Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico, giovedì 20 settembre 2018 - Buttacchio Salvatore nasce a Rignano Garganico il 18.2.1917 da Angelo Francesco, detto Francesco, e da Rosa Del Vecchio, di colorito roseo, capelli castani, torace cm 92 e statura 1,75 cm, considerata per quei tempi pari a un vero e proprio gigante, tenuto conto che la media si attestava appena sul metro e cinquanta, più o meno quella del re Vittorio Emanuele III. Di professione contadino, lasciato in congedo illimitato nel 1937.
Questi i primi dati contenuti nel Foglio Matricolare dell’interessato. La famiglia era soprannominata in virtù del mestiere esercitato dagli avi di sua madre “Lu Macinatore” (mugnaio). Dopo aver frequentato appena la Seconda classe Elementare, Salvatore segue il padre in campagna al soldo dei De Maio in località Caso-Cioccatorta, dove si occupa di lavori umili, dall’allevamento dei tacchini e pollame, ai lavori di zappettatura degli ortaggi. Adolescente, impara a guidare il ‘motore’ (trattore) e poi ad arare i campi, per assumere dopo la ‘coppola’ più prestigiosa di ‘curatolo’, ossia di amministratore. Con siffatto incarico si sente un vero e proprio capo, come il fratello Matteo che operava in montagna sempre per conto degli stessi padroni, in qualità però di guardiano ossia di guardia campestre. Chiamato alle armi dal 10 marzo 1938 è soldato scelto presso il 10° Reggimento Fanteria “Reggina”, a Coo (Dodecanesimo nell’Egeo italiano) e poi sempre qui diventa dopo apposito corso di istruzione prima caporale e poi caporal maggiore. Siamo al 10 aprile 1939.
Da qui, imbarcato il 12 settembre 1939,tre giorni dopo sbarca a Bari per essere ricoverato presso il locale Ospedale Militare. Trattenuto alle armi ai sensi della circolare 40001 del 24 agosto 1939 dal 16/9/1939. Dimesso dal suddetto ospedale , è inviato in licenza di convalescenza a casa di 90 gg. Rientrato dalla suddetta al distaccamento di Bari il 7/3/1940 gli viene pagato altresì il compenso minimo per la licenza straordinaria. Imbarcato a Bari l’8 aprile 1940 sbarca l’11 aprile a Coo, in territorio dichiarato in stato di guerra il successivo 11 giugno 1940. Imbarcato il 27 maggio del 1941 da Rodi Egeo, sbarca il giorno dopo a Sitia ( o Siteia) nella parte orientale dell’isola di Creta. E’ un viaggio alquanto brutto, al buio e con il mare in tempesta. Ad uno certo punto Salvatore, ormai convinto che la nave dovesse andare a fondo da un momento all’altro, concentra tutta la sua anima in San Michele, il Santo della famiglia, a cui tutti si rivolgevano in caso di bisogno.
Lo prega e implora di salvargli la vita, perché ad aspettarlo in paese, ci sono i genitori, le sorelle. Come avrebbero fatto senza di lui? All’alba il mare diventa calmo come l’olio ed è salvo. In contemporanea accade la stessa cosa alla madre Rosa, che prega intensamente anche lei San Michele di salvargli il figlio lontano. Nella città cretese Salvatore riceve il pagamento della somma di L. 417 corrispondente a gg. 30 di Licenza ordinaria fruita durante il periodo che va dal 10/6/ 1940 al 10/06/1941, titolo di pag. 50 del Comando – Ufficio Amministrazione del 265° Reggimento, dove sarà trasferito il 1 luglio del 1941, registrato a Foggia l’11/11/1942. Sbandato in seguito ai noti eventi bellici dell’ 8 settembre 1943. Denunziato al Tribunale Militare di Guerra di Macerata per il reato di diserzione dal Comando 534 dei Campi Speciali Guardia il 30 maggio 1945. Collocato in congedo illimitato a mente della circolare n. 22760 del 15 marzo 1945. Condannato alla pena di anni 1 e sei mesi , ai sensi dell’arti 5 del Codice Militare (pena condonata ai sensi del DM 23/09/1946 n. 132) con sentenza n. 978 /4 Reg n. 338RDP del 4/03/50 del Tribunale Militare Territoriale di Bari.
Riabilitato delle conseguenze giuridiche della condanna inflittagli dal Tribunale Territoriale di Bari in data 4 marzo 1950 con sentenza della Corte di Appello di Bari del 26 marzo 1969. Sono estesi gli effetti della riabilitazione concessa dalla Corte di Appello di Bari alle pene accessorie militari ed ogni altro effetto penale militare della condanna riportata con sentenza del 26 marzo 1945 del Tribunale Militare Territoriale di Bari. Tanto con sentenza emessa in data 16/10/1972 dal Tribunale Supremo. Registrato a Foggia in data 9/5/1990 con firma del Capo Ufficio matricola, Maggiore Franco Perricone. Così finisce l’odissea di Salvatore Buttacchio, soldato a cui non piaceva la guerra fascista sin da principio. Lo è di più, soprattutto dopo che sa della scomparsa della giovane sorella Antonietta, morta di pena in virtù della partenza del marito pochi giorni dopo la celebrazione del loro matrimonio, di cui si scriverà in altra parte di questo libro. Si racconta che scopre il fatto doloroso in una sua escursione a Rignano, dopo l’8 settembre, allorché vede la mamma e il resto della famiglia vestiti a lutto.
Ne soffre tantissimo, come pure alcuni anni dopo per la scomparsa dell’altra sorella Nunzia, madre di numerosa famiglia, anch’essa venuta meno in età giovane. A lenire il dolore del nostro protagonista ci penserà poi l’amore con la bella Maria di Rocco (1923 - 2011), alias Vincitorio, che, sebbene fidanzata prima della guerra, sposerà il 22.09.1946. Il 19 Luglio 1947 nascerà la loro prima figlia , che chiamerà Antonietta, come la sorella sopraccitata. Altrettanto farà alcuni anni dopo in occasione della nascita della seconda figlia Nunzia (1956), che assumerà il nome della sorella grande. In quegli anni un'altra grande disgrazia colpisce Salvatore. Si tratta della caduta dal trattore e del ferimento grave ad una gamba che dopo poco tempo gli sarà tagliata per timore di cancrena. La menomazione gli impedirà di fare altri lavori impegnativi. Così che lascia il lavoro tutto fare e andrà al soldo di altri padroni in masserie lontane, pur di non far mancare il necessario per vivere alla sua famiglia.
In seguito, attorno agli anni ’60, metterà su un negozio di generi alimentare in Corso Roma, una delle principali vie del paese. Negozio che sarà portato avanti dalla moglie Maria, assai predisposta per il commercio, quasi anticipando la cognata Elisa che negli anni ’70 avrà successo per l’avvio del primo mini-market del paese. Il negozio di Maria avrà vita breve, perché un altro sovvertimento interesserà la famiglia, quello del trasferimento a Milano. Sono gli anni del boom. Nel cosiddetto triangolo industriale Milano – Torino- Genova, tutti trovano lavoro e guadagnano bene. Così che un certo giorno e mese del 1962, affastellate le valigie, i componenti della famiglia Buttacchio prendono la via dell’emigrazione, come nell’anteguerra avevano fatto i loro zii d’America. Per esempio lo zio Lorenzo, che aveva fatto fortuna a New York, tornando a rivisitare Rignano negli anni ’50. Si stabiliscono a Bresso, dove già c’erano diverse colonie di rignanesi, compresi alcuni famigliari. Qui la famiglia troverà lavoro e sistemazione definitiva e tutti vivranno felici e contenti.