Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico, giovedì 7 marzo 2019 - È per me una grossa sorpresa scoprire che il nostro Ninuccio avesse delle avances letterarie. Ci conosciamo da oltre trent’anni: eravamo colleghi al liceo Giannone e alla pensione ci vediamo tutti i mercoledì all’agenzia di Michele La Porta. E mai nessuno degli amici mi aveva detto delle sue tendenze letterarie. Si è giustificato dicendomi che non lo aveva detto a nessuno, nemmeno agli amici più stretti, neppure a Michele. L’altro amico letterato Pierino Villani non ne sapeva niente.
Quando un libro è noioso per fatti e per stile, non ce la faccio a leggerlo tutto. Dopo qualche pagina lo chiudo e lo metto in biblioteca aspettando altri tempi. Il libro di Ninuccio non l’ho letto una volta e spesso tornavo indietro su argomenti importanti o difficili. La prosa del libro non è manzoniana, ma abbastanza chiara e scorrevole anche quando racconta fatti ingarbugliati e disarticolati. Viene il sospetto che l’opacità stilistica sia nelle fonti. Certi fatti spinosi, narrati con difficoltà, potevano essere benissimo semplificati, pur perdendoci qualcosa, ma diradando, così, quell’opacità delle fonti, le quali non sempre sono scritte in maniera chiara e comprensibile, perché spesso non sono vergate da persone di cultura e perché erano redatte durante riunioni accese e turbolenti.
Ninuccio ha saputo ben compulsare le fonti. Ci ha narrato con passione e quasi sacralità i fatti recenti della sua San Marco, dal crollo del fascismo al 2009. La narrazione è fatta col cuore, perché lui è anche protagonista in prima persona, almeno, dei fatti più recenti. Trattando fatti di cui un autore è protagonista è difficile, impossibile osservare il rigore del tacitiano sine ira atque studio. Doveva attenuare la considerazione per le ACLI e la DC e aumentarla per il PCI e la sinistra. Appena, appena. L’essere stato protagonista di quei fatti lo giustifica totalmente. Non si sono comportati come lui gli altri che hanno trattato lo stesso periodo.Leggendo questo libro i lettori sammarchesi, e non solo sammarchesi, possono ritrovare tante spiegazioni della realtà sammarchese e ricordare il nome di tanti personaggi sammarchesi, che hanno governato allora su San Marco.
La storia, specie la cronaca è bella, perché ci riporta il ricordo di tanti nostri antenati e conoscenti. Non so se ci sia l’obiettivo preciso di riequilibrare il ruolo di qualche personaggio, dando a tutti il giusto ruolo, non a uno di più e a un altro di meno. Il ruolo delle ACLI è ben illustrato dall’autore. Senza le ACLI la DC sammarchese non avrebbe trionfato sulle altre forze, in particolare sul PCI. Forse mai! Le ACLI sono state come una vittoriosa legione romana, che attraverso tante avventure, belle e brutte, e difficoltà di ogni sorta alla fine riusciva sempre a sbaragliare gli avversari, interni ed esterni, e a trionfare. Sono state sempre a fianco della DC. È difficile dire se le ACLI sono state una costola della DC o la DC una costola delle ACLI. Con ruoli dialettici, spesso molto. Per esempio a Rignano le ACLI sono state insignificanti, non hanno mai avuto lo stesso ruolo.
Il libro del Contessa non è tanto un racconto della politica sammarchese, come avviene nei diari, in cui l’autore usa abitualmente il pronome di prima persona, quanto l’analisi politica della realtà sociale di San Marco, dove l’autore usa abitualmente il pronome di terza persona. I personaggi nei loro discorsi e nelle loro azioni sono ben messi a fuoco e le vicende, anche quelle che sembravano marginali, ben evidenziate. C’è una buon’armonia. Quel narrare cronachistico, però, talvolta rende un po’ pesante il racconto, solo in qualche punto. La scrittura è pacata, anche quando l’A. parla di sé. Eppure le sue vicende in seno alle ACLI non sono state sempre sereneI primi personaggi, di cui parla l’autore, vivono quasi tutti nella mia memoria.
Quelli più recenti li conosco tutti ed abbiamo buoni rapporti. Alcuni, poi, sono stati miei alunni. Ogni sammarchese deve leggere questo libro, perché parla di personaggi, che hanno governato il recente passato della sua città. E qualcuno pure suo parenti. Il libro edito dalle Edizioni del Rosone si presenta bene ed è ben illustrato da foto dell’epoca.Caro Ninuccio, grazie delle pagine che ci hai dato. Ti prego, scrivine ancora. Troverai sicuramente tanti lettori. Un rosso a un bianco. Auguri! Tanti auguri!. / Rignano Garganico. Marzo 2019 /Con affetto e stima / Francesco Gisolfi.