia singoli personaggi sia gruppi, con addosso abiti d’epoca. Tra l’altro, c’è quella del gruppo affacciato al loggiato. In esso, tra l’altro, c’è Suor Gerarda Ricci, Superiore a Foggia e poi Madre Generale delle suore di Carità di San Vincenzo in Roma, negli anni’50. Insomma, è un libro da leggere non solo in famiglia, come fa pensare il titolo, ma nell’intera collettività, perché esso oltre ad essere piacevole nella lettura, ci spinge ad amare il prossimo vicino e lontano che sia.
N.B. Nella foto: loggia panoramica di Palazzo Ricci, a Rignano Garganico