Antonio Del Vecchio

San Giovanni Rotondo, sabato 30 marzo 2019 -  Sotto i riflettori   il tema  dell’Autonomia regionale, a Sa Giovanni Rotondo. Se ne discuterà, come recita la significativa locandina diffusa in ogni dove e mezzo, in un apposito incontro-dibattito in programma il primo aprile, alle ore 18.00 presso la Sala ex-Ospedaletto di Via Santa Maria De Mattias.  A promuovere lo stesso, ironicamente sotto intitolato: “Cittadini di serie ‘A’ e Cittadini di serie ‘B’, come cambiano i diritti tra Nord e Sud”ci ha pensato la locale sezione dell’Anpi.

 

Tanto allo scopo di far conoscere anche al  pubblico della periferia un argomento assai importante sul piano della ricaduta economica e sociale. Per di più la richiesta, fatta propria da alcune regioni ricche, come la Lombardia, il Veneto ( e ciò a seguito di apposito referendum) viene portata avanti in modo ‘silenzioso’ dal governo in carica.  Per la verità la Puglia da subito ha dimostrato di non essere seconda a nessuno in tema di approfondimento. A commentare per primo l’anzidetta proposta di marca nettamente  ‘nordista’ è stato proprio  Gianfranco Viesti, docente universitario ed economista di prim’ordine nel panorama nazionale,  che ha elencato ad uno ad uno  i pericoli cui potrebbero andare incontro le regioni del Sud, rinverdendo così la nota e non ancora risolta del tutto  “questione meridionale”.  

Dopo i saluti e gli accenni introduttivi di Michele Del Sordo, saliranno in cattedra per dire la loro: Alba Siena, professoressa iscritta al sodalizio promotore; Michele Galante, già deputato del Parlamento Italiano, in veste di Presidente dell’Anpi Provinciale; Nicola Colaianni, magistrato e  docente universitario. “Tale proposta – hanno affermato gli organizzatori – , seppure prevista dalla Costituzione (articolo 116), non solo non favorisce il Meridione, ma accresce le diseguaglianze e povertà tra le due parti dello Stivale e appesantisce nel contempo  il bilancio nazionale di ben  32 miliardi in più”. Costo, quest’ultimo, che – secondo il dire di molti  ricadrà esclusivamente sulle spalle della collettività, facendo aumentare a dismisura il nostro debito pubblico.